TEATRO BRANCACCINO DI ROMA
"L'IMPERATORE DELLA SCONFITTA"
DI JAN FABRE
REGIA DI ELENA ARVIGO
dal giovedì al sabato ore 20.00;
domenica ore 18.45
“Una scatola magica, che, alternando
la parola densa e poetica del testo le immagini spettacolari dei
video e un contrappunto di costumi e oggetti di scena dalla naïvité
ricca e surreale, riesce a sortire un effetto avvolgente e
coinvolgente. L’imperatore qui viene raddoppiato costantemente, in
questa poetica della scomposizione e della ripetizione,
dell’affastellamento e dell’anafora.”
Francesca Romana Lino – Fattiditeatro
“Nell’Imperatore della sconfitta il
racconto del non riuscire è un complesso sistema di simboli Il
fallimento non viene indagato in una dimensione esteriore e sociale
ma in un’analisi emotiva. Si esce dallo spazio del monologo per
cercare un’esperienza scenica duale, esperimento che riesce e
conferisce al testo una dinamica viva, pur all’interno
dell’intenzione post drammatica.”
Renzo Francabandera – Milano in scena
“Lo spettacolo è un’ardua
cavalcata meditativa di cinquanta minuti. L’effetto è molto
suggestivo: le due figure in scena, dietro allo schermo trasparente
popolato di immagini, sembrano perdere consistenza reale. Ci sono
anche oggetti di scena che rinviano a un mondo “altro”, come le
evocative scale a pioli che terminano a punta, a indicare lo slancio,
una scommessa perduta verso il cielo. E poi c’è l’immagine
dominante del cuore: Bisogna allora provare a togliersi il cuore,
guardarlo da fuori e trovargli un altro posto, cioè liberarsi dalle
convenzioni e tentare un’interrogazione di sé.”
Gilda Tentorio – Frammenti rivista
“EVERY MAN NEEDS A LITTLE BIT OF
MADNESS ”
L’Imperatore della sconfitta, o come
perdere per risorgere, è l’opera scritta nel 1994 e dedicata
all’attore Marc Moon Van Overmeir da Jan Fabre, uno degli artisti
più estremi e visionari del nostro tempo. Nell’adattamento
italiano si sono sostituiti brani di repertorio di Marc Moon e le
filastrocche popolari fiamminghe con brani della nostra tradizione
che possano evocare la stessa famigliarità. Il testo è continua
evocazione del titolo. Per Fabre la sconfitta intesa come perdita
(The Emperor of Loss) porta già in sé la possibilità della
rinascita e innesca la re-azione che permette di proseguire. Come in
un gioco di specchi, un unico personaggio che si sdoppia in due voci
per potenziare l’ambivalenza spesso ossimorica delle questioni, in
una ripetizione continua. Sbaglio dunque posso continuare. Come in
una poesia ermetica, il monologo di Fabre semina tracce di un
discorso impossibile che raggiunge e mette a nudo l’essenza di ogni
essere umano. Una riflessione straordinariamente originale sulla
fragilità delle nostre identità e sul valore creativo del
fallimento.
Uno spettacolo catartico, una
meditazione filosofica. L’Imperatore delle sconfitte si interroga
sull’identità dell’artista, un rincorrersi di riflessioni,
sull’essere umano e in particolare sul un tema della “perdita”
che è l’alveolo del riscatto e prevede in sé i parametri di
un’azione rivoluzionaria. La scalata di ogni uomo è verso il cielo
per cercare un posto dove riporre il cuore. Quel cuore, macchina
perfetta che non si stanca mai di pompare sangue , centrale nella
rappresentazione, che si trova all’esterno del corpo, lasciando
aperta quindi la domanda: è troppo grande per essere contenuto
all’interno o l’artista è senza cuore? “Come il Sisifo del
mito, condannato alla iterazione eterna della sua fatica, egli torna
sulla scena-patibolo, lo spazio abitato dal «sogno insolubile»,
cioè la frontiera tra finzione e realtà, dove può ricominciare.”
Ripete, cade, ricomincia: solo l’esercizio genera l’arte, “Il
luogo del fallimento e della possibilità di ricominciare è per
antonomasia il palcoscenico. L’imperatore della sconfitta per
eccellenza è il mago, il clown cioè l’attore che non può che
fallire ogni sera per iniziare nuovamente da capo.” E in questo
errare dell’anima- all'imperatore della sconfitta – all’uomo
all’attore - forse alla fine forse spunteranno due ali tra le
spalle per volare.
Note di regia: “Di questo testo e di
Jan Fabre amo lo slancio verso il mondo con il cuore in mano “fuori
dal corpo” e il suo essere sempre sfuggente a qualsiasi
definizione. La sfida è quella di cercare di restare “perdenti”
per poter ricominciare e di provocare questa perdita con vitalità.
In amore e in guerra “vale” qualsiasi cosa. Il teatro è entrambe
le cose insieme. Gli attori per Jan Fabre sono “guerrieri della
bellezza”. L'effetto che mi fece studiare con Jan Fabre fu più o
meno questo. Una grande provocazione - intelligente e profondamente
umana. Da quell'incontro nel 2011 è nato il desiderio di viaggiare
dentro questo suo testo. L’impresa è complessa ma la domanda che
mi fa rimanere curiosa di continuare è sempre la stessa “Perche
no?”.
Traduzione Giuliana Manganelli
Regia Elena Arvigo
Con Elena Arvigo e Caterina Gramaglia
Scenografia Alessandro di Cola
Video Project Carolina Ielardi
Luci Manuel Molinu
Assistente alla regia Tullia Salina
Attina’
Foto Manuela Giusto e Agnesa Dorkin
Produzione Teatro Out Off
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto: 14,00 € + 1,50 € d. p.
card open 5 ingressi: 55 €
Prevendita su Ticketone.it e presso i
punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO
Via Merulana, 244 | tel 06 80687231
| botteghino@teatrobrancaccio.it
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