AL TEATRO LIBERO DI MILANO
"GL'INNAMORATI"
DA CARLO GOLDONI
Il Teatro Libero inaugura le ospitalità
con un successo della scorsa stagione: “Gl’innamorati” da
Carlo Goldoni, riscritto dal giovane e promettente drammaturgo
Fabrizio Sinisi, il cui “Natura morta con attori” è stato
rappresentato da poco al Piccolo Teatro di Milano all'interno della
rassegna “Trame d'autore”.
“Gl’innamorati” non è
l’attualizzazione dell’omonima commedia dell'autore veneziano, ma
ne è radicale trasposizione contemporanea. Così, pur continuando a
darsi del voi e a usarsi una cortesia smaccatamente
settecentesca, i
protagonisti sono a pieno titolo personaggi dell'oggi. Portano in
scena un amore che è possessione e impazzimento, conflitto tra uomo
e donna, lotta fra l’essere amato reale e il suo fantasma
idealizzato, raccontatoci anche da tanta attualità pop via etere
(dalle scaramucce reality in trasmissioni come “Uomini e Donne”
fino alla narrazione delle estreme degenerazioni in “Amore
Criminale”).
Così la storia viene trasportata in un imprecisato
Meridione, forse più adatto del Veneto a impersonare, oggi, quelle
dinamiche, figure e movimenti esistenziali e sociali, che, già
allora, Goldoni cercava di fotografare e indagare.
Il Sud, infatti,
sembra naturalmente e vocazionalmente portato alla commedia, adagiato
com'è in una situazione storica che pare non offrire sbocchi e che
sembra languire nella fissazione dolorosa e sorniona di un vivere
sempre uguale. E' qui che si trasfigura la lezione di Vassil’eav e
Alschitz; è qui che Fabrizio Sinisi gioca a mixare lingue e
linguaggi, forte dell'intuizione che: “Per parlare realisticamente
dell’amore, un linguaggio solo non basta.
Occorrono tutti i
linguaggi, perché ogni vero amore c’entra con tutto e niente
dell’esperienza gli è estraneo”.
“Gl’innamorati” rappresenta il
primo capitolo del Progetto Goldoni, dedicato alla riscrittura
contemporanea e meridionale della commedia: commedia nel suo senso
brutalmente aristotelico (ossia vicenda che inizia male e finisce
bene, in un’oscillazione di cui il Teatro dei Borgia accentua il
primo polo), ma commedia anche come l’ultima chance per il teatro
di ancorarsi alla crisi e raccontare, alla generazione che lo sta
vivendo, un cambiamento epocale e irreversibile, evidenziando
quanto si stia trasformando il mondo e quanto poco, invece, si stia
modificando l’uomo.
Con Elena Cotugno e Gianpiero Borgia
(anche alla regia)
costumi di Giuseppe Avallone
musiche di Papaceccio mmc
luci di Pasquale Doronzo
scene di Elena Cotugno
foto di scena Raffaella Distaso
Co-produzione Teatro dei Borgia e
Teatri di Bari
Teatro Libero di Milano
via Savona, 10 – 20144 Milano |
www.teatrolibero.it
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