ROBERTO ANDO' RILEGGE
"LA TEMPESTA"
DI SHAKESPEARE
PICCOLO TEATRO STREHLER DI MILANO
Roberto Andò rilegge La tempesta di William Shakespeare, dal 14 al 26 maggio
al Piccolo Teatro Strehler, attraverso il fluire, grandiosamente malinconico,
della mente di Prospero. Per il ruolo del protagonista sceglie Renato
Carpentieri, «un attore che è giunto all’essenza del suo grandissimo talento»,
affiancato da un cast di eccellenti interpreti del teatro italiano.
La tempesta, il capolavoro di William Shakespeare, è un
congegno prodigioso in cui s’incrociano temi che prefigurano la sensibilità
moderna e la sua coscienza inquieta:
lo sguardo occidentale e quello
dell’“altro”, la realtà e l’illusione, la conoscenza e la vanità, l’incantesimo
della mente e il potere come complotto e usurpazione, il mistero della
giovinezza e l’incombere della fine.
In una misteriosa isola del Mediterraneo naufraga una nave
con a bordo il re di Napoli, Alonso, suo figlio Ferdinando, suo fratello
Sebastiano, il duca di Milano, Antonio, e vari cortigiani. Sull’isola vivono il
gran mago Prospero, già duca spodestato di Milano, sua figlia Miranda, lo
spirito Ariele e lo “schiavo”, il mostro umano Calibano (il cui nome è
anagramma di “cannibale”). La tempesta è stata escogitata da Prospero e nel
naufragio non è perito nessuno. I naufraghi approdano in punti diversi:
Ferdinando opportunamente vicino a dove si trovano Prospero e la figlia, così
che i due giovani si innamorino perdutamente l’uno dell’altra; il re di Napoli
e il duca di Milano devono invece compiere un lungo cammino attraverso l’isola,
mentre Calibano si mette al servizio dei marinari Stefano e Trinculo per
organizzare un colpo di stato contro il padrone. Più tardi, Antonio e
Sebastiano complottano per strappare il regno di Napoli ad Alonso, ma falliscono
miseramente. Alla fine Prospero perdona tutti, anche chi non si pente, come il
fratello Antonio, che gli aveva portato via il ducato milanese. Il mago prepara
le nozze di Ferdinando e Miranda con un affascinante spettacolo e, dopo aver
sotterrato la bacchetta con i suoi incantesimi, si prepara a tornare con gli
altri in Europa, lasciando Calibano unico padrone dell’isola.
«Quando preparavo Il manoscritto del principe, il film in
cui ho raccontato gli ultimi quattro anni della vita di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa (quelli in cui scrisse Il Gattopardo), per trasmettere la mia idea
del principe all’attore che l’avrebbe interpretato, il grandissimo Michel
Bouquet, lo paragonavo a Prospero e gli leggevo quel che lo stesso Lampedusa
aveva scritto della Tempesta per i suoi allievi. Tomasi descriveva la commedia
come l’ultimo slancio fantastico di un genio, e ne invidiava il brio
indiavolato. Nel raccontarla a Francesco Orlando vi metteva qualcosa di sé,
ritrovandosi perfettamente nell’addio alla vita intonato dal mago: «E il mio
finire è la disperazione».
Da allora ho sognato molte volte di portarla in scena. Per
quanto contestata da Harold Bloom, penso che La tempesta sia un geniale omaggio
al teatro, e una delle commedie più profonde che siano state dedicate al senso
della vita. È l’opera della rigenerazione, dove il naufrago, il disperso,
l’usurpato ritrovano il filo interrotto delle loro esistenze. Se c’è una
ragione per cui ancora oggi questa commedia ci parla, è nell’idea, per nulla
semplice o banale, che l’essere umano sia destinato a convivere con la
tempesta, e che dopo ogni tempesta debba fare chiarezza dentro di sé. Come
pure, per dirla con Auden, che l’unica magia che ci è concessa sia «il potere
d’incanto che viene dalla disillusione».
La trama, come la riassume Tomasi di Lampedusa, dice molto:
«Un uomo vecchissimo e sapientissimo attira nel suo rifugio i nemici, li
perdona, dà loro in dote la sua bellissima figlia, poi spezza la bacchetta,
sotterra il libro, disperde i sortilegi».
La tempesta appartiene a quel florilegio di opere accomunate
dalla tardività, affratellate cioè da uno stile attraverso cui autori diversi
hanno espresso in forma drammatica il proprio rapporto col mondo. Adorno
riassume questa relazione terminale nell’idea dell’opera d’arte catastrofica.
Ma nel capolavoro di Shakespeare, apparentemente, tutto sembra destinato alla
conciliazione, non a caso si tratta di una favola. Eppure, anche nella Tempesta
domina il tono della retrospezione, ma Shakespeare vi trasfonde uno spirito
nuovo, di pietosa serenità, e la fa coincidere con la metamorfosi degli esseri
umani che vi sono rappresentati.
È il ritorno del romance e della parabola. Anche qui ci sono
le crepe e le fessure di cui parlava Adorno a proposito dell’ultimo Beethoven,
ma il paesaggio in sfacelo diviene occasione di salvezza e, appunto, di
rigenerazione.
Il suono che vi domina è quello del flutto profondo del
mare, come dirà Eliot, il gorgo in cui Prospero, come Fleba il Fenicio,
riattraverserà gli stadi della giovinezza e della maturità, per puntellare,
infine, le proprie rovine.
Nella visione che abbiamo voluto darle con Gianni Carluccio,
l’isola è diventata una casa disastrata (allagata dalla pioggia e dal mare?),
di cui Prospero ha fatto il laboratorio di una speciale esplorazione
dell’anima, un interno-esterno circondato da un mare all’inizio in tempesta,
poi calmo, e, alla fine, quando Calibano resta il solo abitante dell’isola, di
nuovo in preda a un disordine di cui non si prefigura l’esito.
La nuova traduzione di Nadia Fusini nasce dalla sua lunga,
profonda, frequentazione del testo di Shakespeare, e il nostro adattamento dal
desiderio di tendere l’azione, lasciandone l’intera responsabilità alla mente
di Prospero, alla sua regia.
Renato Carpentieri, un attore giunto all’essenza del suo
grandissimo talento, mi dà la certezza di un Prospero memore di quell’accento
che ancora si ritrova in certi preziosi, e isolati, intellettuali del Sud,
mossi da una disperata intelligenza, e, insieme, da una infinita disposizione
al fantasticare, offesi dall’intollerabilità del reale, ma vocati a una dolente
dolcezza, a un indomabile furore. Ma qui voglio citare anche tutti gli altri
meravigliosi interpreti, e compagni di viaggio, di questa avventura
eccezionale: Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Giulia Andò, Paolo Briguglia,
Paride Benassai, Gaetano Bruno, Fabrizio Falco».
Roberto Andò
L’incontro
Mercoledì 15 maggio 2019, ore 17, al Chiostro Nina Vinchi
(via Rovello, 2), Roberto Andò, Nadia Fusini e Massimo Cacciari dialogano intorno
ai temi dello spettacolo. Modera Caterina Piccione.
Ingresso gratuito con prenotazione su www.piccoloteatro.org
Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza)
dal 14 al 26 maggio 2019
La tempesta
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
adattamento Roberto Andò e Nadia Fusini
regia Roberto Andò
scena Gianni Carluccio
light designer Angelo Linzalata
costumi Daniela Cernigliaro
con Renato Carpentieri, Vincenzo Pirrotta,
Filippo Luna, Paolo Briguglia, Giulia Andò,
Fabrizio Falco, Gaetano Bruno, Paride Benassai
produzione Teatro Biondo Palermo
Orari: martedì,
giovedì e sabato, ore 19.30 (eccetto giovedì 16 maggio, ore 15 pomeridiana per
le scuole); mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata: 1 ora e 50 minuti più intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 -
www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai protagonisti su
www.piccoloteatro.tv
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