AL PICCOLO TEATRO GRASSI
"QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO"
PIRANDELLO NELLA PARTITURA DI TIEZZI
con Luigi Lo Cascio nel ruolo del Dottor Hinkfuss
Dal 4 febbraio al 24 marzo al Piccolo
Teatro Grassi.
Federico Tiezzi torna al Piccolo
dirigendone, per la prima volta, una nuova produzione: Questa sera si
recita a soggetto debutta in prima assoluta al Teatro Grassi, giovedì
4 febbraio 2016. Lo spettacolo, con il quale il regista affronta il
suo terzo Pirandello, ha una tenitura straordinariamente lunga, quasi
un mese e mezzo di repliche fino al 24 marzo (poi in tournée
italiana fino ad aprile), e si avvale di una compagnia d’eccezione
- 15 attori in scena, tra i quali Francesco Colella, Francesca
Ciocchetti, Sandra Toffolatti, Massimo Verdastro, Elena Ghiaurov -
guidati da Luigi Lo Cascio nel ruolo del Dottor Hinkfuss. Il testo,
che fa parte della trilogia del cosiddetto “teatro nel teatro”,
racconta e indaga il contrasto tra un gruppo di attori e un regista:
gli attori devono recitare rimanendo estranei alle emozioni scatenate
dal loro un ruolo o, inevitabilmente, realtà e finzione scenica si
intrecciano?
Cesena, Teatro Bonci dal 7 al 10 aprile
Torino, Teatro Carignano dal 12 al 24 aprile
Modena, Teatro Storchi dal 26 al 29 aprile
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Uno spettacolo come un “trattato
scientifico”
“Nel 1929, anno in cui vide la
luce Questa sera si recita a soggetto – osserva Federico
Tiezzi -, l’Europa era devastata da una terribile crisi
economica. In Germania, immagine reale ma pare tratta da un testo di
Brecht, si andava a comprare il pane con pacchi di marchi senza quasi
più valore. Oltreoceano, crollava Wall Street. Il testo di
Pirandello non parla di questo, ma si muove su quello sfondo, con
quel rumore di fondo. Il testo si basa, come avviene anche per molti
altri drammi di Pirandello, su una novella - Leonora addio! del
1910 - in cui si racconta di Mommina, innamorata del Trovatore di
Verdi e tenuta prigioniera dalla gelosia del marito Rico Verri. Ma il
soggetto vero del testo è l’imprevedibilità di ciò che accade
sulla scena quando si inizia a provare uno spettacolo e un
regista/demiurgo entra in conflitto con attori/creature, tanto
da costituirne in più scene il correlativo oggettivo. Gli attori
sono gli insetti che un regista entomologo studia sotto la sua lente
d’ingrandimento. La natura di Questa sera si recita a
soggetto consente di pensarlo teatralmente come un ‘sistema di
sistemi’ teatrali, una relazione di diverse funzioni registiche.
Molti teatri sono infatti contenuti in questo testo: il teatro
brechtiano, quello naturalistico (e i due lottano l’uno con
l’altro), la farsa, il dramma sentimentale, l’opera lirica
(continui i riferimenti operistici anche nella trama), nella terza
parte si presagisce addirittura il teatro di poesia di Eliot e
Pasolini.
“Questa sera si recita a soggetto -
continua il regista - è la terza opera della trilogia del cosiddetto
teatro nel teatro. Ma, se nelle prime due opere della Trilogia,
Sei personaggi e Ciascuno a suo modo, la teatralità è
concepita come tentativo di salvezza rispetto alla vita, in Questa
sera il teatro è un’illusione che viene spazzata via. La vita
si riprende il suo spazio. Se il teatro cerca di stilizzarla, ne
riceve una controspinta. Il teatro ammutolisce. Il testo mostra alla
fine il suo grido bergmaniano, uno strazio; anche il ragionamento
diventa doloroso. Hinkfuss, il regista mago al quale gli attori
si ribellano, compone un trattato matematico sulla regia, intesa come
ciò che apre ferite all’interno di un testo, all’interno del
teatro. Una sorta di Galileo novecentesco che scrive sulla pagina
bianca del palcoscenico il suo trattato scientifico su cosa sia il
teatro, la regia… Una delle caratteristiche di Questa sera si
recita a soggetto è la decostruzione del linguaggio, la
frantumazione delle frasi, l’inciampo del periodo, l’esplosione
della sintassi: in tutto questo vedo una speciale malattia dei
personaggi, specchio di quella crisi economica e sociale che frantumò
il mondo a partire dal finire degli anni venti del '900. Un universo
sociale, economico e linguistico prossimo al disastro, all’afasia.
Perciò ho pensato questa regia come a
un tractatus logico-philosophicus del teatro, un’analisi della
messinscena nelle sue diverse componenti: testo, regia, attore,
azione, luce, suono e infine rapporto col pubblico. Il filosofo
Hinkfuss potrebbe affermare come Wittgenstein che ‘il mondo
(del teatro) è tutto ciò che accade’, che ‘il mondo è la
totalità dei fatti’ oppure che ‘nella logica nulla è
accidentale’.
Nel 1918 Wittgenstein fa una
dichiarazione in inizio del suo Tractatus, che ne riassume per intero
il senso e che pure potrebbe essere detta da Hinkfuss così com’è:
’tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su
ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.
Teatro del teatro: una drammaturgia
antipirandelliana
di Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi
Anche se può apparire un paradosso,
trattandosi di un autore che il luogo comune – non sempre ma non
del tutto a torto – vuole ridondante e verboso, Questa sera si
recita a soggetto, è un testo drammaturgicamente fondato più sui
vuoti che sui pieni. Porta cioè alle estreme conseguenze la
concezione di testo teatrale come «testo bucato», organizza tutte
le migliori condizioni perché avvenga non il “dato” (che va
eseguito) ma il possibile (che, invece, va inventato). Da chi?
Naturalmente, dal regista. Questo copione più di ogni altro è fatto
per il regista e dal regista: il lavoro di drammaturgia elaborato con
Federico Tiezzi non fa che evidenziare, esasperare, rendere quasi
insostenibili questi «vuoti del testo». Per capire in che cosa essi
consistano, basterebbe misurare la distanza fra il punto di partenza
– la novella Leonora, addio!, incentrata tutta sul tema che sarà
poi specificamente proustiano della “gelosia del passato” – e
il punto d’arrivo: lì dove il racconto, pur con le sue poche
pagine appare compatto e perentoriamente letterario, il testo
teatrale si presenta invece scomposto, qua e là chiassoso, quasi
sempre antilirico. Il discorso letterario si decentra continuamente,
lascia il più possibile libero lo spazio teatrale al suo sacerdote
Hinkfuss, controfigura ideale di qualsiasi regista. Il testo così
disposto diventa inclusivo di ogni linguaggio, accoglie e si
appropria di tutti i codici, purché siano “teatrabili”: coro
tragico, epica brechtiana, idillio naturalistico, oratorio, farsa di
costume, pochade. Abbiamo assecondato l’inclinazione del testo:
“darsi” come partitura registica per eccellenza.
Paradossale è anche il fatto che
questo testo, elaborato e portato sulle scene nella Berlino
caratterizzata teatralmente dall’espressionismo e in cui muoveva i
primi passi l’accoppiata Brecht-Weill – e che nelle intenzioni
dell’autore voleva essere un atto polemico nei confronti degli
«eccessi della cosiddetta regie» di stampo tedesco, si risolva poi
nei fatti per una mai vista libertà concessa appunto al regista e
agli attori: a coloro, in sostanza, che fanno lo spettacolo; libertà
che quindi ricade anche sul momento dell’adattamento drammaturgico.
È un’operazione che del resto va
liscia senza ostacoli né forzature: si tratta di un testo costruito
intenzionalmente e anche con una certa astuzia contro qualsiasi
nobiltà autoriale, col divertito masochismo di chi dell’autorialità
conosce tutte le trappole, i sotterfugi, le strategie. Se c’è
infatti una nevrosi che attraversa tutto il dramma è l’odio per il
testo. Il nemico di Hinkfuss non è tanto l’Autore (che viene
considerato tutto sommato un male necessario), quanto la Parola: il
linguaggio verbale come espressione insostituibile e definitiva.
«Così a vento io non vado» si lamenta la Prima Attrice, facendo
scattare l’accusa collettiva: «Si sarà bell’e scritte e messe a
memoria le parole da dire». E il Primo Attore: «Io dirò comunque
quello che debbo dire». E in quel «debbo» risuona la logica che
domina questa drammaturgia: ogni criterio è ammesso, purché non sia
prestabilito – purché si svolga nel qui e ora. Questo testo è
anche un’operazione di macelleria, ogni violenza è un delirio
egotico, la parola che torna più spesso nel monologo iniziale di
Hinkfuss, ossessiva come un tamburo, è «io», un io sempre
avversativo, sempre polemico e in opposizione: «In teatro l’opera
dello scrittore non c’è più. E che c’è allora? La creazione
scenica che n’avrò fatta io…». Così, mentre Pirandello mette
in scena in chiave negativa una figura di regista che si arroga ogni
libertà sul testo, nei fatti, con un’iperbole non sappiamo quanto
consapevole, offre ai futuri registi e attori un materiale scenico
aperto alle interpretazioni più disparate.
Drammaturgicamente parlando, quello di
Hinkfuss è un massacro: prima perpetrato e poi subìto. La sua
preminenza è ribaltata, l’ordine delle cose (ancora una volta,
teatralmente) capovolto: ad ogni cosa risponde presto o tardi un
contrappasso. Si agita in questo testo una specie di furia bipolare.
E una strategia di scandalosa, quasi terroristica oltranza
drammaturgica: enfatizzare fino alla radice tutti i “vizi d’autore”
– il patetico, il cerebrale, il concettoso, il paradossale – per
renderli insostenibili e assurdi – quindi ridicoli. Qualsiasi
oltranza, sembra dimostrare Pirandello come in un teorema, è comica.
E lo strumento di questa oltranza altro non è che il distacco, la
distanza critica, quel ritrarsi rispetto all’azione senza il quale
non si dà alcuna vera conoscenza.
Nello spazio fra primo e secondo
livello del racconto infuria la tempesta dei mezzi teatrali. Questa
sera si recita a soggetto introduce una nozione di «teatro nel
teatro» diversa e nuova rispetto a quella esplosa in Sei personaggi
in cerca d’autore e in Ciascuno a suo modo: il fatto teatrale come
luogo dello spettacolo. Non «teatro nel teatro» ma teatro del
teatro. La distinzione precisa dei due livelli permette così
d’inquadrare questo come il testo più comico di Pirandello e, nel
contempo, il più teorico. Un paradosso che si spiega con quella
libertà tremenda che ci si concede solo quando si è pazzi o quando
si scherza. Se si deragliasse fino a questo punto seriamente, sarebbe
la rivoluzione. Invece è bene che la recita avvenga soltanto per un
tempo stabilito e circoscritto: questa sera, appunto; e a soggetto:
cioè per gioco.
L’incontro
Venerdì 5 febbraio, alle ore 17, nel
Chiostro “Nina Vinchi” di via Rovello 2, in occasione delle
repliche di Questa sera si recita a soggetto, la compagnia incontra
il pubblico. L’ingresso è gratuito con prenotazione a
comunicazione@piccoloteatromilano.it
Al Chiostro del Piccolo torna
l’aperitivo-buffet
Con l’inizio di Questa sera si recita
a soggetto di Pirandello, nuovo spettacolo del Piccolo che terrà la
scena del Teatro Grassi dal 4 febbraio fino al 24 marzo, torna un
servizio molto apprezzato dai frequentatori della sala e del
Chiostro di Via Rovello: l’aperitivo a buffet.
Nel sito bramantesco intitolato a Nina
Vinchi, ch’è un po’ quarto palcoscenico del Piccolo e spazio
polifunzionale, il Caffè Letterario riprende la proposta
dell’aperitivo con tavola calda prima dello spettacolo, disponibile
dalle 18 alle 21. Il pubblico ne ha chiesto il ripristino come
consuetudine a corredo della serata a teatro.
La tournée
Pesaro, Teatro Rossini dal 31 marzo al
3 aprileCesena, Teatro Bonci dal 7 al 10 aprile
Torino, Teatro Carignano dal 12 al 24 aprile
Modena, Teatro Storchi dal 26 al 29 aprile
LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO
Piccolo Teatro Grassi (Largo Greppi –
M2 Lanza)
dal 4 febbraio al 24 marzo 2016
Questa sera si recita a soggetto
di Luigi Pirandello
Questa sera si recita a soggetto
di Luigi Pirandello
adattamento drammaturgico Sandro
Lombardi e Federico Tiezzi
regia Federico Tiezzi
scene Marco Rossi
scene Marco Rossi
costumi Gianluca
Sbicca
luci Gianni Pollini
luci Gianni Pollini
trucco e acconciature Aldo
Signoretti, immagini video Fabio Bettonica
personaggi e interpreti (in ordine di
apparizione)
Dottor Hinkfuss Luigi Lo Cascio
Totina La Croce Valentina
Cardinali
Dorina La Croce Elisa Fedrizzi
Rico Verri Francesco Colella
La Generala Francesca Ciocchetti
Dorina La Croce Elisa Fedrizzi
Rico Verri Francesco Colella
La Generala Francesca Ciocchetti
Mommina La Croce Sandra Toffolatti
Sampognetta Massimo Verdastro
Nenè La Croce Petra Valentini
Nenè La Croce Petra Valentini
Pomàrici Nicola
Ciaffoni
Nardi Gil Giuliani
Nardi Gil Giuliani
Pometti David
Meden
Sarelli Marouane Zotti
La Chanteuse Elena Ghiaurov
Sarelli Marouane Zotti
La Chanteuse Elena Ghiaurov
Mangini / Avventore Cabaret Ruggero
Franceschini
Avventore Cabaret Alessio Genchi
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Foto di scena Attilio Marasco
Salvo diversa indicazione, gli orari
degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30;
mercoledì e venerdì 20.30; domenica
16. Lunedì riposo.
Mercoledì 9 marzo ore 15 (riservata Scuole);
Mercoledì 9 marzo ore 15 (riservata Scuole);
mercoledì 16 marzo ore 15
(riservata Touring Club e Scuole)
Durata: due ore e 50 minuti compreso
intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26
euro
Informazioni e prenotazioni 848800304 -
www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai
protagonisti su www.piccoloteatro.tv
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