"DOVE SEI O MUSA?"
SONETTI DI WILLIAM SHAKESPEARE
TRADOTTI DA GIOVANNI CECCHIN
TEATRO DELL'ELFO MILANO
Un viaggio emozionante tra le parole
dei Sonetti di Shakespeare e le musiche di John Dowland, che prendono
corpo attraverso la voce di Elena Russo Arman - qui anche regista - e
la chitarra di Alessandra Novaga, che esegue dal vivo le trascrizioni
di componimenti scritti originariamente per liuto.
In scena voce e chitarra si alternano
in un rimbalzo di emozioni, stati d’animo, allegorie e sentimenti.
L’Amore è protagonista in tutti i
suoi aspetti: è inafferrabile, tradito, tormentoso, ma anche
virtuoso e sublime.
Che si assista alle vicende drammatiche
delle tragedie, che ci si imbatta negli incantesimi del folletto
Puck, che si parli di re e di regine, di corti o di mondi fatati, i
temi affrontati da Shakespeare sono quelli che da sempre coinvolgono
il pensiero dell’uomo: l’amore, la morte, il tempo che fugge.
Tanto dell’animo umano nelle sue pièce, ma nulla di quello del suo
autore.
I suoi sonetti, che si presentano come
una delle raccolte poetiche più misteriose, costituiscono una fonte
di approfondimento dei temi a lui cari, ricca di riferimenti
enigmatici che sembrano condurre a rivelazioni autobiografiche mai
pienamente decodificate.
La tentazione è dunque quella di
rintracciare un po’ dell’animo di Shakespeare all’interno di
questa raccolta di 154 composizioni in rima, scritte tra la fine del
1500 e l’inizio del 1600, pubblicate per la prima volta nel 1609.
La maggior parte dei componimenti è indirizzata a un giovane bello,
forte, raffinato di cui forse Shakespeare era innamorato, fatto che
ha creato non pochi imbarazzi a critici ed editori che hanno persino
tentato, quarant’anni dopo la sua morte, di pubblicare la raccolta
cambiando destinatario da un lui a una lei.
Dove sei, o musa ripercorre, attraverso
22 sonetti e 10 brani musicali, un’ipotetica vicenda dove l’Amore
e l’Amicizia sono narrati con passione e dolcezza. L’Amore,
inizialmente appagato e contraccambiato, rivela ben presto la sua
duplice faccia. Il timore che esso finisca, i patimenti e la gelosia
diventano un tormento di cui il poeta non sa liberarsi.
«La definizione più bella dei Sonetti
del Bardo di sicuro l’ha trovata Wordsworth: ‘La chiave con la
quale Shakespeare ha aperto il suo cuore’. (...) Essi hanno una
lucentezza, una eleganza formale che altri non conoscono. Per
avvicinarsi alla loro grandezza bisogna tornare al Canzoniere di
Petrarca. Il fatto è che essi toccano davvero il nostro cuore. E
dell’amore tutto approfondiscono. La passione, ma anche le
illusioni, i tradimenti e le ferite della separazione. La loro
lettura apre orizzonti infiniti, ma forse ancora di più se ne coglie
la magia se li ascoltiamo «recitati» dal vivo come avviene da parte
di Elena Russo Arman alla Sala Bausch dell’Elfo».
Domenico Rigotti, Avvenire
Musiche di John Dowland
regia di Elena Russo Arman
con Elena Russo Arman (voce),
Alessandra Novaga (chitarra)
scene di Eva Angeloro e Andrea
Delorenzi,
finalisti del progetto Dove sei, o musa
in collaborazione con la Scuola di Scenografia dell'Accademia di
Brera nell'ambito del progetto "Shakespeare - 400 anni - il
backstage" sostenuto da Fondazione Cariplo
luci di Roberta Faiolo
produzione Teatro dell'Elfo
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