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lunedì 18 gennaio 2016

 ALL'ELFO PUCCINI
"IL VIZIO DELL'ARTE"
 
19 – 31 gennaio, sala Shakespeare.
«Pensavamo che Alan Bennett non fosse in grado di ripetere il successo di The History Boys, ma con The Habit of Art è senza ombra di dubbio riuscito di nuovo a fare il botto. The Habit of Art è sicuramente un grande successo». (The Telegraph).

Bruni e De Capitani, condividendo l’entusiasmo con cui la stampa inglese ha accolto questo testo, lo hanno scelto per inaugurare la passata stagione dell'Elfo Puccini. Dopo la lunga e felice esperienza di The History Boys, i registi dell'Elfo hanno fatto conoscere al pubblico italiano anche Il vizio dell'arte, bissando il successo del precedente spettacolo.

Il vizio dell'arte è un esilarante gioco di "teatro nel teatro". Assistiamo alla prova di una nuova produzione del National Theater, intitolata Il giorno di Calibano: cuore del play è l’incontro tra Wystan Hugh Auden e Benjamin Britten, che si rivedono, ormai anziani, dopo vent'anni di lontananza. Bruni, che firma anche traduzione e regia con Francesco Frongia, è in scena nella parte del poeta inglese e De Capitani in quella del compositore. Completano il cast Ida Marinelli, Alessandro Bruni Ocaña, Umberto Petranca, Michele Radice, Vincenzo Zampa e Matteo de Mojana (al pianoforte).

Uno spettacolo emblematico, dunque, che racconta molto bene un’idea di teatro. Proprio per questo Il vizio dell’arte torna in scena il 19 gennaio con una prima speciale, dedicata a chi ha il “VIZIO DEL TEATRO”: per sostenere ancora più concretamente la vita dell'Elfo Puccini ATTORI E SPETTATORI VERRANNO RITRATTI INSIEME IN UNA GRANDE “FOTO DI FAMIGLIA”.

Dalla rassegna stampa

Con la maturità gli Elfi hanno trovato la loro età dell'oro. Coerenti nella scelta di testi e autori, per lo più di provenienza angloamericana, da qualche stagione non sbagliano un colpo. Il vizio dell'arte di Alan Bennett lo conferma. Tra l'entusiasmo di un pubblico che si lascia stregare ma non blandire.

Agile e curatissima, la regia di Bruni e Francesco Frongia è in felice sintonia con il testo, i suoi dentro e fuori, il suo umorismo colto. Sul palco tutto aperto dell'Elfo si mescolano gli attrezzi della sala teatrale e la scenografia della disordinata stanzetta di Auden, i piani si intrecciano, ma la visione resta: nitida. Anche nei song, quando a cantare sono i mobili o le rughe.

Sara Chiappori, la Repubblica

Che alla fine arrivi un pizzico di commozione è vero. A commuovere invece è proprio l'altrettanto vetusto meccanismo metateatrale, che qui ha una funzione catartica. Ma poi a esser bello è lo spettacolo, non solo perché dà vita. È bello per come la dà. Ida Marinelli, la regista, è in ombra e però in grado di salire alla ribalta dei sentimenti come sempre le accade. Elio De Capitani, con il suo parrucchino, sembra un omosessuale inglese più omosessuale di Britten: a volte ci fa ridere, a volte tocca corde più segrete. L'interpretazione memorabile è di Ferdinando Bruni: per come si è invecchiato (con pancia e spalle cadenti), per come trascina i piedi nelle pantofole; per come si tira giù il golf ogni minuto; per come irride e
d è ben lontano dal temere la morte che verrà.

Franco Cordelli, Corriere della Sera

Con la messinscena del Vizio dell'arte di Alan Bennett il Teatro dell'Elfo conferma la felice vena creativa che sta esprimendo da qualche anno, e centra ancora l'obiettivo dopo un'impressionante serie di successi. Al di là dei singoli risultati, colpisce l'irriducibile costanza del cammino intrapreso: sottovalutare l'unicità di un simile percorso vuol dire non comprendere come questa compagnia abbia saputo adattare la propria storia alle esigenze di un nuovo pubblico, di un nuovo spazio, di una nuova forma di consumo culturale, senza snaturarsi, ma incarnando un profondo impulso di cambiamento. Al crocevia di queste fortune c'è, non a caso, ancora Bennett, che col suo History boys è assurto, nel 2010, a vero nume tutelare dei primi passi nella "multisala" milanese. L'autore inglese, per gli attori e i registi dell'Elfo, si sta rivelando un importante punto di riferimento, un po' come lo era stato Fassbinder negli anni Novanta: le sue pièce sono brillanti, provocatorie, intelligenti, elegantemente trasgressive. Si riallacciano a una tradizione, ma la loro scrittura appartiene inequivocabilmente al nostro tempo.

Renato Palazzi, Il sole 24 ore.

Di Alan Bennett traduzione di Ferdinando Bruni

uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Ida Marinelli, Umberto Petranca, Alessandro Bruni Ocaña,

Vincenzo Zampa, Michele Radice, Matteo de Mojana

luci di Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli

musiche dal vivo Matteo de Mojana

costumi di Saverio Assumma

voce registrata Giorgio Gaddi

produzione Teatro dell'Elfo

Elfo Puccini , sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano - Mar-sab ore 20.30, dom ore 16.00 - Intero 30.50 € - Ridotto giovani/anziani 16 € - Martedì 20 € - Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06, www.elfo.org

PER LA PRIMA A SOSTEGNO DEL TEATRO DELL’ELFO:

Posto unico sostenitore 50 € (include il biglietto dello spettacolo, aperitivo di benvenuto e copia della foto)




 

 

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