ALL'ELFO PUCCINI
"IL VIZIO DELL'ARTE"
19
– 31 gennaio, sala Shakespeare.
«Pensavamo che Alan Bennett non fosse in grado di ripetere il successo di The History Boys, ma con The Habit of Art è senza ombra di dubbio riuscito di nuovo a fare il botto. The Habit of Art è sicuramente un grande successo». (The Telegraph).
«Pensavamo che Alan Bennett non fosse in grado di ripetere il successo di The History Boys, ma con The Habit of Art è senza ombra di dubbio riuscito di nuovo a fare il botto. The Habit of Art è sicuramente un grande successo». (The Telegraph).
Bruni
e De Capitani, condividendo l’entusiasmo con cui la stampa inglese
ha accolto questo testo, lo hanno scelto per inaugurare la passata
stagione dell'Elfo Puccini. Dopo la lunga e felice esperienza di The
History Boys, i registi dell'Elfo hanno fatto conoscere al pubblico
italiano anche Il vizio dell'arte, bissando il successo del
precedente spettacolo.
Il
vizio dell'arte è un esilarante gioco di "teatro nel teatro".
Assistiamo alla prova di una nuova produzione del National Theater,
intitolata Il giorno di Calibano: cuore del play è l’incontro tra
Wystan Hugh Auden e Benjamin Britten, che si rivedono, ormai anziani,
dopo vent'anni di lontananza. Bruni, che firma anche traduzione e
regia con Francesco Frongia, è in scena nella parte del poeta
inglese e De Capitani in quella del compositore. Completano il cast
Ida Marinelli, Alessandro Bruni Ocaña, Umberto Petranca, Michele
Radice, Vincenzo Zampa e Matteo de Mojana (al pianoforte).
Uno
spettacolo emblematico, dunque, che racconta molto bene un’idea di
teatro. Proprio per questo Il vizio dell’arte torna in scena il 19
gennaio con una prima speciale, dedicata a chi ha il “VIZIO DEL
TEATRO”: per sostenere ancora più concretamente la vita dell'Elfo
Puccini ATTORI E SPETTATORI VERRANNO RITRATTI INSIEME IN UNA GRANDE
“FOTO DI FAMIGLIA”.
Dalla
rassegna stampa
Con
la maturità gli Elfi hanno trovato la loro età dell'oro. Coerenti
nella scelta di testi e autori, per lo più di provenienza
angloamericana, da qualche stagione non sbagliano un colpo. Il vizio
dell'arte di Alan Bennett lo conferma. Tra l'entusiasmo di un
pubblico che si lascia stregare ma non blandire.
Agile
e curatissima, la regia di Bruni e Francesco Frongia è in felice
sintonia con il testo, i suoi dentro e fuori, il suo umorismo colto.
Sul palco tutto aperto dell'Elfo si mescolano gli attrezzi della sala
teatrale e la scenografia della disordinata stanzetta di Auden, i
piani si intrecciano, ma la visione resta: nitida. Anche nei song,
quando a cantare sono i mobili o le rughe.
Sara
Chiappori, la Repubblica
Che
alla fine arrivi un pizzico di commozione è vero. A commuovere
invece è proprio l'altrettanto vetusto meccanismo metateatrale, che
qui ha una funzione catartica. Ma poi a esser bello è lo spettacolo,
non solo perché dà vita. È bello per come la dà. Ida Marinelli,
la regista, è in ombra e però in grado di salire alla ribalta dei
sentimenti come sempre le accade. Elio De Capitani, con il suo
parrucchino, sembra un omosessuale inglese più omosessuale di
Britten: a volte ci fa ridere, a volte tocca corde più segrete.
L'interpretazione memorabile è di Ferdinando Bruni: per come si è
invecchiato (con pancia e spalle cadenti), per come trascina i piedi
nelle pantofole; per come si tira giù il golf ogni minuto; per come
irride e
d è ben lontano dal temere la morte che verrà.
Franco
Cordelli, Corriere della Sera
Con
la messinscena del Vizio dell'arte di Alan Bennett il Teatro
dell'Elfo conferma la felice vena creativa che sta esprimendo da
qualche anno, e centra ancora l'obiettivo dopo un'impressionante
serie di successi. Al di là dei singoli risultati, colpisce
l'irriducibile costanza del cammino intrapreso: sottovalutare
l'unicità di un simile percorso vuol dire non comprendere come
questa compagnia abbia saputo adattare la propria storia alle
esigenze di un nuovo pubblico, di un nuovo spazio, di una nuova forma
di consumo culturale, senza snaturarsi, ma incarnando un profondo
impulso di cambiamento. Al crocevia di queste fortune c'è, non a
caso, ancora Bennett, che col suo History boys è assurto, nel 2010,
a vero nume tutelare dei primi passi nella "multisala"
milanese. L'autore inglese, per gli attori e i registi dell'Elfo, si
sta rivelando un importante punto di riferimento, un po' come lo era
stato Fassbinder negli anni Novanta: le sue pièce sono brillanti,
provocatorie, intelligenti, elegantemente trasgressive. Si
riallacciano a una tradizione, ma la loro scrittura appartiene
inequivocabilmente al nostro tempo.
Renato
Palazzi, Il sole 24 ore.
Di
Alan Bennett traduzione di Ferdinando Bruni
uno
spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con
Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Ida Marinelli, Umberto Petranca,
Alessandro Bruni Ocaña,
Vincenzo
Zampa, Michele Radice, Matteo de Mojana
luci
di Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli
musiche
dal vivo Matteo de Mojana
costumi
di Saverio Assumma
voce
registrata Giorgio Gaddi
produzione
Teatro dell'Elfo
Elfo
Puccini , sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano - Mar-sab
ore 20.30, dom ore 16.00 - Intero 30.50 € - Ridotto giovani/anziani
16 € - Martedì 20 € - Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06,
www.elfo.org
PER
LA PRIMA A SOSTEGNO DEL TEATRO DELL’ELFO:
Posto
unico sostenitore 50 € (include il biglietto dello spettacolo,
aperitivo di benvenuto e copia della foto)
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