ALLA SALA UMBERTO DI ROMA
"LE OLIMPIADI DEL 1936"
Lo spettacolo, partendo dalla
narrazione di una delle edizioni più controverse dei Giochi
Olimpici, quella del 1936, racconta una storia di sport e di guerra.
Le storie dello sport sono storie di
uomini. Sono storie che scorrono assieme al Tempo dell’umanità,
seguono i cambiamenti e i passaggi delle epoche, a volte li superano.
è capitato a Berlino nel ‘36 quando
Hitler e Goebbels volevano trasformare le loro Olimpiadi, o quello
che credevano che fossero le “loro” Olimpiadi, nell’apoteosi
della razza ariana e del “nuovo corso”.
E invece quelle Olimpiadi costruirono i
simboli più luminosi dell’uguaglianza. Il primo giorno di gara due
atleti neri sul podio del salto in alto: Cornelius Jonshon e Dave
Albritton. Il secondo giorno qualcuno consigliò il fuhrer che non
era più il caso di salutare personalmente gli atleti vincitori di
medaglie. Jesse Owens di medaglie ne vinse addirittura 4, due record
mondiali e un record olimpico, il tutto documentato, in diretta, con
le immagini di Leni Riefensthal. La sua libertà creativa ha
consentito di regalare all’umanità la straordinaria smorfia di
disappunto di Hitler al terzo oro di Owens.
Mentre in quella stessa estate del ‘36
il mondo assisteva in colpevole silenzio alla tragedia della guerra
civile spagnola, e la pace scricchiolava sull’asse Roma Berlino
Tokyo, le Olimpiadi illuminavano il cielo con un’altra storia,
forse la più incredibile. Due atleti giapponesi arrivarono primo e
terzo alla maratona di Berlino. Alla premiazione, mentre ascoltavano
l’inno, la loro testa era china. Non erano giapponesi, erano
Coreani. Il vincitore Sohn Kee-chung, 52 anni dopo, portava dentro lo
stadio di Seul la fiamma olimpica del 1988 indossando come una
seconda pelle la maglia della sua nazione, la Corea. Le storie dello
sport sono storie di uomini, scorrono assieme al tempo, ma a volte lo
fermano, quasi a chiedere a tutti una riflessione, una sospensione.
Le Olimpiadi del 1936: una storia fatta
di tante storie e dentro altre storie.
Noi le raccontiamo all’interno di un
luogo senza tempo, un luogo dimenticato, sospeso tra il sogno e la
realtà. Le raccontiamo con le parole di chi c’era in quei giorni
esaltanti e tremendi, le raccontiamo con lo stile narrativo
incalzante di Federico Buffa, le raccontiamo con la musica e le
canzoni evocative di un’epoca in bilico tra il sogno e la tragedia,
le raccontiamo con le immagini “rivoluzionarie” di Leni
Riefensthal.
Le Olimpiadi del 1936 è uno spettacolo
che miscela differenti linguaggi teatrali per una narrazione civile
emozionale che non trascura gli accenti tragicomici.
In scena oltre Federico Buffa, che
interpreta la parte di Wolgang Fürstner, comandante del villaggio
olimpico, i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane
cantante Cecilia Gragnani, personaggi evocati dal protagonista nel
desiderio di poter rivivere quei giorni e quei luoghi della lontana
estate del 1936, I giorni delle Olimpiadi di Berlino.
“Un buco nella storia, ma noi non ce
ne accorgevamo affatto”
Wolfgang Fürstner, Le Olimpiadi del
1936.
FEDERICO BUFFA – giornalista e
telecronista sportivo per Sky, inizia ad occuparsi di basket negli
anni ’80 ed è tra i massimi esperti italiani di NBA e sport
statunitense. Tifoso del Milan, ha collaborato con il canale tematico
rossonero Milan Channel. Nel 2014 incontra un felice successo di
pubblico con la trasmissione Federico Buffa racconta storie mondiali,
trasmessa su Sky, a cui segue il libro Storie Mondiali, edito da
Sperling & Kupfer, e scritto a quattro mani con il giornalista
Carlo Pizzigoni.
Di Federico Buffa, Emilio Russo, Paolo
Frusca, Jvan Sica
con
ALESSANDRO NIDI pianoforte
NADIO MARENCO fisarmonica
CECILIA GRAGNANI voce
direzione musicale ALESSANDRO NIDI
costume PAMELA AICARDI luci MARIO
LOPREVITE
tecnico luci GIULIANO BOTTACIN foto
LAILA POZZO
regia
EMILIO RUSSO e CATERINA SPADARO
1 – 6 NOVEMBRE 2016
SALA UMBERTO di Roma
Prezzi e orari: da 32 a 23 euro dal
martedì al sabato ore 21, domenica ore 17
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