MONI OVADIA IN
"IL VIOLINISTA SUL TETTO"
LA COMMEDIA MUSICALE TRATTA
DA UN RACCONTO DI SHOLEM ALEICHEM
TEATRO NUOVO DI MILANO
Dal 22 febbraio al 10 marzo 2019
Dopo il successo del 2003 torna al
Teatro Nuovo di Milano Il Violinista sul tetto la commedia musicale
tratta da un racconto di Sholem Aleichem, uno dei capolavori assoluti
del teatro musicale americano. Il suo carattere di intensa e profonda
umanità unitamente alle radici culturali della storia e delle
musiche hanno fatto di questo spettacolo un evento tra i più
rivoluzionari nel panorama teatrale degli anni sessanta, contribuendo
ad aprire insieme a West Side Story, una nuova era per il musical di
Broadway.
In scena nei panni del protagonista,
torna Moni Ovadia che firma anche la regia.
La vicenda è tratta da una delle storie di Solomon J Rabinowitz, scrittore di origine ebraica nato a Pereyasle in Ucraina nel 1859 divenuto celebre per i racconti umoristici in lingua Yiddish scritti con lo pseudonimo di Sholom Aleichem.
Nato in una famiglia di negozianti, Rabinowitz trascorse la propria giovinezza nella vicina città di Voronkov, ricordata in molti suoi futuri racconti. Divenuto Rabbino si dedicò per molti anni allo studio della cultura Yiddish, scrivendo numerosi articoli sul quotidiano ebraico "Hamelitz" e sul primo quotidiano Yiddish pubblicato nel 1883. Successivamente si trasferì a Kiev ma fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei in Russia, i famigerati "pogrom". Dopo aver tentato senza successo la carriera nel teatro Yiddish americano, girò per tutta l'America divenendo famoso nelle comunità ebraiche per i suoi racconti. Colpito da una malattia passò un periodo di convalescenza in Italia per poi tornare a New York dove si spense nel 1916.
Ricca di elementi autobiografici è la storia di Tevye, il lattaio del piccolo e ridente villaggio di Anatevka nella Russia zarista dei primi del novecento. Personaggio sorprendentemente semplice e saggio, ricco di una sconfinata bontà e fiducia nel genere umano, Tevye alterna rocambolesche situazioni a solitari monologhi con Dio. Intorno a lui la moglie Golde, le figlie in età da marito e tutta una serie di personaggi, gli abitanti del villaggio, creati con una singolare e poetica umanità. Un microcosmo di persone che ruota intorno a precise convenzioni sociali e religiose, quelle della tradizione ebraica, danzando la propria vita tra gioie e preoccupazioni sino alla triste e ingiusta fine con la persecuzione e l'esilio.
La trasposizione dal racconto al musical avviene grazie al lavoro di tre tra i più grandi autori di Broadway: Joseph Stein per l'adattamento teatrale, Sheldon Harnick peri testi delle canzoni e Jerry Bock per le musiche ispirate alle melodie Yiddish. "The Fiddler on the Roof" debutta all' Imperial Theatre di Broadway il 22 settembre 1964 con un cast che comprendeva il celebre attore comico Zero Mostel. Un successo incredibile di critica e di pubblico che si protrae sino al 2 luglio 1972 data dell'ultima rappresentazione... In totale 3.242 repliche che fanno di questo musical uno dei maggiori successi del teatro americano.
Innumerevoli le edizioni di questo spettacolo in tutto il mondo, tra cui le più celebri quelle al Majesty Theatre di Londra nel 1967 e al Regent Theatre di Melbourne nel 1988, entrambe con protagonista l'attore israeliano Topol con cui è stata prodotta una versione cinematografica nel 1971. Nel ruolo di Tevye si sono cimentati anche astri della musica lirica come il baritono Robert Merrill e il tenore Jan Peerce. Numerose le edizioni discografiche.
L'edizione diretta ed interpretata da Moni Ovadia, prima assoluta in Italia, colma una grande assenza nel panorama teatrale del nostro paese. Con l' esperienza di una vita dedicata alla cultura musicale e teatrale Yiddish, Ovadia offre un'opportunità unica di lettura dell'opera nel solco della tradizione originale che l' ha ispirata, alla ricerca delle radici artistiche che hanno generato uno dei capolavori del teatro musicale più significativi degli ultimi 50 anni.
Note di regia
La vicenda è tratta da una delle storie di Solomon J Rabinowitz, scrittore di origine ebraica nato a Pereyasle in Ucraina nel 1859 divenuto celebre per i racconti umoristici in lingua Yiddish scritti con lo pseudonimo di Sholom Aleichem.
Nato in una famiglia di negozianti, Rabinowitz trascorse la propria giovinezza nella vicina città di Voronkov, ricordata in molti suoi futuri racconti. Divenuto Rabbino si dedicò per molti anni allo studio della cultura Yiddish, scrivendo numerosi articoli sul quotidiano ebraico "Hamelitz" e sul primo quotidiano Yiddish pubblicato nel 1883. Successivamente si trasferì a Kiev ma fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei in Russia, i famigerati "pogrom". Dopo aver tentato senza successo la carriera nel teatro Yiddish americano, girò per tutta l'America divenendo famoso nelle comunità ebraiche per i suoi racconti. Colpito da una malattia passò un periodo di convalescenza in Italia per poi tornare a New York dove si spense nel 1916.
Ricca di elementi autobiografici è la storia di Tevye, il lattaio del piccolo e ridente villaggio di Anatevka nella Russia zarista dei primi del novecento. Personaggio sorprendentemente semplice e saggio, ricco di una sconfinata bontà e fiducia nel genere umano, Tevye alterna rocambolesche situazioni a solitari monologhi con Dio. Intorno a lui la moglie Golde, le figlie in età da marito e tutta una serie di personaggi, gli abitanti del villaggio, creati con una singolare e poetica umanità. Un microcosmo di persone che ruota intorno a precise convenzioni sociali e religiose, quelle della tradizione ebraica, danzando la propria vita tra gioie e preoccupazioni sino alla triste e ingiusta fine con la persecuzione e l'esilio.
La trasposizione dal racconto al musical avviene grazie al lavoro di tre tra i più grandi autori di Broadway: Joseph Stein per l'adattamento teatrale, Sheldon Harnick peri testi delle canzoni e Jerry Bock per le musiche ispirate alle melodie Yiddish. "The Fiddler on the Roof" debutta all' Imperial Theatre di Broadway il 22 settembre 1964 con un cast che comprendeva il celebre attore comico Zero Mostel. Un successo incredibile di critica e di pubblico che si protrae sino al 2 luglio 1972 data dell'ultima rappresentazione... In totale 3.242 repliche che fanno di questo musical uno dei maggiori successi del teatro americano.
Innumerevoli le edizioni di questo spettacolo in tutto il mondo, tra cui le più celebri quelle al Majesty Theatre di Londra nel 1967 e al Regent Theatre di Melbourne nel 1988, entrambe con protagonista l'attore israeliano Topol con cui è stata prodotta una versione cinematografica nel 1971. Nel ruolo di Tevye si sono cimentati anche astri della musica lirica come il baritono Robert Merrill e il tenore Jan Peerce. Numerose le edizioni discografiche.
L'edizione diretta ed interpretata da Moni Ovadia, prima assoluta in Italia, colma una grande assenza nel panorama teatrale del nostro paese. Con l' esperienza di una vita dedicata alla cultura musicale e teatrale Yiddish, Ovadia offre un'opportunità unica di lettura dell'opera nel solco della tradizione originale che l' ha ispirata, alla ricerca delle radici artistiche che hanno generato uno dei capolavori del teatro musicale più significativi degli ultimi 50 anni.
Note di regia
Il musical è una forma di arte
scenica nata e cresciuta negli Stati nel novecento in cui hanno
trovato una sintesi americana molte esperienze di teatro con musica e
di teatro in musica provenienti dalla vecchia Europa. Uno dei grandi
contributi a questa nuova scena germinata nel secolo breve è
sicuramente quello del teatro Yiddish. Esso porta con se una rottura
dei generi e delle separazioni schematiche di stile o di uso dei
mezzi espressivi.
Testo, musica, recitazione parlata,
canto, recitar-cantando, gesto, danza, rito, convivono sul
palcoscenico con l'anarchia della pari dignità. "Il violinista
sul tetto" è uno dei più celebri musical di Broadway, il
numero e le variazioni delle sua messe in scena non si contano e la
gran parte di esse sono state un tentativo di sfruttamento di un
grande successo per la routine della circolazione commerciale. Il
nostro allestimento vorrebbe proporre un'altra prospettiva:
ricollocare la storia più rappresentativa della cultura
dell'est-Europa, quella di Tevjie il Lattivendolo, uscita dalla
geniale penna di Sholem Aleichem e da cui è stato tratto il musical,
nel suo contesto originario.
Il testo e le canzoni verranno
rispettate nella loro integrità ma saranno cantate nella lingua
Yiddish invece che in inglese e l'impianto di regia si rivolgerà
alla lezione stilistica del teatro yiddish. In particolare la
costruzione della scrittura scenica si svilupperà secondo le
direttrici di una poetica teatrale sperimentate in questi anni.
Centro di questa poetica è la presenza
di musicisti in scena con una funzione drammaturgica e recitante. I
musicisti-attori costituiscono una sorta di coro-popolo che
interagisce con i personaggi veri e propri sia come personaggio
corale che come contrappunto individuale in un continuo rimando di
presenze ed emozioni. Nella fattispecie di un musical questo piccolo
coro di musicisti-attori intreccerà il proprio movimento scenico In
forma di improvvisate danzette con la professionalità del corpo di
ballo dando vita a forme coreutiche grottesche e paradossali. Tutto
al servizio di uno degli eventi di spettacolo più significativi
della seconda metà del '900.
Moni Ovadia
Moni Ovadia
IL VIOLINISTA SUL TETTO
Versione italiana dell’originale di
Broadway “Fiddler on the roof”
Liberamente tratto dal racconto “Tevye
il lattivendolo” di Sholem Aleichem
Libretto di Joseph Stein
Musiche originali di Jerry Boch
Testi delle canzoni di Sheldon Harnick
Traduzione in yiddish di Marisa Romano
Regia Moni Ovadia
PERSONAGGI E INTERPRETI
con la partecipazione di Mario Incudine
nel ruolo di Percik
Tevye Moni
Ovadia
Golde Lee
Colbert
Motl Kamzoyl
Giampaolo Romania
Leyzer Wolf
Giuseppe Ranoia
Fiedka
Alberto Malanchino
Yente, Nonna Zeytl, Frume Sore
Sabrina Sproviero
Zeytl Chiara
Seminara
Hodl Aurora
Cimino
Have
Graziana Lo Brutto
Ballerini: Luigi Allocca, Vincenzo
Castelluccio, Francesco Coccia, Eus Santucci
E con la MoniOvadiaStage Orchestra:
Mendicante - Vincenzo Pasquariello-
Pianoforte
Rabbino - Janos Hasur- Violino
Oste - Albert Mihai - Fisarmonica
Libraio - Paolo De Ceglie - Tromba
Mendl - Luca Garlaschelli -
Contrabbasso
Un Ebreo - Paolo Rocca - Clarinetto
Un Ebreo - Marian Serban -Cymbalon
Regista collaboratore: Elisa Savi
Coreografie: Elisabeth Boeke
Scene: Gianni Carluccio
Costumi: Elisa Savi
Light designer: Amilcare Canali
Coordinamento musicale: Paolo Rocca e
Vincenzo Pasquariello
Direzione vocale: Lee Colbert
Sound designer: Mauro Pagiaro
Scene riallestite da Roberto e Andrea
Comotti e realizzate da Laboratorio Scenografia Pesaro di Lidia
Trecento
Decoratori per i costumi: Cristina
Protti e Stella Filippone
Fotografie Maurizio Buscarino
Prodotto da Lorenzo Vitali
Produzione e distribuzione: Laura
Vitali, Elisabetta Radice
Direzione tecnica: Paolo Dell'Era
Ticketing: Giovanni Ronca
Amministrazione: Maura Pevere, Laura
Grambolò, Gloria Vitali
Comunicazione: Rocchina Ceglia
Social: Claudia Grohovaz
Grafica: Federico Banchero
Direttore di scena: Max Merenda
Caposarta: Giusy Mangiacotti
Fonico di palco: Alberto Zavagli
Si ringrazia:
ACCADEMIA UCRAINA DEL BALLETTO
BIGLIETTI
Prevendita online: www.teatronuovo.it –
www.ticketone.it
Biglietteria Teatro Nuovo
Piazza San Babila
☎️02.794026
Da lunedì a sabato 10:00/19:00 orario continuato
Domenica 14:00/17:00
prenotazioni@teatronuovo.it
Piazza San Babila
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Pagina Ufficiale Facebook Moni Ovadia
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www.moniovadia.net
#ilviolinistasultetto
#teatronuovomilano
MONI OVADIA
Nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da
una famiglia ebraico-sefardita, alla fine degli anni '40 si
trasferisce a Milano con la famiglia. Formatosi come cantante di
musica popolare sotto la guida di Roberto Leydi col gruppo Ensemble
Havadià, nel 1984 si dedica al teatro avviando una serie di
collaborazioni con numerose personalità della scena tra cui
Pier’Alli, Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Giorgio Marini, Franco
Parenti. È questa per Moni Ovadia l’occasione di fondere le
proprie esperienze di attore e di musicista, dando vita alla proposta
di un “teatro musicale” lungo il quale ancora oggi opera la sua
ricerca espressiva.
Nel 1993 con Oylem Goylem, una
creazione di teatro musicale in forma di cabaret, Ovadia si impone
all’attenzione del grande pubblico e della critica giornalistica.
A questo spettacolo ne seguiranno molti
altri quali Dybbuk, Ballata di fine millennio, Il caso Kafka,
Mame,mamele,mamma,mamà… Il Banchiere errante, L’Armata a
cavallo, Le storie del Sig.Keuner, Il Violinista sul tetto, la Bella
utopia, solo per citarne alcuni, fino ai più recenti “Le Supplici”
di Eschilo, “Liolà” di Luigi Pirandello e “Dio ride, nish
koshe”.
Per il cinema ha lavorato con Nanni
Moretti, Mario Monicelli, Roberto Andò, Roberto Faenza e altri.
Radio, dischi, libri, lezioni
universitarie, fanno da contrappunto alla sua attività principale.
Per 5 anni è stato Direttore Artistico di Mittelfest (Festival della
cultura mitteleuropea) di Cividale del Friuli.
Nel corso di questi anni gli sono stati
conferiti numerosi premi alla carriera e all’impegno civile tra i
quali, come egli stesso ama ricordare, il “Sigillo per la pace”,
conferitogli dalla città di Firenze, il “Premio Franco Enriquez”
per l'impegno civile, il “Premio Speciale UBU 1996” per la
sperimentazione teatrale, il “Premio Govi” dalla città di Genova
e nel 2009 dal Presidente della Repubblica Italiana il Premio De Sica
per il teatro e nel 2010 il prestigioso Premio Musatti dalla Società
Psicoanalitica Italiana. Nell’autunno del 2005 gli è stata
conferita una laurea honoris causa in Lettere-Filosofia
dall’Università di Pavia e, nel 2007, in Scienza della
Comunicazione dall’Università per Stranieri di Siena.
Moni Ovadia, oggi è considerato uno
dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura ed artisti della
scena italiana. Il suo teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish
che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura
contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia ed in Europa. Il
suo pubblico abbraccia tutte le generazioni. E’ anche noto per il
suo costante impegno etico e civile a sostegno dei diritti e della
pace.
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