"FEDRA LA TRAGEDIA DEL FURORE"
AL PICCOLO DI MILANO
Attraverso Seneca ed Euripide, Andrea
De Rosa
racconta il delirio d’amore come dono
divino
Mercoledì 15 febbraio, al Chiostro di
via Rovello, incontro con la compagnia
Minimale, carnale, onirico, chirurgico
e passionale, Fedra consegna alla scena una delle più profonde
indagini sull’uomo, quella sull’eros, irriducibile e insondabile.
Con Fedra, Andrea De Rosa trona a
rivolgere la sua attenzione all’universo dei classici e del mito,
continuando un suo percorso di ricerca e sperimentazione che
scandaglia la modernità di testi senza tempo. De Rosa li attraversa
con capillare intarsio della parola e con spirito innovativo
nell’utilizzo di linguaggi sonori, musicali e multimediali,
producendo immagini, azioni, relazioni che trovano carne e voce in un
attore insieme classico e viscerale.
Sul piano tematico, viene riproposto,
come in altri suoi lavori, il nodo di un amore inteso come pulsione
accecante, archetipo da rintracciare nelle drammaturgie più
sedimentate del repertorio teatrale occidentale. Così è anche per
la figura di Fedra, che egli affronta attraverso l’opera di Seneca,
in un dialogo originario e frontale con Euripide: se l’autore
latino riscrive il mito greco liberandolo dal legame con il fato e
dal disegno degli dei, consegnandolo in questo modo alla
responsabilità dell’uomo, De Rosa ritrova, attraverso la fonte
greca, un dialogo con le divinità, per contemplare la smisuratezza
di forze che sovrastano l’uomo.
«La potenza del dio serve sia a
Euripide che a Seneca per spiegare e descrivere la natura misteriosa
e potentissima dell’innamoramento fatale, una forza caotica che ci
travolge facendoci perdere l’orientamento e ci trascina
letteralmente fuori di noi stessi – scrive il regista, Andrea De
Rosa –. Attribuire quella potenza a un dio vuol dire, ancora oggi,
per noi, riconoscere qualcosa che non è sotto il controllo della
volontà e del raziocinio. È questo il motivo per cui restiamo
ancora ammaliati e terrorizzati nel vedere Fedra allontanarsi sempre
di più in un territorio dal quale non riuscirà a tornare più
indietro, attratta da una forza imponderabile e misteriosa».
Fedra, sposa del re di Atene Teseo,
arde di passione amorosa per il di lui figlio di primo letto,
Ippolito. Il giovane, discendente della regina delle amazzoni,
attratto dalla promessa d’innocenza insita nella natura, devoto
alla caccia e distaccato dai legami familiari, respinge l’offerta
della regina, che mediterà contro di lui una feroce vendetta di cui
sarà artefice l’ignaro Teseo. La tragedia si compie fino alla
morte violenta di Ippolito e al suicidio di Fedra.
Nella visione di De Rosa, Fedra e
Ippolito appaiono come due figure in fuga ognuna dalla propria
gabbia, sia essa determinata dai ruoli di un matrimonio nel quale
l’amore occulto non trova asilo, sia quella dei vincoli della città
opposti all’atavica attrazione per la caccia. Entrambi mossi da un
eccesso di passione, i due protagonisti si fanno carico di un destino
invincibile e rovinoso, che si compie senza alcuna catarsi.
«Fedra ama tragicamente ma l’amore
si manifesta come possessione – continua De Rosa –. La parola
latina che Seneca adopera più spesso per descrivere lo stato d’animo
di Fedra è furor, che significa pazzia ma anche, e in misura
ugualmente importante, passione violenta, delirio amoroso, desiderio
sfrenato. Comunque la si intenda, questa parola ci introduce a una
visione dell’amore che ci invita a cancellare con forza le
incrostazioni romantiche e sentimentali che su questo tema si sono
depositate. Qui l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da
cui si viene posseduti, qualcosa che viene da fuori, qualcosa di
profondamente estraneo, come un virus che inizia a riprodursi nel
nostro corpo senza il nostro assenso».
La scrittura di Seneca, moderna, non
realistica, scandita per monologhi, indaga il mistero di un eros che
non trova espressione nel pudore e si confonde con la follia.
Integrato con brani dalle lettere dello stesso Seneca e dall’Ippolito
di Euripide, lo spettacolo sonda la complessità delle forze insite
nell’umano, nel momento in cui scompare la determinazione degli dei
lasciando spazio a quel nucleo di istinti oscuri e contraddizioni
profonde che è l’inconscio: la voce di Fedra è dominata da una
forza che la spinge a uscire da sé e al contempo la frena, la sua
volontà coincide con ciò che lei stessa non vuole.
In un gioco registico che cristallizza
e riordina questa materia incandescente, viene posta al centro della
scena una sorta di “scatola nera” – in forma di teca
trasparente, livida e accecante – che registra e rivela ciò che è
più vero del vero, e per questo impenetrabile. Una selva di
microfoni ad asta raccoglie le parole dell’unica dea cui De Rosa dà
accesso, una figura enigmatica, fiammeggiante e sarcastica,
un’Afrodite ferita che rivendica il proprio ruolo fatale. E una
popolazione di maschere neutre abita l’Ade tutt’intorno.
Conclude il regista: «Sono sempre
affascinato dalle storie dominate da una componente oscura e quando
si lavora sul “mito”, ci si trova sempre davanti a questo tipo di
forze, potenti e misteriose (“Il mistero del mito – come scrive
Karol Kerenji – deve essere sperimentato, venerato; deve entrare a
far parte della nostra vita”). Siamo noi a studiare questi
personaggi, ma poi, all’improvviso, la prospettiva si ribalta e
sembra che siano loro che ti stanno guardando. Non si tratta di uno
sguardo qualunque. Di fronte a Fedra, Teseo, Ippolito, sembra che
nessuno sia mai arrivato a guardarti così in profondità».
Lo spettacolo ha vinto il Premio della
Associazione Nazionale Critici nel 2016.
L’incontro
Mercoledì 15 febbraio, ore 17, al
Chiostro di via Rovello, si terrà un incontro, aperto al pubblico,
dal titolo “Variazioni sul mito: Fedra”. Interviene la compagnia
dello spettacolo insieme a Chiara Torre (Università degli Studi di
Milano) e Alfredo Casamento (Università degli Studi di Palermo) per
approfondire il concetto di ‘ripensare’ i classici, valutarne il
significato, l’universalità, le contaminazioni con il presente.
Ingresso gratuito con prenotazione sul sito www.piccoloteatro.org
LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio/Cairoli), dal 14 al 26 febbraio 2017
Fedra dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)
adattamento e regia Andrea De Rosa
con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi,
Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci
scene e costumi Simone Mannino, luci
Pasquale Mari, suono Gup Alcaro
produzione Emilia Romagna Teatro
Fondazione, Fondazione Teatro Stabile di Torino
Orari: martedì, giovedì e sabato,
19.30; mercoledì e venerdì, 20.30; domenica, 16. Lunedì riposo.
Durata: 75 minuti
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26
euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889
- www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai
protagonisti su www.piccoloteatro.tv
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