MILANOLTRE FESTIVAL 2015 AL TEATRO ELFO PUCCINI MILANO
Dopo
l’inaugurazione con l’emergente Virginie Brunelle, MilanOltre
Festival
prosegue il 25 settembre (Sala Shakespeare ore 21.00) con una
finestra su “Francia in scena”, proponendo in prima nazionale per
il coreografo franco/egiziano Radhouane
El Meddeb
e
la sua Compagnie
de Soi.
In Au
Temps Où Les Arabes Dansaient…, racconta
l’Arabia degli anni d’oro, quella del cinema degli anni 40 ai 70
in uno spettacolo audace per quattro interpreti maschili.
Per
sezione Vetrina
Italia
il 26
settembre
propone
Enzo
Cosimi con
Sopra
di me il diluvio,
Premio Danza&Danza 2014.
LA COMPAGNIE
DE SOI/RADHOUANE EL MEDDEB
Au
temps où les Arabes dansaient…
26 settembre | Sala Shakespeare ore 21.00
«Dopo la creazione Welcome to my world dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea.
Se Cosimi è un coreografo che meriterebbe un premio per la lucidità creativa con cui da più di trent’anni esplora ciò che sceglie, Lattanzi, sua danzatrice storica, trafigge la scena con una personalità di altrettanto rilievo. Il suo movimento è abitato da un graffio androgino, una tensione dei nervi che dall’interno fa fremere il corpo. Una danza meravigliosa, irrefrenabile nella necessità di esserci.
concept
e coreografia Radhouane El Meddeb
interpreti Youness Aboulakoul, Philippe Lebhar, Rémi Leblanc-Messager, Arthur Perole
interpreti Youness Aboulakoul, Philippe Lebhar, Rémi Leblanc-Messager, Arthur Perole
scene
Annie Tolleter
luci
Xavier Lazarini
video Cécile Perraut in collaborazione con Feriel Ben Mahmoud
suoni Stéphane Gomberti
video Cécile Perraut in collaborazione con Feriel Ben Mahmoud
suoni Stéphane Gomberti
produzione La
Compagnie de SOI in
coproduzione con CENTQUATRE-PARIS, le Centre Chorégraphique National
de Montpellier Languedoc-Rousillon Programme Résidences, Centre de
Développement Chorégraphique Toulouse / Midi-Pyrenées Accueil en
résidence, La Filature Scène nationale de Mulhouse, la Ferme du
Buisson Scène nationale de Marne la Vallée, Le WIP Villette.
con
il supporto di Arcadi Île-de-France/DRAC Île-de-France/Beaumarchais
Foundation/Centre National du Théâtre
durata 60'
senza intervallo | prima
nazionale
«Questo
pezzo, in origine un progetto di cabaret, alla fine delle prove e dei
vari eventi politici è evoluto verso una più forte radicalità. Mi
risultava difficile andare verso il cabaret per celebrare questo
mondo scomparso.
Gli
arabi hanno vissuto a lungo i ritmi dei film degli anni '40, '50, '60
e '70, con la loro magia, il loro arredamento di cartapesta e la loro
atmosfera fatta di falsi e orpelli. Gli attori hanno cantato
incessantemente, ballato, amato sui grandi schermi delle sale
cinematografiche e nei programmi televisivi per le famiglie. Senza
condanna, senza divieto, abbiamo guardato il mondo scintillante,
laccato e dipinto di questi semidei della commedia, abbiamo seguito i
loro drammi e le loro emozioni, abbiamo canticchiato le canzoni che
cantavano.
La
danza del ventre si alzò prese il suo posto nel momento culminante
del film o spettacolo, come se ne fosse il fulcro. Il ventre e
l’ombelico erano il luogo dove convergeva il nostro sguardo
affascinato.
Oggi
che la nostalgia sembra distante, mentre guardiamo indietro a quel
periodo d'oro, quegli anni di gloria e di falsi, la/le danza Araba/e
appaiono come l'epicentro degli scossoni che arriveranno, l’ombelico
sembra vibrare e torscersi sul precipizio, flirtare con il caos.
La
violenza del nostro mondo è entrata nelle scene di cartapesta, le
rovescia per indicare la fine, la fine di un tempo che era
un'illusione, un'illusione dolce, morbida, rotonda.
Au
temps où les Arabes dansaient…
è l'eco lontana di questi canti e balli, presa nella tenerezza della
speranza e del ricordo, nel fervore del cuore e del corpo. E 'anche
uno dei volti di questo presente crudele, noioso e stordito».
Radhouane
El Meddeb
Con l'uomo
arabo, non è così ovvio. Si potrebbe desiderare di attribuire loro
un po’di virilità feroce e ostentata. Ma quando iniziano la danza,
un tale stato di ondeggiante ubriachezza prevale su di loro, che
potrebbe apparire femminile, anche lasciva. Certo. Tuttavia, non è
il bacino. Qui, il tabù sembra importante: il bacino appartiene alle
donne, solo loro possono permettersi di investire questa parte del
corpo, simbolo di tutti gli emblemi genitali e della fertilità. È
in questa rigorosa assegnazione dei registri sensuali che Radhouane
El Meddeb sta disegnando la sua provocazione.
Gérard Mayen
(giornalista e critico di danza)
26 settembre | Sala Shakespeare ore 21.00
COMPAGNIA
ENZO COSIMI
Sopra
di me il diluvio
regia,
coreografia, scene, costumi Enzo Cosimi
collaborazione
alla coreografia Paola Lattanzi
musiche
Chris Watson, Petro Loa, Jon Wheeler fruste sciamaniche Cristian
Dorigatti
interprete
Paola Lattanzi
disegno
luci Gianni Staropoli
video
Stefano Galanti
in
collaborazione con Biennale di Venezia,
Fondazione
Teatro Comunale Città di Vicenza, Arteven, Electa Creativ Qe Arts,
Milano
Teatro Scuola Paolo Grassi, Abruzzo Circuito Spettacolo
Premio
Danza&Danza 2014 Produzione Italiana dell’anno
durata
50' senza intervallo
«Dopo la creazione Welcome to my world dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea.
Ripensare
l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze. Dare
spazio ad un’arte della coreografia che contenga una componente
tecnica rigorosa, sperimentale, attraverso la quale indirizzare una
riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a
percepirlo in termini sensoriali.
Esaurito
il paradigma della postmodernità, si ipotizza l’apparire di un
Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale, di cui
il continente africano rappresenta l’emblema. Un’Africa urlata,
violata che, nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta da
sempre, riesce a restituirci una visione di speranza.
Anche
questo lavoro, come Welcome
to my world,
focalizzerà una scrittura di danza scarna, ossuta, un campo
percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario.
Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano
alla complessità del lavoro sulla “presenza”, sull’atto
performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di
quello muscolare. Amplificare in scrittura coreografica fenomeni
naturali che tendiamo a considerare scontati e renderli visivamente
come campi che sconfinano verso una spiritualità laica, una
metafisica del corpo, un pellegrinaggio di meditazione».
Enzo Cosimi
Sopra
di me il diluvio vale
per l’implacabile lavoro sul corpo della Lattanzi: straziato in
impossibili cambré, riarso in se stesso e reso incandescente; per la
perfetta connessione con il suo ansimare e i suoni (di Pietro Loa,
Jon Wheeler e Chris Watson: quanti ippopotami!), e in cui pure la
voce bofonchia, greve, la lontananza ancestrale. Stupisce per la
genialità e per il rigore Cosimi, riuscito nell’intento di creare
una delle rare coreografie politiche e scevre da comune retorica, in
circolazione, e non solo in Italia. Tutto questo senza rinunciare
alla ricercatezza di colori, oggetti, luci e spazio scenico. È una
potente pièce di denuncia in cui l’estetica rafforza
l’espressività dell’opera. Marinella
Guatterini, il
Sole24 ore
Se Cosimi è un coreografo che meriterebbe un premio per la lucidità creativa con cui da più di trent’anni esplora ciò che sceglie, Lattanzi, sua danzatrice storica, trafigge la scena con una personalità di altrettanto rilievo. Il suo movimento è abitato da un graffio androgino, una tensione dei nervi che dall’interno fa fremere il corpo. Una danza meravigliosa, irrefrenabile nella necessità di esserci.
50
minuti esemplari, che trascinano con sé il pubblico in un moto
emotivo senza pause e inutili ripetizioni. Ed Enzo Cosimi,
ancora una volta, eccelle per la potenza drammaturgica di una
scrittura coreografica perfetta nei tempi e nella struttura
spettacolare. Francesca
Pedroni,
il manifesto
INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI E
PREVENDITA
TEATRO
ELFO PUCCINI_c.so Buenos Aires 33, Milano - tel.
02.00.66.06.06 - biglietteria@elfo.org
Prezzi: da 28 a 10 euro (diritti
di prevendita € 1,50)
– Abbonamenti/Card: da 60 a 36 euro.
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