IF FESTIVAL INTERNAZIONALE
DI IMMAGINE E FIGURA
IX EDIZIONE
Giunto alla IX edizione IF Festival si
conferma prestigiosa vetrina e occasione unica per vedere a Milano le
migliori produzioni nazionali e internazionali di teatro visuale e di
figura avvicinando gli spettatori ad un nuovo, più vivace,
suggestivo e moderno linguaggio teatrale caratterizzato dalla
commistione tra linguaggi verbali e altri linguaggi artistici, tra
cui il teatro su nero, il teatro con oggetti nelle sue infinite
possibilità di proposta figurativa e musicale, il teatro delle ombre
e quello delle figure animate portate, l’uso di video, performance
e istallazioni.
[…] spettacoli che hanno la capacità
di coinvolgere, divertire, emozionare e, soprattutto, stupire per
bellezza, originalità e inventiva. A IF viene assegnato il Premio
Hystrio-Provincia di Milano, destinato a una realtà operante sul
territorio, per aver creato un festival inedito per la città che,
per la varietà e la qualità delle proposte, ha saputo rapidamente
conquistarsi un pubblico affezionato e partecipe, divenendo un
appuntamento imperdibile non solo per gli appassionati del teatro di
figura.
Una trilogia su Mestre e sul mondo operaio raccontata dal burattinaio Gigio Brunello.
«La prima storia, Vite senza fine, ha al centro il lavoro pratico, il sapere analogico antecedente e opposto al digitale, un mondo nel quale il lavoro significava ‘mani’ e la risoluzione di un problema significava smontare-aggiustare-rimontare. Poi, in occasione dei centocinquantanni dell’Unità d’Italia ho voluto rivedere quei luoghi com’erano all’epoca del Risorgimento, prima delle fabbriche e della grande trasformazione novecentesca. Così ho scritto Teste calde. Mancava la descrizione della Mestre di oggi, quella dei migranti e delle tante lingue, è così nato Lumi dall’alto; così ho realizzato una trilogia sulla città che cambia nel tempo » (Gigio Brunello)
VITE SENZA FINE. Storie operaie del novecento
In scena Gigio Brunello - Sculture di Gigio Brunello
Scenofonia di Lorenzo Brutti
Musiche originali di Gigio Brunello eseguite da David Boato (tromba), Rosa Brunello (contrabbasso) e Marco Ponchiroli (pianoforte)
(Premio Hystrio-Provincia di Milano
2010 a If Festival – Teatro del Buratto)
[…] Come dimostra il meritorio “If”,
festival internazionale di teatro di figura organizzato dal Buratto
che porta a Milano il meglio in circolazione in Europa, dove fanno
sul serio incrociando una tradizione antichissima con le nuove
frontiere della ricerca, della danza, della performance e della
videoarte.
(L’Avanguardia di If di Sara Chiappori – Tutto Milano, La Repubblica – 28 febbraio 2013)
(L’Avanguardia di If di Sara Chiappori – Tutto Milano, La Repubblica – 28 febbraio 2013)
CALENDARIO IF FESTIVAL 2016
dal 18 al 20 febbraio – ore 21.00
Gigio Brunello
TRILOGIA: TEATRO SOPRA LA CITTA’
18 febbraio – VITE SENZA FINE. Storie operaie del novecento
19 febbraio – TESTE CALDE. Storie della sortita
20 febbraio – LUMI DALL’ALTO. Corse
clandestine in città18 febbraio – VITE SENZA FINE. Storie operaie del novecento
19 febbraio – TESTE CALDE. Storie della sortita
Una trilogia su Mestre e sul mondo operaio raccontata dal burattinaio Gigio Brunello.
«La prima storia, Vite senza fine, ha al centro il lavoro pratico, il sapere analogico antecedente e opposto al digitale, un mondo nel quale il lavoro significava ‘mani’ e la risoluzione di un problema significava smontare-aggiustare-rimontare. Poi, in occasione dei centocinquantanni dell’Unità d’Italia ho voluto rivedere quei luoghi com’erano all’epoca del Risorgimento, prima delle fabbriche e della grande trasformazione novecentesca. Così ho scritto Teste calde. Mancava la descrizione della Mestre di oggi, quella dei migranti e delle tante lingue, è così nato Lumi dall’alto; così ho realizzato una trilogia sulla città che cambia nel tempo » (Gigio Brunello)
VITE SENZA FINE. Storie operaie del novecento
Di
Gigio Brunello e Gyula Molnar
In scena Gigio Brunello - Sculture di Gigio Brunello
Scenofonia di Lorenzo Brutti
Musiche originali di Gigio Brunello eseguite da David Boato (tromba), Rosa Brunello (contrabbasso) e Marco Ponchiroli (pianoforte)
Sopra
un lungo tavolo, simile a quelli delle feste popolari, è immaginato
un quartiere operaio di Mestre. Ci sono le case, la chiesa, il filare
di pioppi e gli abitanti che appaiono come statuine di un presepio
laico. La tovaglia di carta è il piazzale asfaltato e allo stesso
tempo lo schermo del cinema all’aperto, ma anche un gran foglio di
quaderno disseminato di calcoli, scarabocchi e schizzi
preparatori.
E questo perché l’anima di tutte le storie dello spettacolo è la meccanica, la curiosità che riempie il tempo inseguendo carrucole, leve, ruote azionate dal vento o dall’acqua cui affidare un pensiero, un verso, una frase che non si fermi.
“Essenzialmente, è un principio della fisica ciò che sembra regolare l’esistenza degli abitanti del Villaggio San Marco e degli operai di Porto Marghera e del Petrolchimico: i protagonisti di questo spettacolo. Così come l’ingranaggio infinito della vite in questione genera un continuo movimento che si ripercuote sull’intera chincaglieria meccanica, ogni esistenza umana si riflette su quella degli altri: Gigio Brunello, in Vite senza fine mette in scena, o meglio, mette in “vita”, il concetto di comunità. Il turnista, il meccanico, il postino, l’infermiera, il maresciallo, l’elettricista, il prete, l’ingegnere: vite di paese, forse anche da strapaese, ma che effettivamente si intersecano l’una con l’altra in quel clima perso nel tempo di quando ci si conosceva un po’ tutti. E poi ci racconta anche un’altra cosa: il lavoro pratico. Vite senza fine è un bell’ amarcord, elegia di un mondo analogico, antecedente e opposto al digitale: un mondo nel quale il lavoro significava “mani”, senza falsa retorica dietrologista, e la risoluzione di un problema significava “smontare-aggiustare-rimontare”. Non algoritmo.
Eppure non è solo una bella nuvola di nostalgia. Scritto da Gigio Brunello per la regia di Gyula Molnar, lo spettacolo è la storia di un posto vero, di nomi e cognomi, e “di conoscenze tecniche, della manualità, della capacità inventiva e artigianale degli operai di Porto Marghera del secolo scorso…”
(Marianna Sassano - Nonsolocinema)
E questo perché l’anima di tutte le storie dello spettacolo è la meccanica, la curiosità che riempie il tempo inseguendo carrucole, leve, ruote azionate dal vento o dall’acqua cui affidare un pensiero, un verso, una frase che non si fermi.
“Essenzialmente, è un principio della fisica ciò che sembra regolare l’esistenza degli abitanti del Villaggio San Marco e degli operai di Porto Marghera e del Petrolchimico: i protagonisti di questo spettacolo. Così come l’ingranaggio infinito della vite in questione genera un continuo movimento che si ripercuote sull’intera chincaglieria meccanica, ogni esistenza umana si riflette su quella degli altri: Gigio Brunello, in Vite senza fine mette in scena, o meglio, mette in “vita”, il concetto di comunità. Il turnista, il meccanico, il postino, l’infermiera, il maresciallo, l’elettricista, il prete, l’ingegnere: vite di paese, forse anche da strapaese, ma che effettivamente si intersecano l’una con l’altra in quel clima perso nel tempo di quando ci si conosceva un po’ tutti. E poi ci racconta anche un’altra cosa: il lavoro pratico. Vite senza fine è un bell’ amarcord, elegia di un mondo analogico, antecedente e opposto al digitale: un mondo nel quale il lavoro significava “mani”, senza falsa retorica dietrologista, e la risoluzione di un problema significava “smontare-aggiustare-rimontare”. Non algoritmo.
Eppure non è solo una bella nuvola di nostalgia. Scritto da Gigio Brunello per la regia di Gyula Molnar, lo spettacolo è la storia di un posto vero, di nomi e cognomi, e “di conoscenze tecniche, della manualità, della capacità inventiva e artigianale degli operai di Porto Marghera del secolo scorso…”
(Marianna Sassano - Nonsolocinema)
11 e 12 marzo – ore 21.00
Piccola Compagnia della Magnolia e Théâtre de l’Épée de Bois – Cartoucherie de Vincennes de Paris
MOLIERE O IL MALATO IMMAGINARIO
Il personaggio Argan e il vero Molière si mescolano sulla scena facendo emergere la voce del commediografo francese e rivelando le realtà complesse che legano lo spettacolo ed il suo creatore, l’attore e la propria vita. Argan si spoglia della maschera della Commedia dell’Arte – in cui il vecchio avaro e ipocondriaco affronta l’universo ridicolo dei medici – e si avvicina a Molière, direttore di troupe e attore che recita gli ultimi istanti della sua vita incarnando questo personaggio.
Piccola Compagnia della Magnolia e Théâtre de l’Épée de Bois – Cartoucherie de Vincennes de Paris
MOLIERE O IL MALATO IMMAGINARIO
Il personaggio Argan e il vero Molière si mescolano sulla scena facendo emergere la voce del commediografo francese e rivelando le realtà complesse che legano lo spettacolo ed il suo creatore, l’attore e la propria vita. Argan si spoglia della maschera della Commedia dell’Arte – in cui il vecchio avaro e ipocondriaco affronta l’universo ridicolo dei medici – e si avvicina a Molière, direttore di troupe e attore che recita gli ultimi istanti della sua vita incarnando questo personaggio.
12 e 13 aprile – ore
21.00
Compagnie Gare Centrale
CONVERSATION AVEC UN JEUNE HOMME
da un’idea di Agnés Limbos
Compagnie Gare Centrale
CONVERSATION AVEC UN JEUNE HOMME
da un’idea di Agnés Limbos
Una donna su una sedia e un giovane
uomo in una foresta. Una gazza sull’albero. Tramonto. Così inizia
il dialogo fra un’anziana signora e un giovane uomo, tra marionette
e danza, un dialogo poetico che indaga la vita e la morte, la
giovinezza e la vecchiaia. Iniziata con la Compagnie Gare Centrale
nel 1984, Agnés Limbos prosegue la sua ricerca artistica sul teatro
d’oggetti e sulla poetica dell’attore/manipolatore.
Prima milanese – spettacolo in lingua originale con sovratitoli
Prima milanese – spettacolo in lingua originale con sovratitoli
10 e 11 maggio – ore 21.00 – PRIMA
NAZIONALE
Stuffed Puppet Theatre
Stuffed Puppet Theatre
THE KING
di Neville Tranter
di Neville Tranter
Cosa porta a un grande successo? Il
talento o la personalità? E’ la fortuna di nascere nel posto
giusto al momento giusto? Oppure è la fortuna di essere circondato
dalle persone giuste? Che cosa significa un grande successo?
Diventare una superstar. Cosa succede quando, un giorno, non puoi più
ignorare che il tempo non è più dalla tua parte, che i giornalisti
non più interessati ai risultati ma al tuo declino, quando il tuo
medico è diventato il suo spacciatore? Può una superstar tornare ad
essere un uomo normale? No, è troppo tardi. Troppo tardi! The King
racconta con la tecnica del pupazzo "portato" a vista −
di cui Neville Tranter è rinomato maestro a livello internazionale −
la storia della caduta di una superstar. Dopo il successo di Vampyr e
Schicklgruber - alias Adolf Hitler, Neville Tranter ritorna al Teatro
Verdi per la nuova edizione di IF Festival.
spettacolo in lingua originale con
sovratitoli
27 e 28 maggio – ore 21.00 – PRIMA
NAZIONALE
Coppelia Theatre
BARBABLU’. DRAMMA PER MARIONETTE
Barbablù è un’opera per marionette
tratta dall’omonimo Puppenspiel del poeta austriaco Georg Trakl.
Opera espressionista di rara forza poetica che riporta alle
ossessioni e temi, come l’incesto e la sessualità, che segnarono
la sua breve vita, raccontati con il supporto anche delle macchine
sceniche e manipolazioni di Coppelia: "Omini, donnette, triste
compagnia come miseri fantocci si muovono davanti alla morte".
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