ALLA SALA UMBERTO DI ROMA
"IL MONDO NON MI DEVE NULLA"
REGIA DI MASSIMO CARLOTTO
Il cuore di Rimini pulsa tranquillo in attesa dell'arrivo chiassoso dei turisti.
Adelmo, un ladro stanco e sfortunato,
nota una finestra aperta sulla facciata di una palazzina ricca e
discreta. La tentazione è irresistibile e conduce l’uomo a
trovarsi faccia a faccia con Lise, la stravagante padrona di casa,
una croupier tedesca in pensione.
Nessuno dei due corrisponde al ruolo
che dovrebbe ricoprire e, in una spirale di equivoci, eccessi e
ironia, si sviluppa un rapporto strano, bizzarro ma allo stesso tempo
complesso e intenso sul piano dei sentimenti.
Adelmo cerca di arginare la precarietà
che lo sta allontanando da un’esistenza normale; Lise, invece, è
convinta di non avere più crediti da riscuotere dal mondo intero e
sogna che Rimini si stacchi dalla terra e vada alla deriva per
l’eternità.
regista assistente Ilaria Genatiempo
scene di Gianluca Amodio
musiche di Paolo Daniele
costumi di Lucia Mariani
disegno luci di Alberto Biondi
disegni di Laura Riccioli
Tel. 06 6794753
www.salaumberto.com
Due personaggi infinitamente lontani,
nulla li accomuna, eppure entrambi cercano il modo di essere compresi
e amati dall’altro.
Dopo Oscura immensità, Il mondo non mi
deve nulla è la nuova pièce teatrale di Massimo Carlotto, prodotta
da Teatro e Società e Accademia Perduta/Romagna Teatri, interpretata
da Pamela Villoresi e Claudio Casadio, con la regia di Francesco
Zecca.
Un testo intenso, una commedia ironica
e amara a ritmo di mambo; una riflessione sul senso che diamo alle
nostre vite, sul peso del caso e della nemesi, sulla libertà di
scelta delle nostre coscienze.
Con PAMELA VILLORESI e CLAUDIO CASADIO
regia FRANCESCO ZECCAregista assistente Ilaria Genatiempo
scene di Gianluca Amodio
musiche di Paolo Daniele
costumi di Lucia Mariani
disegno luci di Alberto Biondi
disegni di Laura Riccioli
Note di regia
Avete mai sentito parlare
dell'attrazione del vuoto? Si dice che sia inspiegabile, perché
tocca corde sopite che hanno a che fare con la coscienza, chiede
attenzione e sensibilità. Quando si parla di vuoto si parla di una
forza centripeta, di uno spazio leggero, impalpabile, di un peso
netto argenteo. Bisogna conoscere le regole della sua attrazione
perché passare da vittima a carnefice è facile, è un gioco di
ruolo in cui si confonde la sottile linea di divisione. E come si
crea il vuoto? Come ci si svuota? Con la morte? In un certo senso sì.
La morte dell’ambizione, la fine di ciò che si chiede a se stessi,
ci si svuota degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si
credevano importanti. Lo fa Lise. Lo fa Adelmo. Uno strumento
dell’altra, necessari e imprescindibili, ma sideralmente distanti.
Perché Lise non si permette un’alternativa. Lei che per tutta la
vita ha vissuto nel lusso, non si permette il lusso più importante,
ingabbiata nella convinzione che “solo i disperati vagano alla
ricerca dell'occasione giusta”.
E in quello scalino appena prima del
vuoto, quando il cuore pare fermarsi e il respiro sospendersi, quando
solo il coraggio può farti vedere cosa c’è oltre, Lise decide di
chiudere gli occhi per sempre. Per Adelmo, invece, quell’istante di
apnea coincide con l’attimo precedente al vagito di una nuova vita.
Pamela Villoresi scava in un personaggio che la vita ha indurito
facendolo vibrare straordinariamente di una fragilità e ironia
commoventi. Guardandola ci si incanta nel suo continuo svelare
di Lise la sensibilità, l’indulgenza e l’amarezza amabilmente
celate sotto un forte velo rosso di testardaggine, inclemenza e
durezza. Pamela porta in scena perfettamente le due facce di
Lise e la muove sul precipizio del vuoto come un ventriloquo fa con
la sua bambola: la guida, la copre, la svela, la zittisce ed infine
la sacrifica.
Claudio Casadio indaga con grande
sensibilità un’anima intrappolata in una vita disperata,
regalandogli poesia e una purezza incantatrice, che rende il suo
personaggio struggente. Restituisce al personaggio di Adelmo
tutta la sua “veracità”, la forza ed il “non arrendersi”
tipico di chi è attaccato alla vita con i denti perché dalla vita
ha avuto ancora troppo poco per mollare gli ormeggi. L’Adelmo di
Claudio è più vitale e popolano che mai e di un popolo lavoratore e
sacrificato porta in scena il riscatto con il buon senso che a volte
viene meno ai più acuti filosofi. L’Adelmo di Claudio è
credibile, concreto, meravigliosamente vivo, acuto e di una
esuberanza necessaria per lasciare spazio alla speranza di una
rinascita. Massimo Carlotto con il suo noir lascia la possibilità di
muoversi in un testo pieno di molteplici opzioni. Il suo testo non
patteggia per nessuno, non salva nessuno è un testo senza vincitori
e senza vinti ma è anche un testo senza Dio che restituisce all’uomo
la chance di guidare i suoi propri fili fino alla
fine. È dunque un testo ideale per un regista che voglia dare
una sua personalissima interpretazione. Di questa battaglia senza
vincitori né vinti, senza eroi, di questo testo in cui da un lato
c’è chi sceglie che il mondo non gli deve più nulla e dall’altro
chi va a prendersi ciò che ancora il mondo gli deve, io ho scelto di
lasciarmi tentare dal vuoto come fa Lise resistendogli come fa
Adelmo. (Francesco Zecca)
SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 RomaTel. 06 6794753
www.salaumberto.com
Martedì ore 21, mercoledì ore 17,
giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21 domenica ore 17
Prezzi da 32€ a 23€
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