HOUSE JAZZ BORGOMANERO 2015/2016: CONCERTI, MUSICA E CIBO DI QUALITA'
Luogo: Casa di Paglia – Via della Pace, Fontaneto d’Agogna (NO)
Progetto: THE HOUSE OF JAZZ - Jazz Club Borgomanero (NO) in coll.ne con La Casa di Paglia
Artista: Norbert Dalsass Trio
Con:
Enrico Terragnoli (electric guitar)
Norbert Dalsass (double bass)
Sbibu (drums, percussion).
Inizio concerto ore 21.30 | Ingresso libero
Cena
"TRADIZIONE ITALIANA: Nord Sud Est Ovest"
Antipasto: caponata di melanzane
Primo: carbonara
Secondo: costine di maiale al forno con patate
Dolce: gelato affogato
Bevanda: vino Cortese-Barbera
Dalle
ore 20.00 |
€
25.00Gradita
la prenotazione al n.
335 1344472
«The
trio» è il secondo episodio di un progetto più ampio (che prevede
anche una parte multimediale in una performance dal vivo) denominato
“Chacmools”, termine che proviene dalla cultura latino–americana
dei toltechi; si tratta di guardiani, o meglio degli apriporte verso
il mondo invisibile; le statue rappresentano una figura umana con una
ciotola sull’addome, la coppa sacrificale. Il disco, registrato dal
contrabbassista altoatesino Norbert Dalsass in trio, precede in
verità quello del sestetto, pubblicato l’anno scorso, «1/2 a
dozen», e lo completa. L’idea di dar corpo ad un progetto più
ampio (è poi stato pubblicato anche un libro, dalla grafica
estremamente raffinata, che racchiude i due dischi ma anche dei testi
e soprattutto i bellissimi disegni di Sbibu, che dimostra di non
essere soltanto un eccellente percussionista) nasce proprio durante
il tour compiuto nell’autunno del 2009 da Dalsass, insieme ai due
musicisti veronesi con cui ha subito stabilito una straordinaria
empatia. Ed è proprio il trio, formula scarna, ma allo stesso tempo
molto più snella, libera ed aperta, che rappresenta l’essenza
intima di “Chacmools”. Le musiche del trio creano, infatti,
un’atmosfera molto particolare: succede che quando le percussioni
di Sbibu si inseriscono nelle fitte trame intessute dal contrabbasso
e dalla chitarra elettrica, nascono nuove melodie che a loro volta
offrono lo spunto ad altri ritmi, quasi che i brani rappresentino,
alla fine, soltanto episodi di un unico percorso creativo, sorta di
suite che anziché esser stata concepita a tavolino è nata in tempo
reale, con il fluire stesso della musica. Gli spunti tematici, nati e
costruiti per il trio, sono poi stati sviluppati per il sestetto di
«1/2 a dozen»; non è un caso che ben quattro dei sei brani di «The
trio» siano presenti anche nella successiva incisione.
Parliamo
nella fattispecie di Never more, sorta di blues stralunato, ma anche
dell’ipnotica melodia di Kirke, di quella più intima e sognante di
Lone flower, breve frammento con Terragnoli alla chitarra acustica, e
del brano finale, The hands of Khalifa, intriso di aromi
mediorientali, che con il suo tema avvincente dà grande spazio alla
fantasiosa creatività di Sbibu.
Tutti
i brani sono stati composti dal leader, ma in una musica, dove è
sempre così vivo e pulsante l’interplay fra i musicisti, diventa
davvero difficile capire dove si fermi l’apporto creativo dei due
partners.
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