"IL COMPROMESSO" PRIMA NAZIONALE AL TEATRO DEI FILODRAMMATICI
Il compromesso apre la stagione 2015/16 del Filodrammatici e vede in scena i neo diplomati dell’Accademia dei Filodrammatici.
Che nella storia d'Italia viaggi il termine “compromesso” è un dato di fatto a cui noi italiani siamo rassegnati. Credo siamo tutti d'accordo. Se non altro non possiamo negare che ce ne fu addirittura uno, poco tempo fa, chiamato “storico”.
Lo spettacolo è innanzitutto un'indagine sul compromesso, che parte dalla Prima Guerra Mondiale. Lo fa dal punto di vista di cittadini che ancora italiani non sono, all'inizio: sono austriaci italiani, trentini. Come De Gasperi. Questi personaggi: un politico, dei contadini, una ragazza fragile diventeranno italiani, faranno figli e dunque saranno padri di italiani.
Seguiamo le vicende di questa stirpe per 100 anni, fino ad oggi, e nel frattempo ripercorriamo la storia d'Italia e la sua politica.
Ma questo spettacolo è anche un'indagine sull'eredità e sull'identità. In cosa credevano i nostri padri e le nostre madri? Cosa ci hanno trasmesso?
Oggi innanzitutto arranchiamo davanti alla parola “credere”. In cosa crediamo? A chi apparteniamo?
Se è vero che questo arrancare parte da errori fatti dai nostri padri c'è però da chiedersi se sia possibile ritrovare, oggi, un'identità perduta o se sia necessario costruirsene un'altra, magari partendo dalla nostalgia profonda di quell'identità; e se davvero “il compromesso” sia un fatto del tutto negativo.
Dal
15 al 25 ottobre al Teatro Filodrammatici
Il
Compromessodi Angela Demattè | regia Carmelo Rifici
scene e costumi Annelisa Zaccheria
con Michele Basile, Alice Bignone, Eleonora Cicconi, Camilla Pistorello, Gianpiero Pitinzano, Daniele Profeta, Alessandro Prota, Ilenia Raimo, Ermanno Rovella, Antonio Valentino, Camilla Violante
produzione Accademia dei Filodrammatici
NOTE
DI REGIA_ Lo spettacolo nasce dalla richiesta della Direzione
dell’Accademia dei Filodrammatici di condurre l’ultima classe di
diplomati sul palcoscenico, per la prima volta da professionisti.
Insegnando già da qualche anno, mi sono sempre occupato di non
portare ai giovani attori solo la mia esperienza di regista, ma anche
la mia necessità di utilizzare il teatro come strumento di
conoscenza e soprattutto di recupero della memoria. Da qualche anno,
insieme alla drammaturga Angela Demattè, ho iniziato un percorso di
ricostruzione della storia di Italia attraverso l’analisi del
linguaggio e della sua implacabile trasformazione, soprattutto degli
ultimi 30 anni. La mancanza di memoria, la perdita dei riti
collettivi, hanno modificato, quasi geneticamente, il legame tra
oggetto e parola. La Parola è l’unico strumento vivo e dinamico
che l’uomo possiede per relazionarsi agli altri, al mondo, per
decodificare e prevedere. La sua semplificazione conduce l'attore a
non muoversi dal conosciuto, da un mondo estremamente povero di
esperienze: il mondo del sé che esclude categoricamente il mondo
dell’altro, dello sconosciuto e della fantasia.
Per
questo motivo ho chiesto ad Angela Dematté, autrice sensibile e
profonda, di scrivere del materiale perché i giovani attori
potessero affrontare la storia italiana degli ultimi cento anni,
coniugando così pedagogia teatrale e ricerca storica. Dieci scene
più un intermezzo, dieci frammenti, quasi casuali, sui quali
sperimentare le intuizioni letterarie di Angela. Il lavoro con i
giovani ragazzi non era quello di fare una ricognizione storica
dell’Italia, piuttosto di utilizzare l’invenzione letteraria per
mettere in relazione la loro necessità di fare questo mestiere con
l’evidente ignoranza degli avvenimenti della storia e la
ripercussione sulle loro vite.
L’aspetto
sinistro di questo lavoro è stato scoprire quanto la mancanza di
un’educazione alla memoria sia connessa terribilmente alla
semplificazione del linguaggio, e quanto questa semplificazione sia
irrimediabilmente legata alla vita relazionale degli attori, anche
fuori dal palcoscenico.
I
giovani hanno, però, sempre qualcosa di sorprendente, e passata una
prima fase di profonda crisi e messa in discussione dei mezzi
acquisiti, tecnici e umani, hanno riscoperto l’uso di uno sguardo
profondo e attento, un respiro più ampio e un uso del tempo altro,
non contaminato dalla velocità dei tempi moderni.
Lo
spazio scenico e i costumi, curati da Annelisa Zaccheria,
accompagnano, concettualmente, l’indagine. Nessun tentativo di un
inutile realismo, si è deciso di ricostruire la sala prove sul
palco, dove abbiamo lavorato nelle ultime settimane, per indicare
agli spettatori che questo lavoro non è concluso, ma è
semplicemente un passaggio verso la maturazione artistica e umana dei
giovani attori vestiti in abiti stratificati, che portano scritte che
palesano l’impossibilità di un recupero e la nostalgia dei buchi
lasciati dalla perdita dei riti collettivi.
Una
parola bisogna spenderla sul quadro più pericoloso: l’intermezzo
su Alfredino Rampi, il bambino morto nel 1981 a causa di una
sfortunata caduta in un pozzo. Nani,
contorsionisti, speleologi, minatori, geologi, trivellatori. E poi le
telecamere, centinaia di giornalisti, i chioschi dei paninari e delle
bibite; e la folla, tanta, fino a diecimila persone. Fra loro anche
il Presidente della Repubblica, il vecchio partigiano Sandro Pertini,
che aggiunge caos al caos. È un grande circo, anzi forse è il primo
grande circo mediatico della televisione italiana, un punto di non
ritorno che apre la strada alle trasmissioni del dolore
spettacolarizzato, ai drammi da condividere in diretta, ai reality,
alla perdita dell’elaborazione collettiva del necessario rito della
morte.
(Carmelo
Rifici)
Angela Demattè attrice e drammaturga. Si diploma nel 2005 all'Accademia dei Filodrammatici di Milano.
Nel
2009 vince il 50esimo Premio Riccione con il suo primo testo “Avevo
un bel pallone rosso” e
il Premio Golden Graal Astro nascente per il teatro. Vince il bando I
Teatri del Sacro con “Stava
la madre”..
Con Carmelo Rifici persegue da qualche anno un lavoro di ricerca e
collaborazione ( “Clitennestra
o la morte della tragedia”
per Elisabetta Pozzi e il testo “Il
compromesso”
per gli ex allievi dell'Accademia dei Filodrammatici). Vince il
Premio Scenario 2015 con il progetto Mad in Europe. Il suo lavoro è
pubblicato in Italia e in Francia.
Carmelo
Rifici,
regista, dal
maggio 2014 è il nuovo direttore artistico di Lugano InScena, il
teatro pubblico della città di Lugano, con l’incarico di direttore
artistico della parte Prosa e Danza per il nuovo grande polo
culturale LAC, sempre della città di Lugano. Recentemente è stato
nominato Direttore della Scuola del Piccolo Teatro di Milano,
succedendo al Maestro Luca Ronconi. Nel 2005 ha vinto il Premio della
Critica, come regista emergente. Nel 2009 ha ricevuto il Premio Eti
Olimpici del Teatro come miglior regista dell’anno, il Premio della
Critica, il Golden Graal, anche nel 2013, e la nomination per i Premi
Ubu sempre come miglior regista dell’anno. Nel 2015 vince il Premio
Enriquez come migliore Direzione Artistica dell’anno.
ORARIO
SPETTACOLI:
lunedì
RIPOSO
/ martedì
21.00
/ mercoledì
19.30
/ giovedì
21.00
venerdì
19.30
/ sabato
21.00
/ domenica
16.00
PREZZI
intero:
20
euro / ridotto
convenzionati:16
euro / ridotto
under 25:13
euro
ridotto
over 65:10
euro
02.36727550
biglietteria@teatrofilodrammatici.eu
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