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lunedì 19 novembre 2018


RECENSIONE DELLO SPETTACOLO
"ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI"
UN ARLECCHINO COSI' 
NON SI ERA MAI VISTO!
TEATRO COCCIA DI NOVARA

Spassosissimo e antiretorico, lo spettacolo vanta un cast di raro affiatamento che riesce a ben bilanciare le scene comiche alle scene drammatiche e d’amore.

Umanissimo è l’Arlecchino di Balasso: affamato ma sgobbone, imbroglione ma bonaccione, ingenuo ma calcolatore, il suo vero nome è Pasquale, non è Arlecchino, ma lo descrivono così e infatti le pezze non sono sul suo vestito, ma sulla sua pelle, incise a forza di cinghiate.
Il regista Valerio Binasco prende coraggiosamente le distanze dalle antesignane rappresentazioni della celebre commedia di Goldoni e firma un nuovo adattamento per lo stabile di Torino “Non è uno spettacolo ispirato alla Commedia dell’Arte, e non usiamo le maschere della tradizione” ha spiegato.

Lo spettacolo è un susseguirsi di scene alla quasi commedia all’italiana, con giostre, palloncini, scivoli, biciclette, oltre a pure clownerie, come le irresistibili scene del trasporto delle valigie e del pranzo dalle mille portate.

Tre sono i punti che s’intravedono tra queste scene rocambolesche: il tema della doppia identità, lo scarto tra verità e menzogna e quello tra noto e ignoto.

Questo è l’”Arlecchino servitore di due padroni” che, come illustrato da Natalino Balasso, “essendo tipico della commedia non avere nei titoli nomi propri, si può evincere che questo spettacolo sicuramente commedia non è”.
(G.G.)

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