TEATRO LIBERO DI MILANO
"MADAME BOVARY"
CON CHIARA FAVERO
Non un semplice adattamento del romanzo di Gustave Flaubert
ma una scrittura originale. “Ho osato una riscrittura radicale”, dice l'autore.
“Ho imprigionato Emma nel momento del suicidio. L’ho lasciata da sola, a morire
sulla scena per un’ora. Volevo farla parlare liberamente, perché volevo
dissezionarla ed estrarne il cuore: il suo desiderio di essere altrove, di
vivere un’altra vita, di essere qualcun altro.”
Perché Madame Bovary? “Quando ho cominciato a scriverlo”,
continua Luciano Colavero, “questo testo non era Madame Bovary. Era solo un
breve monologo nato dalla lettura di Consumo dunque sono di Zygmunt Bauman, un
saggio molto interessante che individua nella nostra società una vera e propria
fame di felicità che il consumismo tiene in vita all’infinito senza mai
soddisfarla. Su questo tema avevo qualcosa da dire. Ho capito solo in un
secondo momento che quel materiale poteva dialogare con il romanzo di
Flaubert.”
La Bovary che vediamo in scena è un essere umano in gabbia,
che non può mai raggiungere ciò che desidera. Chiara Favero è intrappolata in
una pedana lunga quattro metri e larga 50 centimetri . Un
palcoscenico troppo stretto per recitare, dal quale non scende mai per tutta la
durata dello spettacolo. Messo in queste condizioni il corpo dell’attrice non
può mai essere del tutto al sicuro, vuole istintivamente cambiare la sua
condizione, vuole fuggire. Ma non può fuggire.
“Quando immagino madame Bovary”, conclude il regista, “vedo
una donna che ha fame, vedo una donna drogata di desiderio. La sua droga non
sono gli oggetti, la sua droga è l’immagine, la visione, il sogno di ciò che
non possiede. Lei vede qualcosa che non ha, lo desidera e corre. Il desiderio
l’avvelena, ma nello stesso tempo la rende viva. Lei vuole l’impossibile e
questo la rende viva. Di fronte a lei, alle spalle del pubblico, c’è un
obiettivo che non può raggiungere, e in mezzo un marito, degli amanti, una vita
che si deve spostare, togliere di mezzo per farle raggiungere ciò che desidera:
morire e, insieme, vivere a Parigi.”
Stralci di rassegna stampa
“Più che un monologo, si tratta del diario di un martirio
claustrofobico. Colavero essicca Flaubert in una versione contemporanea e
minimale di Bovary, riuscendo a condensare – e far ugualmente esplodere – il
dramma su una panca/non luogo beckettiano che è simultaneamente vetrina,
galera, rifugio, trampolino pronto per il salto decisivo e patibolo
d’esecuzione. Di cui la stessa Bovary – una convincente Chiara Favero – è
l’artefice. L’ultima cosa che sentiamo, prima del buio finale, è un microfono
che amplifica il battito affannato del suo cuore”.
Francesca Saturnino – La Repubblica

Rita Borga – Krapp's Last Post
“Costretta per tutto il tempo a muoversi su uno stretto e
lungo praticabile perpendicolare alla platea, un corridoio nel vuoto senza
alcuna uscita, l’attrice costruisce con precisione le azioni fisiche che la
portano a contorcersi sull'orlo della ribalta negli spasmi causati dal veleno,
a volteggiare col suo pastrano nero nell’episodio del ballo, a lanciarsi in
fughe impossibili. [...] E il dramma del desiderio rifiuta di chiudersi in
rimpianto per tramutarsi in una estrema affermazione di libertà”.
Fernando Marchiori – Venezia Musica e dintorni
“L’Emma Bovary interpretata da Chiara Favero non sembra
affetta da alcun paradigmatico bovarismo: la noia che la affligge non è più la
deformazione angosciosa di un sogno da ceto medio, bensì una fame di vita popolana
e popolare, una confusa voracità primitiva. È un’ingordigia che divora lo
spazio, che la fa muovere ferina come un animale in cattività, è una pulsione
che le agita le membra e le ubriaca la voce, e che sembra essere il riflesso di
un caos suburbano contemporaneo, piuttosto che della quieta sonnolenza della
campagna francese”.
Alessandro Iachino – Teatro e Critica
Note di regia
“Nel nostro spettacolo Emma entra correndo. La sua casa è
vuota. Per pagare i suoi debiti hanno sequestrato tutto. Hanno messo le mani
dappertutto. Hanno portato via tutto. Sul palco c’è solo una pedana lunga e
stretta. Nient’altro. Una semplice pedana di legno e ferro che forse è un
corridoio. Ma anche un confine, una lama di rasoio, una passerella, un
trampolino, un luogo da cui spiccare il volo, una fessura attraverso cui
infilarsi e scivolare via, un sentiero da percorrere fino in fondo, un
palcoscenico che è troppo stretto per recitare e dal quale si potrebbe cadere
in ogni istante.
Penso spesso che Emma Bovary, oggi, non sarebbe diversa da
molti di noi. La sua fuga nell'impossibile, i suoi desideri irrealizzabili, la
sua compulsione al consumo, tutto questo lo conosciamo anche noi. Anche oggi si
è raramente felici di ciò che si è. Si desidera spesso avere di più, oppure di
meno, di ciò che si ha. Per cambiare, per essere diversi si compra un'infinità
di cose inutili. E spesso non si può pagare, non si arriva a pagare, ma si
continua a comprare, perché non si corrisponde ancora all'immagine che si
vorrebbe avere di sé, perché mentire su se stessi, sul proprio ruolo, sulle
proprie ricchezze, sui propri titoli è molto più facile che essere
semplicemente se stessi.
È in questo modo che Emma ha finito per perdere tutto. E
proprio in questo frangente noi la incontriamo, quando tutto è già successo”.
Luciano Colavero
LUCIANO COLAVERO
Regista e drammaturgo, dopo essersi diplomato come regista
all'Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” collabora con Peter
Stein come “dramaturg” ed è assistente alla regia (dal 2005 al 2010). Tra i
riconoscimenti ricevuti il Premio Internazionale Ennio Flaiano (2000) e il
Premio Selezione Campiello Giovani (1996). È stato finalista al Premio Platea
(2016), al Premio Riccione (2001, 2007) e al Premio Patroni Griffi (2006).
Realizza regie per l’INDA di Siracusa, l'ERT di Modena, il TAU l'AMAT e il
Teatro Stabile delle Marche, il CRT e il CRT Artificio di Milano. I suoi testi
e i suoi spettacoli vanno in scena in Germania, Austria, Brasile, Messico, Grecia,
Spagna, Albania, Tunisia. Nel 2012
ha fondato con Chiara Favero la compagnia Strutture
Primarie.
CHIARA FAVERO
Attrice, si forma presso la “School After Theatre” diretta
da Jurij Alschitz in collaborazione con l’istituto G.I.T.I.S. di Mosca. Studia
con Tage Larssen e Donald Kitt all'Odin Teatret di Holstebro e con Michele
Abbondanza, Renato Gatto, Toni Cafiero, Serena Sinigaglia. Lavora con Adriano
Jurissevich, Giampaolo Gotti, Fabio Cherstich, Luciano Colavero. Ha studiato
anche danza classica e contemporanea con Laura Boato, Nicoletta Cabassi e
Silvia Gribaudi. Nel 2012 ha
fondato con Luciano Colavero la compagnia Strutture Primarie.
Scritto e diretto da Luciano Colavero
con Chiara Favero
scenografia Alberto Favretto e Marcello Colavero
suono Michele Gasparini
luci Elisa Bortolussi
costumi Stefania Cempini
produzione Strutture Primarie
vincitore STAZIONI DI EMERGENZA – ATTO VI
In una piccola striscia di spazio che può percorre solo
andando avanti e indietro, Emma vive la sua fuga immaginaria
DATE E ORARI:
da sabato 18
a giovedì 23 novembre 2017
domenica ore 16.00, giorni feriali e sabato ore 21.00
biglietti: interi 18 euro, ridotti 13 euro
INFO BIGLIETTERIA:
biglietteria@teatrolibero.it
telefono: 02.8323126
www.teatrolibero.it
Pr acquisto online: https://www.teatrolibero.it/madamebovary
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