SPAZIO DIAMANTE DI ROMA
"IL PRINCIPIO DI ARCHIMEDE"
DI JOSEP MARIA MIRO'
REGIA DI ANGELO SAVELLI
Arriva in scena allo Spazio Diamante lo
spettacolo “Il principio di Archimede” dell’autore catalano
Josep Maria Mirò, uno dei maggiori drammaturghi contemporanei. A
curare la traduzione del testo e la regia Angelo Savelli, reduce dal
successo de “La bastarda di Istanbul”. Sul palco Giulio Maria
Corso, attualmente impegnato nelle riprese de “Il paradiso delle
signore”, Monica Bauco e Riccardo Naldini, tra i protagonisti de
“La bastarda di Istanbul” e il giovane Samuele Picchi,
proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia. In occasione
del debutto romano Mirò ha anche presentato il suo ultimo libro
“Teatro”, edito da Cue Press.
Jordi, giovane ed estroverso istruttore
di nuoto, durante un allenamento, da’ un bacio a uno dei bambini
che si è messo a piangere per paura dell'acqua. Questo gesto provoca
le perplessità di alcuni genitori, già turbati da un caso di
pedofilia verificatosi in una vicina ludoteca. Si innesca così una
spirale di diffidenza che fa venire alla luce un contesto di
pregiudizi e paure che porteranno dal sospetto alla psicosi
collettiva, dall'indiscrezione alla crocefissione mediatica.
I CONTENUTI
In apparenza "Il Principio di
Archimede" sembra parlare di un caso di pedofilia, fenomeno
sempre esistito, ma sul quale recentemente sembra che la società si
sia decisa a riflettere ed intervenire con più decisione. In realtà
il testo di Mirò ci parla anche d'altro. Questa è un'opera che
parla della paura, dell'educazione e delle relazioni sociali. Ci
parla del tipo di società in cui vogliamo vivere. In questo senso
parla agli educatori, ai genitori ed ai figli e pone una domanda
molto semplice: vogliamo una società dove, disgraziatamente, possono
verificarsi delle crepe o addirittura degli abusi, ma dove sia ancora
consentita la tenerezza tra gli individui; oppure una società dove
si mettano in campo tutti i meccanismi di sicurezza per impedire ogni
rischio, anche a costo di diventare tutti un po' poliziotti e un po'
indagati? Una società dove tenere le distanze ed alzare muri così
da essere sicuri che non succeda niente anche a costo di diventare
apatici; oppure una società empatica esposta al rischio di sbagliare
ma capace di piegarsi su se stessa e curare le proprie ferite? Il
concetto di paura è un concetto che muove la nostra attuale maniera
di vivere e di relazionarci. Secondo l'autore, venti anni fa
quest'opera non avrebbe avuto senso, tanto erano diversi i rapporti
ed i modi di vivere dei ragazzini e dei genitori. In questi ultimi
venti anni, secondo lui, la nostra società si è americanizzata e,
in nome della correttezza e della sicurezza, il sociale si è
infiltrato nelle pieghe del personale. L'etica collettiva ha
sostituito la morale individuale in una sorta di puritanesimo
modernizzato ed ipocrita. Quello che quest'opera chiede è che il
singolo spettatore, uscendo dal teatro, si posizioni moralmente su
ciò che ha visto e s'interroghi sulla sua personale visione della
società.
LA FORMA
Due sono le caratteristiche principali
dello spettacolo.
La prima è che, dal punto di vista oggettivo,
non sapremo mai la verità sulle reali intenzioni di Jordi, il cui
carattere, pur marcatamente solare, viene tratteggiato con forti
margini di complessità. Sta allo spettatore farsi un'idea della
personalità del ragazzo. La rappresentazione si concentra invece
sulle dinamiche interpersonali e sociali che si scatenano
implacabilmente a partire da un evento la cui realtà o falsità
diventa del tutto ininfluente rispetto agli effetti che produce.
La
seconda è che il susseguirsi delle scene della rappresentazione non
seguono un ordine cronologico; andando avanti ed indietro nella
vicenda, lo spettatore procede conformando la sua visione a seconda
delle varie prospettive che gli offrono i quattro personaggi,
riproducendo quella frantumazione con la quale nella realtà
riceviamo le informazioni dai media o dai social network. Ed infatti
nello spettacolo è presente anche il tema di Facebook, un linguaggio
contemporaneo che, insieme ad altri consimili, ha modificato il
nostro modo di pensare: molte volte le informazioni vanno più veloci
della capacità che hanno gli individui di inquadrarle ed analizzarle
con un po' di profondità, restando così prigionieri degli aspetti
più semplicistici, scontati ed urlati della comunicazione.
Scritto
con nerbo e senza una goccia di retorica, questo testo formidabile è
al tempo stesso la rappresentazione della spirale che dalla paura
porta alla violenza ed una metafora dell'ambiguità della verità.
Con
Giulio Maria Corso, Monica Bauco,
Riccardo Naldini e Samuele Picchi
scene Federico Biancalani - luci
Alfredo Piras - foto di scena Pino Le Pera
SPAZIO DIAMANTE / 7-10 e 14-17 MARZO
da giovedì a sabato ore 21, domenica
ore 17
Via Prenestina 230B tel:+390627858101 -
info@spaziodiamante.it
Prezzo 18€
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