RECENSIONE DELLO SPETTACOLO
"ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI"
UN ARLECCHINO COSI'
NON SI ERA MAI VISTO!
TEATRO COCCIA DI NOVARA
Spassosissimo
e antiretorico, lo spettacolo vanta un cast di raro affiatamento che
riesce a ben bilanciare le scene comiche alle scene drammatiche e
d’amore.
Umanissimo
è l’Arlecchino di Balasso: affamato ma sgobbone, imbroglione ma
bonaccione, ingenuo ma calcolatore, il suo vero nome è Pasquale,
non è Arlecchino, ma lo descrivono così e infatti le pezze non
sono sul suo vestito, ma sulla sua pelle, incise a forza di
cinghiate.
Lo
spettacolo è un susseguirsi di scene alla quasi commedia
all’italiana, con giostre, palloncini, scivoli, biciclette, oltre
a pure clownerie, come le irresistibili scene del trasporto delle
valigie e del pranzo dalle mille portate.
Tre sono
i punti che s’intravedono tra queste scene rocambolesche: il tema
della doppia identità, lo scarto tra verità e menzogna e quello tra
noto e ignoto.
Questo è
l’”Arlecchino servitore di due padroni” che, come illustrato da
Natalino Balasso, “essendo tipico della commedia non avere nei
titoli nomi propri, si può evincere che questo spettacolo
sicuramente commedia non è”.
(G.G.)
(G.G.)
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