UN GRIDO UNIVERSALE DI PACE
MUSICA E AMORE
"HAIR THE TRIBAL LOVE-ROCK MUSICAL"
APRE LA STAGIONE 2019/2020 DEL
TEATRO DELLA LUNA DI MILANO
Non sembrano passati 40 anni
dall’uscita del film (in Italia il 16 maggio 1979) diretto da Miloš
Forman, né oltre 50 dal debutto a Broadway. Oggi, più di allora, le
parole di Clive Barnes, critico del New York Times, descrivono alla
perfezione la carica rivoluzionaria di HAIR, il primo musical con
“l’autentica voce di oggi, invece di quella dell’altro ieri”.
L’Era dell’Acquario sta per tornare, e quest’autunno si
respirerà aria di amore e libertà sui palcoscenici italiani.
Scatenato, coloratissimo, emozionante,
controcorrente, quella di HAIR, The Tribal Love Rock Musical, creato
nel 1967 da James Rado e Gerome Ragni - autori rispettivamente del
libretto e delle liriche - e da Galt MacDermot, autore delle
musiche, è una storia senza tempo, capace di riaccendere la
nostalgia in coloro che hanno vissuto il ’68 e ricordano il dramma
della guerra in Vietnam, ma al tempo stesso di far sentire i più
giovani parte della tribù dell’amore, della felicità e della
libertà.
HAIR Il Musical, oggi come
cinquant’anni fa, dà voce in modo trasgressivo e provocatorio, ma
proprio per questo ancora più profondamente coinvolgente, a un
intero movimento culturale e sociale: una tribù, dai capelli
selvaggi, è protagonista sul palcoscenico e si scatena, accompagnata
dall’orchestra dal vivo, al ritmo di famosissime canzoni come
“Aquarius”, “Hair” e “I Got Life”.
Il regista Simone Nardini sottolinea
come “oggi, come allora, esistono ancora tanti Vietnam… e tanti
giovani con la voglia di liberarsi dalla schiavitù commerciale della
Società. Hair, spettacolo cult fine anni '60, è più che mai
l’ideale manifesto delle nuove generazioni che cantano l’alba
dell’era dell’Acquario. Il mio tributo vuole rendere omaggio
all’opera-rock simbolo del pensiero “hippie”. In quegli anni si
formavano gruppi di ragazzi e ragazze che trascorrevano il tempo
senza inibizioni e accompagnavano la protesta contro le sofferenze
della guerra con il grido di “Sesso, droga e Rock'n'Roll”. Hair,
the tribal love-rock musical, con il suo folto cast, le musiche
eseguite dal vivo, le coinvolgenti coreografie, il libretto in
italiano ma le canzoni in lingua originale e la trasgressione
irriverente dei sui contenuti, coinvolgerà ancora le platee dopo
oltre 50 anni dal suo debutto a Broadway”.
HAIR Il Musical apre la stagione del
Teatro della Luna di Milano in anteprima nazionale, con quattro
serate (3-6 ottobre 2019, biglietti Ticketone.it) che arrivano
esattamente cinquant’anni dopo la prima rappresentazione italiana
del musical al Sistina di Roma, dove i giovanissimi Renato Zero,
Loredana Bertè e Teo Teocoli, con la regia di Victor Spinetti e
l’adattamento dei testi di Giuseppe Patroni Griffi, portarono il
rock, un cast multietnico ed il primo nudo in scena nel tempio dei
musical più classici, per un grande e contestato successo.
Cosa c’è di tanto attuale ancora
oggi in questo musical che debuttò nel 1968 a Broadway?
La celebre storia di amicizia, amore
libero e pacifismo, ancora oggi simbolo della controcultura hippie,
porta messaggi di straordinaria attualità: fratellanza,
multiculturalità, libertà, come desiderio di spogliarsi di tutto
(come nella scena di nudo di fine primo atto), ambientalismo, lotta
alle differenze sociali e sessuali e impegno civile sono alcuni dei
temi che ancora oggi risvegliano la coscienza dei “nostri”
giovani.
SINOSSI
1° ATTO
La Tribe si riunisce a Central Park,
New York. Chiede amore, libertà e una convivenza pacifica tra le
persone. Questi giovani nutrono grandi speranze nella nuova Era
dell’Acquario: un’era di armonia, speranza, libertà e amore alla
quale Ronny dedica “Acquarius”, quale rito d’iniziazione per
l’arrivo di un nuovo membro nella Tribe. Berger, leader della
Tribe, intona “Hashish”, un inno alle droghe, Woof si presenta
attaccando la pudicizia della società americana e invita ad unirsi
all’orgia (“Sodomy”). Hud, l’afroamericano del gruppo, si
introduce con la canzone “Colored Spade” che tematizza l’odio
raziale dell’America bianca. Viene accolto dalla Tribe Claude con
la sua canzone “Manchester, England”. Claude sente di essere
destinato a qualcosa di più grande, mentre il resto della Tribe
risponde nei toni della filosofia hippie (“Ain’t Got No”): non
possiedono niente ma sono felici proprio per questo. Sheila,
studentessa e attivista innamorata di Berger e fervente divulgatrice
della rivoluzione Flower Power, diffonde con “I Believe In Love”
un messaggio d’amore. La Tribe prende una posizione contraria alla
guerra in Vietnam con la protesta “Ain’t Got No Grass”.
Appaiono Jeanie, Dionne e Crissy che cantano l’ironica “Air”,
canzone che richiama l’attenzione sul pericolo che deriva
dall’inquinamento ambientale e dalle armi chimiche. Jeanie è
incinta ma non sa chi sia il padre ed è innamorata di Claude che non
ricambia il sentimento. L’arrivo della cartolina di leva pone
Claude di fronte a una decisione molto importante: rimanere nella
Tribe o arruolarsi? I suoi genitori temono che non avrà un futuro se
continua a vivere per strada. Così canta “I Got Life” dove
esplicita di avere tutto ciò che necessita semplicemente perché è
vivo. Berger arriva con una novità: è stato espulso dall’odiata
scuola (“Going Down”). Claude comunica di essere stato alla
visita di leva e chiede disperato un consiglio su come evitare
l’arruolamento. Sopraggiungono Margaret Mead ed il marito Hubert
che esaminano incuriositi, il modo di vivere degli hippie. Claude e
Berger rispondono con Hair. Margaret è entusiasta del loro senso di
libertà e dedica loro la canzone “My Conviction”. Sheila torna
da una manifestazione di protesta a Washington interrotta dalla
polizia con manganelli e maschere antigas. E’ illesa e felice di
rivedere Berger a cui ha portato in regalo una camicia gialla. Sheila
è delusa perché sperava in un futuro con Berger, profondamente
ferita canta che pace e amore devono iniziare tra amici prima di
poterli pretendere da altri (“Easy To Be Hard”). La Tribe invita
tutti ad un incontro tra hippie durante il quale i ragazzi bruceranno
le loro cartoline di leva. Mentre Jeanie pretende che ci sia anche
Claude, Crissy, la più giovane del gruppo, aspetta un ragazzo di cui
è innamorata anche se l’ha visto solo una volta (“Frank Mills”).
Durante l’incontro al parco i ragazzi bruciano le cartoline (“Hare
Krishna”), Claude è l’ultimo, nonostante la Tribe lo sproni, non
riesce a vincere i propri dubbi e salva la cartolina dalle fiamme. In
“Where Do I Go” cerca disperato una risposta alle sue domande e
la strada giusta da seguire per mantenere la propria dignità umana
sentendosi libero di essere se stesso al di là del giudizio altrui.
2° ATTO
La Tribe apre il secondo atto con un
brano rock contro la guerra (“Electric Blues”). E’ un attacco
contro i borghesi ottusi seduti a casa davanti alla televisione
mentre c’è gente che muore sul fronte. All’improvviso un
blackout totale. Nessuno sa dove sia andato a finire Claude. Claude
torna dal centro reclutamento e incontra la Tribe, dà in regalo un
poster di Mick Jagger a Woof, che è un suo grande fan, Le ragazze
del gruppo discutono sui pro e i contro dei ragazzi bianchi e neri
(“Black Boys”, “White BCoys”). Berger, nel distribuire alla
Tribe degli spinelli, ne passa uno a Claude sperando che nel delirio
delle droghe trovi la risposta al suo dubbio. Le droghe iniziano a
fare effetto (“Walking In Space”) e parte il trip di Claude che
descrive la sua paura della guerra: vede se stesso in procinto di
lanciarsi da un elicottero in Vietnam e personaggi della guerra di
secessione americana, il generale Grant (futuro 18° presidente degli
Stati Uniti d’America) incontra Abramo Lincoln, oppositore della
schiavitù e 16° presidente degli U.S.A. la cui nomina fece
insorgere i sudisti decretando l’inizio della guerra civile. Degli
africani aggrediscono i visi pallidi, Hud e i suoi amici cantano la
fine della schiavitù dei neri (“Abie, Baby”). Claude viene
reclutato in guerra e ha paura di morire (“Three-Five-Zero-Zero”),
racconta il terrore della guerra in Vietnam. Il testo di “What A
Piece Of Work Is Man” è tratto dall’Amleto di Shakespeare ed è
un elogio all’uomo e a tutte le sue possibilità, la sua ragione,
la sua nobiltà d’animo. Nel delirio Claude riconosce che gli
uomini hanno perso il senso per la bellezza della vita e della pace
da tempo (“How Dare They Try”). Finisce così il suo trip.
Improvvisamente Claude accetta di partire e la Tribe lo saluta con
“Good Morning Starshine”. E’ inverno e la Tribe minfesta
davanti al centro di reclutamento ma Claude non si presenta, è già
stato reclutato in Vietnam (“The Flesh Failure”). Il gruppo si
sente impotente, dubita del destino e canta la sua denuncia nei
confronti della guerra (“Let The Sunshine In”). Chiede
all’umanità di aprire i cuori e le anime alla forza del sole e
della vita, perché c’è speranza se si lascia entrare l’amore
nel cuore e ci si rispetta.
Libretto e liriche di James Rado e
Gerome Ragni
Musiche di Galt MacDermot
Originally Produced by the New York Shakespeare Festival Theater
Produced for the Broadway Stage by Michael Butler
Musiche di Galt MacDermot
Originally Produced by the New York Shakespeare Festival Theater
Produced for the Broadway Stage by Michael Butler
Presentato in accordo con TAMS-WITMARK
www.tamswitmark.com
CAST ARTISTICO
Claude: Stefano Limerutti
Berger: Gennaro Pelliccia
Sheila: Vittoria Brescia
Hud: David Marzi
Woof: Edoardo Franchetto
Ronnie: Alice Tombola
Jeanie: Sara Di Fazio
Margaret Mead: Matteo Minerva
Crissy: Elga Martino
Walter: Paolo Broscritto
Tribe: Claudia Barelli, Matteo Cernuta,
Valeria Citi, Luna Colavolpe, Valeria Della Valle, Mattia Epifani,
Giulia Ferraro, Matteo Francia, Francesca Galeazzi, Fabio
Lorenzatti, Mitsio Paladino Florio, Monica Patino, Giampaolo Picucci,
Gabriele Pierani, Silvia Pieroni, Cristiana Pigazzi, Dario Scaturro,
Sara Sironi,
Claudia Urselli, Marco Valentino,
Silvia Vena
TEAM CREATIVO
Regia, Scena e Costumi: Simone
Nardini
Musical Supervisor: Stephen Alexander Lloyd
Musical Supervisor: Stephen Alexander Lloyd
Direzione Musicale: Eleonora Beddini
Direzione Canora: Pasquale Girone
Malafronte
Supervisione alla Direzione Canora:
Eleonora Mosca
Coreografie: Valentina Bordi
Disegno Luci: Valerio Tiberi
Disegno Luci: Valerio Tiberi
Acting Coach: Michele Savoia
Parrucche: Mario Audello
Traduzione del libretto di Sandro Avanzo e Simone Nardini
Traduzione del libretto di Sandro Avanzo e Simone Nardini
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