"APPUNTI PER ORESTEA NELLO SFASCIO"
TESTO E REGIA DI TERRY PATERNOSTER
SPAZIO MATTA – PESCARA
Rassegna Teatro d'Autore e altri linguaggi
giovedì 15 / domenica 18 marzo
TEATRO BRANCACCINO - ROMA
Sinossi
Oreste torna a casa dopo un lungo confinamento imposto dalla
madre a causa della sua omosessualità marchiata a pelle. Dopo anni di esilio
forzato, Oreste è costretto a rivedere la sua famiglia per via di un terribile
e inaspettato evento: la morte di suo padre, scomparso prematuramente in
circostanze poco chiare. Oreste ritrova sua madre devastata dal peso dei debiti
e dell’usura, e per di più precipitata in un totale sfascio di valori. Grazie
al confronto con sua sorella, la sua percezione del senso della vita subirà un
mutamento, che lo porterà alla riscoperta di una nuova identità. Un evento
inaspettato scoperchierà la coltre del silenzio, che l’ha tenuto buono per
troppo tempo, rivelandosi in un orrendo e tragico atto finale. “Orestea nello
sfascio” racconta le derive della nostra società, corrotta e rassegnata; ed è
ambientata nel cuore dell’Altra Terra dei Fuochi, dove Elettra e Oreste sono al
centro di un intrigo di scandali sessuali, omicidi mafiosi e rifiuti tossici.
“Orestea nello sfascio” nasce da un percorso di ricerca che
si è sviluppato attraverso tappe di laboratorio-residenza, presso il
Dipartimento di Arti visive, Performative e Mediali dell'Università di Bologna
(DAMS), il CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia,
L’Università LA SAPIENZA di Roma e l’Università dell’Aquila, con il fine di
approfondire, di volta involta, nuovi risvolti del rapporto tra il Mito e i
suoi riverberi nel contemporaneo.
SPAZIO MATTA Via Gran Sasso 35, Pescara
sab ore 21 - dom ore 17.30 | Biglietto: € 10 | Tel +39 393 9350933 |
organizzazione@florianteatro.it
TEATRO BRANCACCINO Via Mecenate 2, Roma
giov / sab ore 20.00 - dom ore 18.45 | Biglietto: €14,00 |
Tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it
www.internoenki.com
info@internoenki.com
NOTE DI REGIA
Il tema
"Orestea nello sfascio” è un affondo nella materia
drammatica dell'unica trilogia tragica a noi pervenuta, l'Orestea di Eschilo.
Addentrandomi tra le fila di un'opera capitale per la letteratura drammatica
mondiale, non ho voluto riproporre necessariamente un'ulteriore e aproblematica
interpretazione della fabula (l'orrendo ciclo di delitti che culminano con la
pazzia di Oreste), ma penetrare nella decadenza dell'inconscio collettivo, in
cui si inserisce lo sfascio e la crisi di valori della nostra società. È da qui
che muove il progetto, proponendosi di sondare, attraverso la prassi teatrale,
la relazione di un'intera collettività con la crisi sociale, politica ed
economica. L’intento finale è dunque di interrogare il nostro reale, per
provare a capire cosa si cela dietro la precarietà delle emozioni che
asfissiano il nostro quotidiano, per smuovere l'indifferenza e pilotarla verso
il cambiamento.
La macchina teatrale
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Ho desiderato fortemente proseguire, con questo progetto, il
percorso di ricerca iniziato con “MEDEA BIG OIL”, spettacolo vincitore della
XIV ed. del Premio Scenario per Ustica, riconfermando la mia vocazione per
l’indagine di matrice antropologica, con l’intento di analizzare, da un nuovo
punto di vista, il comportamento socio-culturale di una famiglia che cade in
rovina schiacciata dal peso dei debiti. Anche qui, la madre è una figura chiave
come in MEDEA BIG OIL, ma non appare come una donna rassegnata che si abbandona
agli eventi; è una finta bigotta che nasconde un terribile crimine dietro la maschera
del "va tutto bene grazie": qui la madre rappresenta il riverbero
malsano di una società corrotta sin dal basso.
Se in MEDEA BIG OIL lo scenario era la Basilicata,
martoriata dalle multinazionali del petrolio, qui si puntano i riflettori nel
cuore della Puglia, L'Altra Terra dei Fuochi, dove Elettra e Oreste sono due
fratelli al centro di un intrigo di scandali sessuali, omicidi mafiosi e
rifiuti tossici.
Durante le tappe di laboratorio ho lavorato principalmente
sulla coralità; ed è proprio dall'analisi della funzione narrativa del coro e
del buffone contemporaneo che sono arrivata all’esigenza di una sintesi
fisico-espressiva, di matrice più intimistica e privata che collettiva e
corale. Il corpo del coro scompare, ma continua a vivere nella paura del
giudizio che affligge i due protagonisti: due fuochi che si muovono intorno ad
una macchina: una struttura astratta, il cui valore semantico si fa strada col
gesto e il movimento degli attori che lo fanno esistere come "atto"
simbolico. Un omaggio al fatidico monolito di Kubrick in 2001 Odissea nello
spazio e alla scala di Caronte, quella macchina teatrale che consentiva agli
attori greci di rappresentare la discesa sottoterra, cioè il luogo che, nella
finzione teatrale, coincideva con l’oltretomba.
Il peccato originale
Ispirandomi ai principi della Fisica quantistica, secondo
cui si deduce che esistiamo se esiste un soggetto osservatore che ci fa
diventare "atto", ho scelto di soffermarmi su un concetto che
prolifera da tempo nella mia mente come un disturbo micotico: il dubbio
amletico dell'essere o non essere. Ho trasferito il disturbo al protagonista e
ho cercando di sviscerare cosa c’è alla base del rapporto dialettico che
innesca il meccanismo del dubbio esistenziale. Mi sono resa conto che cercare
questa risposta può portare alla pazzia. Siamo nell'epoca del tutto è il
contrario di tutto, il problema è che dubitare di tutto non ti fa credere più a
niente. E' questo il punto di partenza del percorso psicologico dei
protagonisti. Due anime smarrite nel caos dell'informazione, due ragazzi di
oggi che non credono in nulla, due vite che non investono più fiducia nella
giustizia divina, né tanto meno in quella dei tribunali. Due giovani a cui
hanno ammazzato il futuro, non solo un padre. Due fuochi riuniti in un tragico
"atto" finale: Oreste è il braccio, Elettra la mente;
l"atto" è la vendetta di una generazione alienata dal marketing,
soffocata dal debito, vittima di un peccato originale ereditato dai padri.
Oreste e Amleto
Rivisitando il mito, ho inoltre messo a confronto altre due
anime: Oreste e Amleto, due facce della stessa medaglia. Al contrario di quanto
accade ad Amleto, il dubbio esistenziale di Oreste, qui consegue, anziché
precedere la vendetta: il piatto che Shakespeare servirebbe freddo.
Se il mondo macroscopico che viviamo e sperimentiamo con
l'esperienza soggettiva sembra dominato da leggi inderogabili che lo rendono
solidamente reale, il mondo microscopico sembra avvolto nella nebbia fitta
dell’indeterminazione. Allora il dubbio permane, non si risolve: Essere o non
essere? L’interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere),
che è alla radice dell'indecisione che impedisce ad Amleto di agire, si
rivelerà, in Oreste, come atto finale di una vendetta istintiva: un raptus.
Il crollo dei punti fermi
Lo spettacolo è un pretesto per denunciare il crollo totale
dei punti fermi, dei riferimenti, la condizione di smarrimento dell'essere
umano che sorregge la piramide sociale; è quindi un’occasione per condividere
con il pubblico non solo il dubbio dell'esistenza, in cui il potere politico è
il soggetto osservatore che determina l'atto del nostro esistere, ma anche
alcune riflessioni sul concetto di giustizia: se per i greci era necessario
istruire la polis ad una nuova idea di giustizia, istituendo il primo tribunale
umano, oggi rimane il dubbio sulla riuscita degli intenti dei nostri antenati.
La giustizia potrebbe dunque divenire in questa logica un mero punto di vista,
in cui l’atto vendicativo, in alcuni contesti potrebbe per assurdo diventare
“un altro modo per dire GIUSTIZIA”. Un esempio potrebbe essere il desiderio
delle nuove generazioni di rivendicare il loro futuro, schiacciato e ucciso
dagli interessi dei potenti del mondo. L'intento non vuole essere in nessun
modo una forma di istigazione a delinquere o esortazione alla violenza. Ho
cercato di portare in scena questo percorso che gradualmente condurrà lo
spettatore ad una condizione di catarsi. L'umanità è in pericolo e ciò che
possiamo ancora fare è stimolare con l'arte lo spirito critico per
riappropriandoci della realtà.
L'utopia
Per cambiare l'oggi ci volgiamo indietro, ai passi che
abbiamo compiuto, al mito. Un mito che continua instancabilmente a dirigerci,
seppur calato in un contesto sociale nuovo. A rimanere totalmente invariato è
il peso latente di un peccato originale che si tramanda di famiglia in
famiglia, di generazione in generazione, di popolo in popolo. Attraverso gli
occhi di Oreste, parteciperemo al sogno di creazione di una nuova coscienza
collettiva. Anche se l'utopia è spesso lo smascheramento più violento della
cancrena del nostro mondo.
Ringraziamenti
Grazie alla produzione Officine del Teatro Italiano e
Florian Metateatro, grazie ai colleghi e compagni di vita del Collettivo
Internoenki e grazie a tutta la squadra di professionisti coinvolti nel
progetto. Un grazie speciale ad Alessandro Longobardi che ha creduto e
sostenuto con grande forza la produzione. Grazie a Germana Giorgerini che ha
seguito passo dopo passo e con scrupolosa attenzione tutte le esigenze
artistiche e tutte le fasi della produzione. Grazie a Giulia Basel e Massimo
Vellaccio, per la fiducia aritistica e per il contributo alla produzione.
Grazie a Eleonora Cadeddu e Pierfrancesco Rampino, due preziose figure del
Collettivo Internoenki che mi hanno aiutato ad organizzare e a gestire il
lavoro di messa in scena. Grazie a Patrizia Ciabatta e Venanzio Amoroso, due
attori straordinari, che oltre al talento hanno mostrato un profondo impegno
civile, condividendo coraggiosamente la politica del Collettivo Internoenki e
le tematiche del progetto. Grazie a tutti coloro che in questi mesi hanno
partecipato al processo creativo, fra cui Valentina Vitagliano, attrice che
collabora da sempre con Internoenki, Davide Pandolfo. Grazie a Mariastella
Cassella per il suo prezioso intervento nelle tappe di laboratorio. Un grazie
speciale ad Alessia Iacopetta, Michele Degirolamo, Enoch Marrella, Gianluca
Preite, Mauro Cardinali, Davide Lorusso, Giuseppe Messina e Francesco Zaccaro,
per il loro vigore attoriale e per lo straodinario apporto artistico al
progetto. Grazie a Savio Cannito, Miguel Candido Repolles, Cristian Marangi per
il prezioso confronto sulla linea narrativa e sulla rivisitazione del Mito.
Grazie a David Barittoni per il confronto sulle scelte estetiche della messa in
scena e per lo studio della luce. Grazie ad Ambràmà per la realizzazione della
macchina scenica. Grazie a Rossella Oppedisano e Francesca Romana D'Urso che
hanno realizzato i costumi nelle fasi di studio. Grazie a Marzia Spanu per il
sostegno alla comunicazione e a tutta la squadra che ha contribuito a rendere
possibile questo piccolo atto rivoluzionario. Come direbbe Maurizio Grande, uno
dei padri della semiotica teatrale: Il teatro è un fare, un fare insieme, un
fare collettivo. La scena è una pagina tridimensionale di scrittura. Il mio
augurio è che si possa scrivere un’altra pagina di teatro, insieme.
INTERNOENKI TEATRO INCIVILE
Internoenki è un’Associazione di Promozione Sociale per la
Ricerca, che opera dal 2010 nell’ambito della formazione e della produzione
teatrale. L’Associazione composta principalmente di giovani, si caratterizza
per un’attività teatrale e performativa frutto di un lavoro di contaminazioni
di diversa estrazione espressiva e sistemi disciplinari. Il background
professionale dei componenti si articola su diversi ambiti di spettacolo,
nell’intenzione di intraprendere esperienze multidisciplinari derivate dalla
dialettica e dal confronto. L'Associazione Internoenki coopera con tutti coloro
che, nei più svariati campi della vita culturale e sociale, operano in difesa
della dignità
umana e per la tutela dei diritti umani.
Chi siamo
Siamo un teatro di resistenza, un teatro scortese,
rinnovato, incivile. Un teatro che nasce tra la gente e rifiuta la retorica dei
buoni costumi, un teatro attento a ciò che la cronaca trascura e censura, uno
strumento d’arte e controinformazione. Ci siamo uniti perché spinti da una
comune esigenza di rinnovamento, perché desiderosi di proporre un teatro
ignorante, scortese, rinnovato e ‘in-civile’. La nostra drammaturgia non
insegue regole conclamate, è anti-grammaticale, un quadro in movimento; una
drammaturgia attenta alla cronaca e a ciò che in essa si trascura e censura.
Siamo un gruppo di voci e menti accordate al motto del “fare i fatti”.
Rifiutiamo l’effetto fine a se stesso ma proponiamo, oltre al “fatto”, la
metafora del “fatto”, la cruda poesia dell’amaro che fa scoprire i denti, nel
bene o nel male.
TERRY PATERNOSTER
Biografia
Terry Paternoster, autrice, regista e attrice teatrale,
nasce nel 1979 a
Milano. Dopo il Diploma d'Arte Drammatica, si laurea in Arti e Scienze dello
Spettacolo - Teatro e Arti Performative, alla Sapienza di Roma. Qui inizia la
sua carriera professionale, occupandosi principalmente di teatro. Lavora con
registi italiani e stranieri. Come attrice-autrice-regista, riceve numerosi
riconoscimenti: Premio Scenario per Ustica - Napoli Teatro Festival E45 Fringe
Festival - Premio RadioRAI Microfono di cristallo - Premio Pivi - Rome Web
Awards - Premio Imola per il Teatro, Chiave d'Argento - Premio “In Breve”
Teatro Puccini di Firenze, ecc. E' ideatrice, co-sceneggiatrice e regista della
serie "Welcome to Italy”, la prima serie web sui nuovi italiani, tradotta
in 8 lingue, pluripremiata in italia e all’estero. È fondatrice e direttore
artistico dell'Associazione di promozione sociale per la Ricerca INTERNOENKI
(collettivo teatrale indipendente dal 2010).
Portfolio
Spettacoli a cura del Collettivo Internoenki per la regia di
Terry Paternoster:
“The Spiral of Dust” music video
“Spigola al sale” music video con Greg (Claudio Gregori)
"Appnti per un'Orestea nello sfascio"
"Amoressia" di Federico Cervigni
“Medea Big Oil" (Vincitore XIV edizione Premio Scenario
per Ustica)
“La iatta mammona” (Vincitore Napoli Fringe Festival 2012)
“Nel nome del padre” (Finalista Premio Calcante per la
Drammaturgia 2011)
“Repression” - happening di teatro incivile
“Degeneration” - “La zita vestuta”
“Voci a Rischio” - format di teatro incivile
“La buscia” - “Quando piangono le capre”
“Noi brava gente” - “Volevo essere come loro”
“Samantha” - “Paola” - “Voci a Rischio” - jam session di
teatro incivile
“Bash” di Neil LaBute - “Maria Farrar” di Brecht - “New Black” da
Euripide
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