AL TEATRO COCCIA DI NOVARA "LA DODICESIMA NOTTE" DI SHAKESPEARE
Sabato 16 maggio 2015 ore 21.00 – Turno A
Domenica 17 maggio 2015 ore 16.00 – Turno B
Illiria. Il Duca e la Contessa hanno due tenaci fissazioni: il Duca si è fissato sulla Contessa perché lei non ne vuole sapere; la Contessa si è fissata sul fratello morto, al quale vuole restare fedele per sette anni. Con questi due begli esemplari di nevrosi narcisistica, tutto resterebbe nell’immobilità e addio commedia.
Ma il Destino – e Shakespeare – fanno scoppiare una tempesta: una nave fa naufragio, dal quale si salva una ragazzetta di nome Viola. Nel naufragio ha perduto un fratello. La ragazzetta si trova sperduta in Illiria; ma è piena di risorse (vecchiotte, a dir la verità: Plauto, gli Italiani, già Shakespeare in commedie precedenti) e decide di travestirsi da ragazzo e di diventare il paggio del Duca.
Il Duca lo prende in grande simpatia (il paggio-ragazza si innamora tambur battente di lui) e decide di farlo diventare il suo messaggero d’amore con la Contessa.
La Contessa si innamora subito del paggio e le cose si metterebbero male perché il paggio è una femmina e al tempo di Shakespeare i matrimoni gay, o almeno i pacs, non erano previsti. Ma il Destino e Shakespeare hanno risparmiato il fratello del paggio-ragazza, il quale, essendo suo gemello, è tale e quale alla sorella-fratello.
Così questo fratello scampato al naufragio e inseguito anche lui da un innamorato, si sistema volentieri con la Contessa, che lo prende per il paggio-ragazza di cui si era invaghita.
Si sposano presto presto. Il Duca esplode di gelosia, ma poi chiarito l’equivoco si calma e si prende il paggio-ragazza come futura sposa.
Questo è il plot principale. Ma ce n’è un altro, forse più importante. È un plot comico e si svolge alla corte della Contessa: lo zio ubriacone e l’astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool.
Malgrado la sua funzione comica, questo plot ha uno svolgimento più amaro: la follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte.
L’amore è il tema della commedia; la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore” ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione.
La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa.
di William Shakespeare
Traduzione
Patrizia Cavalli
regia
Carlo Cecchi
musiche
di scena Nicola Piovani
scena
Sergio Tramonti
costumi
Nanà Cecchi
disegno
luci Paolo Manti
con
ORSINO,
Duca d’Illiria Remo Stella
VALENTINO,
Gentiluomo al servizio del Duca Giuliano Scarpinato
UFFICIALE
al servizio del Duca Rino Marino
VIOLA,
poi travestita da CESARIO, Eugenia Costantini
SEBASTIANO,
suo fratello gemello Davide Giordano
CAPITANO
della nave naufragata Rino Marino
ANTONIO,
altro capitano di mare, amico di Sebastiano Federico Brugnone
OLIVIA,
Contessa Barbara Ronchi
MARIA,
sua cameriera personale Daniela Piperno
SIR
TOBY, zio di Olivia Vincenzo Ferrera
SIR
ANDREW, protetto di Sir Toby Loris Fabiani
MALVOLIO,
maggiordomo di Olivia Carlo Cecchi
FABIAN,
al servizio di Olivia Giuliano Scarpinato
FESTE,
buffone di Olivia Dario Iubatti
musicisti
Luigi
Lombardi d’Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale
Alessandro
Pirchio / Alessio Mancini flauti e chitarra
Daniele
D’Ubaldo strumenti a percussione
assistente
alla regia Dario Iubatti
assistente
alla scena Sandra Viktoria Müller
direttore
tecnico dell’allestimento Roberto Bivona
tecnico
luci Camilla Piccioni
macchinista
Edoardo Romagnoli
sarta
Marianna Peruzzo
amministratore
di compagnia Francesca Leone
direttore
di produzione Marta Morico
comunicazione
e ufficio stampa Beatrice Giongo
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