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martedì 28 marzo 2017

OMBRA CANZONI DELLA CUPA 
E ALTRI SPAVENTI
VINICIO CAPOSSELA PIANOFORTE BAND 
E OMBROGRAFI IN CONCERTO
DAL 27 FEBBRAIO 2017 NEI TEATRI

“Canzoni della Cupa” mi ha dato la possibilità di declinare due concetti che sono alla base della condizione umana, la polvere e l’ombra. Lo spettacolo Polvere si è svolto all’aperto, in una specie di campo di stoppie, un’evocazione insieme ancestrale, agreste e di frontiera. Ora, al chiuso dei teatri, iniziamo ad avventuraci nella zona dell’Ombra, zona meno definita, dove il materico scompare per lasciare il campo alla proiezione dell’inconsistente.


Viviamo nell’illuminazione violenta e artificiale, abbiamo perso i mezzi toni, le ombre sono fisse, nude e nitide...per questo vogliamo restituire il tremore alle ombre, la loro mobilità fragile. Perché l’Ombra non ci segue, ci spinge. È lei a coprire noi calpestandoci.
Perdere l’ombra è perdere l’anima...è passare dal neon accecante della vita al nulla della morte. Abbiamo bisogno della nostra Ombra per farci interi. È un viaggio, un’impresa per completare il cerchio, questo riconoscimento. Una rivoluzione come fa ogni giorno la terra girando attorno al sole.

L’Ombra è come una grande scatola in cui abbiamo buttato fin da bambini le cose che abbiamo temuto di mostrare. L’inconscio personale e quello collettivo stanno in questa grande scatola. Un’Ombra che non nasconde ma rivela: sentimenti, assenze, malebestie, animali totemici, radici, proiezioni, ritrovamenti, defunti, archetipi, draghi, duplicità, governi, personalità. Ogni volta che una passione ci proietta oltre noi stessi essa genera un’Ombra…l’Ombra, questo confine labile tra luce e tenebra, tra coscienza e incoscienza. Tra sogno e consapevolezza.

In questa ipnosi si propone di trasportarci questo spettacolo. A mezzo di strumenti ad arco e a corde, a mezzo di ombrografi, generatori d’ombre a valvole e manuali. Un concerto per umbrafili, alla corte di Ipnos, il sonno che incanta. Uno stato ipnotico in cui è consentito addormentarsi, o uscire da sé, ma non usare uno smartphone.
Vinicio Capossela

Il 17 gennaio è partito il periodo dell'Ombra. Cos'è e cosa succede in questo tempo?
L’Ombra ci accompagna sempre, ma in questo viene a proiettarsi dalla luce della ribalta dal 25 febbraio fino ad aprile nel tour dei concerti teatrali ad essa dedicati. E’ un’Ombra lunga che parte dalla pubblicazione lo scorso maggio di un lavoro di decennale gestazione, le “canzoni della Cupa”. La Cupa è appunto un luogo dove la luce del sole arriva poca e traversa. Un dirupo di rovi dove trovano riparo le creature che non amano chiarirsi allo sguardo e si fanno vedere da uno solo alla volta e per questo generano leggende, storie generalmente conosciute, ma non verificabili. Quel patrimonio di creature che trovano habitat nel cosiddetto folclore popolare che è un po’ la scatola del nostro inconscio collettivo. Al lavoro della terra, della radice, alla sua sedimentazione nel nostro inconscio, di quel peso dell’Ombra culturale che ci portiamo radicato ai piedi, è costituito il disco.

Cosa rappresenta l’Almanacco dell’Ombra?
Il tema dell’ombra è un giacimento smisurato. Ovunque si faccia un buco sortisce un fiotto nero. Abbiamo invitato chi ne abbia voglia a condividere ricerche, pensieri, notizie, come in una grande caccia all’Ombra. L’Ombra sta davvero attaccata a ognuno in modo diverso e personale. Nel settecento andava di gran moda farsi imprimere la siluette, quasi come una fotografia dell’invisibile. Si teorizzava anche la divinazione di quel profilo: leggere la macchia nera della propria figura come si legge la mano, o il cielo o i tarocchi. Cercheremo di fare qualcosa del genere, se possibile anche in teatro. Sono sempre divertenti i nostri tentativi di scoprire i disegni del destino.

A febbraio inizia la seconda parte del tour. Quali sono le differenze con le date estive?
“Canzoni della cupa” è un lavoro doppio. E’ fatto di due dischi: “Polvere” e “Ombra”, che è un po’ quello di cui è fatto l’essere umano. Negli spazi aperti, la scorsa estate abbiamo messo sul palco la Polvere. Abbiamo cominciato il primo maggio con i Calexico, la band più polverosa in circolazione e poi abbiamo proseguito con le trombe dei mariachi Mezcal, i tamburi cupa-cupa di Tricarico, chitarre e voci di “femmine” come Enza Pagliara, in una scenografia fatta di stoppie di grano.
Per l’Ombra siamo nella stagione invernale, al chiuso del teatro. La scenografia è fatta dalle Ombre di Anusc Castiglioni e dalle luci di Loic Hamelin. Dai teli, dalle sagome, dai rami d’albero che nell’ombra possono diventare lupi. Dalla luce del plenilunio e dai riflessi del fuoco nella grotta. Dalle ombre che proiettiamo noi stessi. L’Ombra ci parla a più livelli. Per questo abbiamo diviso lo spettacolo in quattro quadri dove ci addentriamo ne il selvatico, l’archetipo, lo specchio e il paese. La band è diversa e anche il repertorio. Dove c’erano trombe ora ci sono violini, corde, tamburi a cornice, pianoforte e poi il ritorno del principe del Teremin e delle sue diavolerie, Vincenzo Vasi.

Cosa sono gli “altri spaventi” menzionati nel titolo del tour?
Vecchie conoscenze… il minotauro, il ciclope, i mostri che albergano dentro noi stessi e che vivono nell’ombra. Ma soprattutto la cosa più spaventosa…noi stessi, la nostra ombra interiore. Perché, come dice il mio amico pescatore d’ombre Jacopo Leone, la luce rivela il viabile, l’ombra rivela l’invisibile.

Nelle precedenti date c'era una scenografia “importante”, quasi teatrale. Ora, in teatro, cosa ci sarà in scena?

Da molti anni cerchiamo di allestire i concerti di tour legati a un disco in modo da evocare e dare corpo all’immaginario dell’opera. A partire da “Canzoni a manovella”, che abbiamo allestito proprio a Cascina, e per questo è bello ritornarci, abbiamo messo in scena aquari, soffitte patafisiche, circo romano, costole di balena, palestre di rebetiko, freak show. Ora andiamo nel gabinetto delle ombre. Nel foyer sarà anche disponibile una cabina per chi voglia farsi fotografare l’ombra dal viso. La parte evanescente di noi stessi, la più misteriosa e nostra, perché, come scriveva Wilde, “l’Ombra non è ombra del corpo, ma corpo dell’anima”. Quindi è meglio iniziare a farci caso, per evitare che sparisca calpestata dai nostri piedi. Buon divertimento.

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