PREMIO ELEONORA DUSE 2015
30° EDIZIONE
A EMMA DANTE
Il Premio Teatrale Eleonora Duse compie 30 anni e si svolge, in questa occasione, al Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli, 6 - Milano) in una sorta di omaggio ideale proprio a Mariangela Melato, l’unica attrice ad aver vinto per 2 volte il premio (1987 e 1999).
L’importante riconoscimento,
patrocinato e organizzato da Banca Popolare Commercio e Industria
(Gruppo UBI Banca), è stato ideato nel 1986, ed è l’unico premio
italiano riservato all’attrice di teatro che si è distinta
particolarmente nel corso della stagione di prosa in uno o più
spettacoli in Italia o all’estero.
L’autorevole Giuria, composta da Renato Palazzi - Anna Bandettini - Maria Grazia Gregori - Magda Poli, ha assegnato il prestigioso Premio, per la stagione teatrale 2014/2015, a Emma Dante.
Il suo nome si aggiunge alle attrici premiate nelle precedenti edizioni tra cui Mariangela Melato, Franca Valeri, Ilaria Occhini, Maddalena Crippa, Alida Valli, Anna Proclemer, Milena Vukotic, Rossella Falk, Elisabetta Pozzi, Laura Marinoni, Anna Bonaiuto, Maria Paiato, Federica Fracassi, Galatea Ranzi, Ermanna Montanari e Sonia Bergamasco.
Per il secondo anno si conferma il “Premio Duse Social”: la Giuria ha scelto una terna di attrici da sottoporre alla votazione degli appassionati di teatro e la vincitrice è risultata Candida Nieri.
La cerimonia di premiazione si svolgerà al Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli, 6 - Milano), lunedì 14 dicembre alle ore 19.00 e sarà presentata dall’attrice Cinzia Spanò. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. È consigliabile la prenotazione a Banca Popolare Commercio e Industria 02717241 o via mail a piccolo@artscouncil.it.
MOTIVAZIONE PREMIO A EMMA DANTE
MOTIVAZIONE PREMIO A SILVIA PERNARELLA
MOTIVAZIONE PREMIO A CANDIDA NIERI
La manifestazione è realizzata in
collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano e vede il patrocinio
del Comune di Milano.
L’autorevole Giuria, composta da Renato Palazzi - Anna Bandettini - Maria Grazia Gregori - Magda Poli, ha assegnato il prestigioso Premio, per la stagione teatrale 2014/2015, a Emma Dante.
Il suo nome si aggiunge alle attrici premiate nelle precedenti edizioni tra cui Mariangela Melato, Franca Valeri, Ilaria Occhini, Maddalena Crippa, Alida Valli, Anna Proclemer, Milena Vukotic, Rossella Falk, Elisabetta Pozzi, Laura Marinoni, Anna Bonaiuto, Maria Paiato, Federica Fracassi, Galatea Ranzi, Ermanna Montanari e Sonia Bergamasco.
La Giuria ha inoltre proposto alla
premiata una terna di giovani interpreti tra cui scegliere l’attrice
emergente: la menzione d’onore è stata attribuita a Silvia
Pernarella.
Per il secondo anno si conferma il “Premio Duse Social”: la Giuria ha scelto una terna di attrici da sottoporre alla votazione degli appassionati di teatro e la vincitrice è risultata Candida Nieri.
La cerimonia di premiazione si svolgerà al Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli, 6 - Milano), lunedì 14 dicembre alle ore 19.00 e sarà presentata dall’attrice Cinzia Spanò. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. È consigliabile la prenotazione a Banca Popolare Commercio e Industria 02717241 o via mail a piccolo@artscouncil.it.
MOTIVAZIONE PREMIO A EMMA DANTE
Il premio Duse festeggia quest'anno il
trentennale della sua attività, e la giuria si è interrogata sul
modo migliore per celebrare questa ricorrenza: ci siamo chiesti a
lungo quale potesse essere una figura di attrice in grado di
incarnare oggi quel modello di assoluta signora del palcoscenico –
insieme interprete di straordinario spicco e audace innovatrice del
teatro – arrivando alla conclusione che nel nostro tempo una simile
personalità non potrebbe esistere, non per mancanza di talenti, ma
perché il teatro che si pratica attualmente non ne richiede la
presenza. Non è migliore né peggiore di quello di ieri, passa
semplicemente attraverso altri valori, altri codici espressivi.
Così, abbiamo deciso in questo caso di
premiare non un'attrice in senso stretto, ma una creatrice di teatro
a tutto campo, una protagonista della scena internazionale
contemporanea: il premio Duse 2015 è stato quindi assegnato a Emma
Dante, che di diverse sue proposte è stata anche attrice, come in
Io, Nessuno e Polifemo, dello scorso anno, ma che è soprattutto
autrice, regista teatrale e cinematografica con importanti
sconfinamenti anche nel campo della lirica, direttrice della “Scuola
dei mestieri dello spettacolo” al Teatro Biondo di Palermo e del
“Ciclo di spettacoli classici” al Teatro Olimpico di Vicenza.
Emma Dante è una delle prime e delle
più importanti voci di quel teatro del meridione che in questi anni
ha mutato volto alla scena italiana. Il suo ingegno registico si è
rivelato grazie a uno spettacolo che si intitolava, non a caso,
mPalermu, vincitore nel 2001 del premio Scenario. Attraverso i
concitati riti domestici di una famiglia palermitana che si prepara
alla passeggiata domenicale, la Dante non rendeva soltanto omaggio
alla sua città, ma trasformava il dialetto siciliano in una sorta di
lingua franca della scena europea, faceva della sua terra uno spazio
dell'anima, come la Brianza di Testori o la Polonia di Kantor,
emblema di un Sud atavico, millenario, lacerato da squassanti
contraddizioni, visto con sguardo insieme rabbioso e nostalgico.
Quel fortunato spettacolo d'esordio,
nella sua poetica essenzialità, prefigurava in nuce tutte le
componenti di quell'antropologia visionaria che ispira e caratterizza
la drammaturgia della Dante, in primo luogo la famiglia, nucleo
tribale di una società arcaica, feroce insieme di usanze e
pregiudizi che dominano e schiacciano le individualità più deboli,
come si coglie nell'atroce delitto d'onore di Carnezzeria, del 2002,
nel desolato rapporto tra un padre intollerante e un figlio
omosessuale in Mishelle di Sant'Oliva, del 2005, nella dolente
solitudine del disabile mentale al centro del Festino, del 2007.
Un altro motivo ricorrente, nel teatro
della Dante, è quello di una religione incombente, oppressiva,
scandita dai riti di una sacralità barbarica in cui convivono
devozione bigotta ed eccessi pagani: questi aspetti si imponevano con
particolare evidenza negli acri paradossi metafisici de La scimia,
del 2004, tratto da un racconto di Tommaso Landolfi, ma anche in
quella sua Medea incentrata sull'ossessione della maternità,
riallestita due volte, nel 2004 e nel 2012, nel Castello della Zisa,
seconda parte della Trilogia degli occhiali, del 2001, e persino
nell'efferato potere matriarcale posto alla guida della mafia in Cani
di bancata del 2006.
E poi c'è il lutto, c'è l'oscuro
interscambio fra vita e morte che attraversa in vario modo tutti gli
spettacoli della Dante, e deflagra con forza inaudita nello
straziante Vita mia, del 2004, una dei suoi risultati più alti, per
poi tornare nel recente Le sorelle Macaluso. C'è la riflessione,
attualissima, sull'identità di genere, affrontata con felice estro
inventivo ne Le pulle e in Operetta burlesca. E c'è infine
l'inquieta rilettura delle favole per bambini.
Per quanto riguarda l'opera, nel 2009
si celebra la sua consacrazione con la chiamata ad allestire la
Carmen di Bizet, spettacolo inaugurale della stagione del Teatro alla
Scala. Nel 2012 realizza La muta di Portici all'Opéra-Comique di
Parigi, nel 2014 Feuersnot di Strauss al Teatro Massimo di Palermo,
dove lo scorso gennaio mette in scena Gisela! di Henze.
Nel 2008 pubblica il romanzo Via
Castellana Bandiera, da cui ricava tre anni fa l'omonimo film
presentato alla settantesima Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica di Venezia.
MOTIVAZIONE PREMIO A SILVIA PERNARELLA
Silvia Pernarella questa stagione ha
convinto proprio tutti in “Der Park” di Botho Strauss con la
regia di Peter Stein, dove ha interpretato il personaggio di Helma
che sembra incarnare nel suo bellissimo monologo, recitato con un
senso di struggente rinuncia, quella rassegnazione e quel disincanto
che paiono permeare tutta la rilettura, la rivisitazione che l’autore
tedesco fa del ”Sogno di una notte di mezza estate” di
Shakespeare. Un altro volto di una giovane attrice. Il magico bosco
dell’immaginario shakespeariano diventa per Strauss un parco alla
periferia di una metropoli, si degrada in una società senza più
miti, senza più innocenza, senza slanci, dove l’eros è svilito in
desiderio sterile o violenza, in una società senza più voglie,
utopie, passioni, indignazioni. Una società incapace di ordine e
persino di disordine, che si guarda stancamente l’ombelico. Le
coppie dei due amanti che in Shakespeare si perdevano nel magico, nel
regno delle ombre impossibili, dello scherzo, del gioco, della
crudeltà e dell’amore, sono in questa nera visione coppie di
maturi borghesi, mutevoli, incostanti, vuoti e infelici. La bizzarra
Helen che Georg, il marito, pianta in asso perché si accorge di non
poter stare con una «fanatica di destra». Wolf, il suo amico, è un
nostalgico nazista e Helma, lei Silvia Pernarella, è una moglie
tristemente assuefatta all’indifferenza, una moglie rassegnata.
Toccante. Ma torniamo alla carriera di Silvia, tutt’altro che di
poco rilievo ricca com’è di stages e di Masterclass da Leo
Muscato a Bruce Myers, a Fadhel Jaibi, a Theodor Terzopulos, a Emma
Dante che esprimono una curiosità, un desiderio di conoscenza
affidandosi a persone realmente serie che aiutino a crescere.
Conoscenza sì cercando sempre però un buon livello, come diceva
Luca Ronconi “0ggi esistono tante forme diversificate di teatro (ed
è bene che esistano), che richiedono ciascuna tecniche e approcci
diversi.” Ed ecco entrare in scena Luca Ronconi. Sì Silvia si
diploma nel 2008 all’Accademia del Piccolo diretta da Luca Ronconi.
E qui entra in campo il Maestro, il suo sguardo lungo nel saper
scoprire, intuire, guidare talenti, la sua straordinaria forza
maieutica e appassionata nello spingere gli attori verso una sempre
maggiore libertà. “Cerco di capire il più rapidamente possibile
quali sono le potenzialità, e anche le resistenze degli allievi, e
di aiutarli a liberarsi gradualmente, senza troppi schemi,
pregiudizi, preconcetti ideologici o di gusto”, il Maestro. Ed ecco
nel 2008 il “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare
con la regia di Luca Ronconi. In fatti il maieuta presbite vide lungo
ed è di Silvia, appena uscita dall’accademia, la parte di Ermia,
una piccola folle per amore, vitale e disubbidiente, triste,
stizzita. E non finisce lì perche ritroviamo Silvia Pernarella nei
panni di Jessica la figlia di Shylock del “Mercante di Venezia”
sempre con la regia di Ronconi nel 2009. Altra fiducia, altra
crescita qualitativa. Duttile, Silvia è una Jessica dai volti dolci
e crudeli. Nel Mercante di Ronconi tutti i personaggi sono in
divenire partono in un modo e arrivano in un altro come Jessica che
da figlia amorevole speranza di Shylock si trasforma in nemica,
lasciando la casa, il padre, la religione per amore del vizioso,
impositivo Lorenzo. Un passo sempre più sicuro lungo una carriera
incoronata da un Sogno e riconosciuta in un Sogno riscritto e tra i
due un salto in un “Gatto con gli stivali” del tutto particolare,
del tedesco Ludwig Tieck, coetaneo di Goethe, ispirato alla fiaba di
Perrault nella vivace e libera elaborazione di Ugo Tessitore e con la
regia di Carmelo Rifici. E poi ancora Orgia di Pier Paolo Pasolini
nel 2012, regia di Fabio Sonzogni dove Silvia è una Ragazza senza
difese, nuda, attraversata da paura e ottimismo, vessata e umiliata.
Insomma per Silvia Pernarella attrice dal bel temperamento,
scricciolo puntiglioso, che sa restituire stupori giovanili e
disincanti, tra Sogno e Sogno vive e continuerà a vivere il sogno
materico e evanescente del teatro.
MOTIVAZIONE PREMIO A CANDIDA NIERI
Il premio Duse social va quest'anno,
con 325 voti su 496 disponibili, a Candida Nieri, una delle attrici
predilette di Antonio Latella, già fra le premiatissime e acclamate
interpreti di Francamente me ne infischio: la giuria l'ha indicata
per la sua intensa, struggente prova di bravura in Ma, lo spettacolo
realizzato da Latella – con la drammaturgia di Linda Dalisi -
sulla figura della madre nelle opere di Pasolini. Sola in scena,
seduta su uno sgabello e come imprigionata in un paio di gigantesche
scarpe, la Nieri, attraverso brani di sceneggiature cinematografiche,
in special modo del Vangelo secondo Matteo, di romanzi e testi
poetici, dà voce all'ideale dialogo della madre con lo scrittore
assassinato, rivivendolo con un'adesione totale, viscerale, e
incarnando un nocciolo di dolore puro, universale, assoluto.
Nessun commento:
Posta un commento