OMBRA CANZONI DELLA CUPA
E ALTRI SPAVENTI
VINICIO CAPOSSELA PIANOFORTE BAND
E OMBROGRAFI IN CONCERTO
DAL 27 FEBBRAIO 2017 NEI TEATRI
“Canzoni della Cupa” mi ha dato la
possibilità di declinare due concetti che sono alla base della
condizione umana, la polvere e l’ombra. Lo spettacolo Polvere si è
svolto all’aperto, in una specie di campo di stoppie, un’evocazione
insieme ancestrale, agreste e di frontiera. Ora, al chiuso dei
teatri, iniziamo ad avventuraci nella zona dell’Ombra, zona meno
definita, dove il materico scompare per lasciare il campo alla
proiezione dell’inconsistente.
Viviamo nell’illuminazione violenta e
artificiale, abbiamo perso i mezzi toni, le ombre sono fisse, nude e
nitide...per questo vogliamo restituire il tremore alle ombre, la
loro mobilità fragile. Perché l’Ombra non ci segue, ci spinge. È
lei a coprire noi calpestandoci.
Perdere l’ombra è perdere
l’anima...è passare dal neon accecante della vita al nulla della
morte. Abbiamo bisogno della nostra Ombra per farci interi. È un
viaggio, un’impresa per completare il cerchio, questo
riconoscimento. Una rivoluzione come fa ogni giorno la terra girando
attorno al sole.
L’Ombra è come una grande scatola in
cui abbiamo buttato fin da bambini le cose che abbiamo temuto di
mostrare. L’inconscio personale e quello collettivo stanno in
questa grande scatola. Un’Ombra che non nasconde ma rivela:
sentimenti, assenze, malebestie, animali totemici, radici,
proiezioni, ritrovamenti, defunti, archetipi, draghi, duplicità,
governi, personalità. Ogni volta che una passione ci proietta oltre
noi stessi essa genera un’Ombra…l’Ombra, questo confine labile
tra luce e tenebra, tra coscienza e incoscienza. Tra sogno e
consapevolezza.
In questa ipnosi si propone di
trasportarci questo spettacolo. A mezzo di strumenti ad arco e a
corde, a mezzo di ombrografi, generatori d’ombre a valvole e
manuali. Un concerto per umbrafili, alla corte di Ipnos, il sonno che
incanta. Uno stato ipnotico in cui è consentito addormentarsi, o
uscire da sé, ma non usare uno smartphone.
Vinicio Capossela
Il 17 gennaio è partito il periodo
dell'Ombra. Cos'è e cosa succede in questo tempo?
L’Ombra ci accompagna sempre, ma in
questo viene a proiettarsi dalla luce della ribalta dal 25 febbraio
fino ad aprile nel tour dei concerti teatrali ad essa dedicati. E’
un’Ombra lunga che parte dalla pubblicazione lo scorso maggio di un
lavoro di decennale gestazione, le “canzoni della Cupa”. La Cupa
è appunto un luogo dove la luce del sole arriva poca e traversa. Un
dirupo di rovi dove trovano riparo le creature che non amano
chiarirsi allo sguardo e si fanno vedere da uno solo alla volta e per
questo generano leggende, storie generalmente conosciute, ma non
verificabili. Quel patrimonio di creature che trovano habitat nel
cosiddetto folclore popolare che è un po’ la scatola del nostro
inconscio collettivo. Al lavoro della terra, della radice, alla sua
sedimentazione nel nostro inconscio, di quel peso dell’Ombra
culturale che ci portiamo radicato ai piedi, è costituito il disco.
Cosa rappresenta l’Almanacco
dell’Ombra?
Il tema dell’ombra è un giacimento
smisurato. Ovunque si faccia un buco sortisce un fiotto nero. Abbiamo
invitato chi ne abbia voglia a condividere ricerche, pensieri,
notizie, come in una grande caccia all’Ombra. L’Ombra sta davvero
attaccata a ognuno in modo diverso e personale. Nel settecento
andava di gran moda farsi imprimere la siluette, quasi come una
fotografia dell’invisibile. Si teorizzava anche la divinazione di
quel profilo: leggere la macchia nera della propria figura come si
legge la mano, o il cielo o i tarocchi. Cercheremo di fare qualcosa
del genere, se possibile anche in teatro. Sono sempre divertenti i
nostri tentativi di scoprire i disegni del destino.
A febbraio inizia la seconda parte del
tour. Quali sono le differenze con le date estive?
“Canzoni della cupa” è un lavoro
doppio. E’ fatto di due dischi: “Polvere” e “Ombra”, che è
un po’ quello di cui è fatto l’essere umano. Negli spazi aperti,
la scorsa estate abbiamo messo sul palco la Polvere. Abbiamo
cominciato il primo maggio con i Calexico, la band più polverosa in
circolazione e poi abbiamo proseguito con le trombe dei mariachi
Mezcal, i tamburi cupa-cupa di Tricarico, chitarre e voci di
“femmine” come Enza Pagliara, in una scenografia fatta di stoppie
di grano.
Per l’Ombra siamo nella stagione
invernale, al chiuso del teatro. La scenografia è fatta dalle Ombre
di Anusc Castiglioni e dalle luci di Loic Hamelin. Dai teli, dalle
sagome, dai rami d’albero che nell’ombra possono diventare lupi.
Dalla luce del plenilunio e dai riflessi del fuoco nella grotta.
Dalle ombre che proiettiamo noi stessi. L’Ombra ci parla a più
livelli. Per questo abbiamo diviso lo spettacolo in quattro quadri
dove ci addentriamo ne il selvatico, l’archetipo, lo specchio e il
paese. La band è diversa e anche il repertorio. Dove c’erano
trombe ora ci sono violini, corde, tamburi a cornice, pianoforte e
poi il ritorno del principe del Teremin e delle sue diavolerie,
Vincenzo Vasi.
Cosa sono gli “altri spaventi”
menzionati nel titolo del tour?
Vecchie conoscenze… il minotauro, il
ciclope, i mostri che albergano dentro noi stessi e che vivono
nell’ombra. Ma soprattutto la cosa più spaventosa…noi stessi, la
nostra ombra interiore. Perché, come dice il mio amico pescatore
d’ombre Jacopo Leone, la luce rivela il viabile, l’ombra rivela
l’invisibile.
Nelle precedenti date c'era una
scenografia “importante”, quasi teatrale. Ora, in teatro, cosa ci
sarà in scena?
Da molti anni cerchiamo di allestire i
concerti di tour legati a un disco in modo da evocare e dare corpo
all’immaginario dell’opera. A partire da “Canzoni a manovella”,
che abbiamo allestito proprio a Cascina, e per questo è bello
ritornarci, abbiamo messo in scena aquari, soffitte patafisiche,
circo romano, costole di balena, palestre di rebetiko, freak show.
Ora andiamo nel gabinetto delle ombre. Nel foyer sarà anche
disponibile una cabina per chi voglia farsi fotografare l’ombra dal
viso. La parte evanescente di noi stessi, la più misteriosa e
nostra, perché, come scriveva Wilde, “l’Ombra non è ombra del
corpo, ma corpo dell’anima”. Quindi è meglio iniziare a farci
caso, per evitare che sparisca calpestata dai nostri piedi. Buon
divertimento.
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