"PIU' DEI SANTI, MENO DEI MORTI" LA NOTTE IN CUI PASOLINI...AL TEATRO LIBERO DI MILANO
Dal 26 ottobre al 2 novembre 2015.
2
novembre 1975. Ore 6.30. Una donna esce dalla sua casa, una baracca
abusiva in Via dell’Idroscalo, ad Ostia. Intorno tutta la
desolazione di una periferia abbandonata a sé stessa, un campetto da
calcio invaso dal fango, vegetazione sparsa, rifiuti ovunque. La
donna scorge un sacco della spazzatura lungo la stradina che da casa
sua porta sulla strada principale. Imprecando, si avvicina per
spostarlo e in quel momento si accorge che il sacco della spazzatura
è in realtà il corpo di un uomo. Il corpo di un poeta. Il corpo di
Pier Paolo Pasolini.
Il
corpo è massacrato. Fratture ovunque, alle braccia, al costato, alla
mandibola, ferite sul collo, sulla fronte, sulla nuca. Il cuore
scoppiato per il passaggio di un’autovettura sul suo torace. Il
sangue, mischiato alla melma, al fango, fa assumere al cadavere un
colorito terrificante. Non sarà l’unico tipo di fango gettato
sulla figura di Pier Paolo Pasolini. Ancora oggi, per la giustizia
italiana, Pier Paolo Pasolini è un pedofilo, uno stupratore che ha
cercato di abusare di un minorenne, il quale reagendo lo ha ucciso.Ma questa storia non è vera. Pasolini non è morto per una stupida “lite tra froci” e le bugie raccontate per decenni da Pino Pelosi, ormai parzialmente confessate anche da lui stesso, hanno celato fino ad oggi una vicenda molto più agghiacciante. Una vicenda che parte da molto lontano, da tredici anni prima, da una bomba collocata sull’aereo su cui viaggiava il Presidente dell’Eni Enrico Mattei, una vicenda che si trasferisce nella Sicilia del 1970, dove viveva e lavorava il giornalista del quotidiano “L’Ora” di Palermo Mauro De Mauro, scomparso nel nulla proprio mentre indagava sulla morte di Mattei, una vicenda che si conclude (forse) tra le pagine di un libro, l’ultima opera di Pier Paolo, mai terminata, e pubblicata soltanto diciassette anni dopo la sua morte. Un libro enigmatico, un libro impubblicabile, inaccettabile, poiché in quel libro Pier Paolo voleva raccontare tutta la storia italiana “nascosta” dal dopoguerra in poi, svelare i retroscena e i meccanismi del potere. Al centro di tutta la vicenda, l’Eni. Il titolo di quel libro è Petrolio.
Fenice
dei Rifiuti porta in scena una vicenda che ha tutti i connotati della
tragedia, senza un deus
ex machina
a risolvere la vicenda, né una catarsi. Lo fa trasferendo nella
contemporaneità gli elementi tipici della tragedia: la metafora
spinta, l’eroe con tutte le sue contraddizioni, il coro, qui
portatore di un linguaggio, fisico e verbale, spinto all’estrema
provocazione, indigeribile, inaccettabile. Come inaccettabile era
Pier Paolo. Frocio, comunista, pedofilo e stupratore.
Drammaturgia
e regia Alessandro Veronese
con
Laura Angelone, Federica D'Angelo, Christian Gallucci, Michela
Giudici, Vanessa Korn, Susanna Miotto, Alessandro Prioletti,
Alessandro Veronese
aiuto
regia Francesca Gaiazzi
fotografa
di scena Greta Pelizzari
produzione
Fenice dei Rifiuti
TEATRI
DI INDAGINE – ATTO QUINTO
Finalista
Premio Scintille013
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