"ALICE, CARA GRAZIA" IL TEATRO RINGHIERA DI MILANO SI TINGE DI ROSA
Alice,
Cara Grazia
è un atto monologato in cui Alice (una donna, non un personaggio
fiabesco), dialoga con se stessa e con una serie di personaggi,
animati e inanimati, forse della propria fantasia. Durante questo
dialogo, Alice, cerca di trovare la propria collocazione all’interno
del mondo sociale che la circonda.
Uno
di questi personaggi, un animale (in tutti i sensi), la nota, nota la
sua fragile ingenuità, unita ad una superba e sfacciata
voglia di esistere.
voglia di esistere.
Alice
incontrerà altri personaggi e inizierà ad immergersi sempre più
profondamente in questo mondo completamente inventato fino a
domandarsi se non sia meglio vivere la fantasia piuttosto che la vita
reale.
Feydeau
diceva che scrivere testi per attrici è un lavoro immane perché
difficile è travestirsi da donna, calzando, oltre la pelle, anche il
suo cervello.
In
questo caso Alice rappresenta La Donna, l’essere femminile in tutta
la sua ingenuità, la sua sessualità, la sua voglia di affermazione
sul mondo, non solamente sul maschio. Questa serie di comportamenti,
di attitudini, la porta spesso a diventare, nello stesso tempo,
vittima e carnefice di sé stessa, in una sorta di sconsiderato
masochismo che ha come fine l’attuazione del bisogno intimo e
necessario di essere guardati. Ma, proprio perché Alice, non si
tratta né di un masochismo né, tantomeno, di una narrazione
vittimista, anzi questo desiderio di avere gli occhi addosso non è
un desiderio effimero, frivolo, trattasi di un sentimento primitivo
e, quindi sincero, profondo e necessario. Starà ad Alice dimostrare
la sua buona fede, starà a lei trasformarlo in una pratica benefica
e salvifica allontanando e condannando in questo modo le sporche e
viscide mani degli approfittatori e degli sfruttatori. Detto questo,
l’obiettivo principale della messa in scena non sarà quello di
riprodurre una grigia e retorica filippica sui disagi sociali del
gentil sesso, la volontà è piuttosto quella di esaltare la forza
propulsiva tipica femminile attraverso una storia che possa
sottolineare i tratti patetici e ridicoli di quegli uomini che,
fingendosi protettori, si rivelano soltanto squallide piovre.
Libero
tradimento da Dario Fo, Franca Rame, Patrizia Valduga
Con
Valentina Picello
Scene
e Costumi Chiara Donato, Eleonora Rossi
Musiche
Zeno Gabaglio
Drammaturgia
e Regia Filippo Renda
una
produzione Idiot Savant / Ludwig
Nessun commento:
Posta un commento