ALL'ELFO PUCCINI DI MILANO
DUE IMPERDIBILI APPUNTAMENTI
"SPACANAPOLI TIMES" E
"TRILOGIA DELL'ESSENZIALE"
La stagione di prosa dell’Elfo Puccini riprende la
programmazione martedì 15 ottobre con Spaccanapoli Times di Ruggero Cappuccio.
Lo scrittore napoletano, qui anche regista e interprete, mette in scena uno
spettacolo lieve e divertente, un’iperbolica festa di famiglia d'incubi e sogni
infranti. Cappuccio tornerà ospite dell’Elfo Puccini in febbraio con Essendo
stato, il suo celebre monologo dedicato a Paolo Borsellino.
Spaccanapoli Times è una dirompente macchina comica che attraversa il paesaggio umano dell’Italia di oggi con spregiudicata velocità. La storia, ambientata in una Napoli contemporanea vista come detonatore della crisi etica che investe la nostra nazione, mette a fuoco la vita di quattro fratelli in lotta con il modernismo globalizzante che innesca nel mondo dinamiche sociali dalle quali i componenti della famiglia Acquaviva si sentono esclusi.
Giuseppe, il primogenito, è uno scrittore che pubblica le
sue opere in assoluto anonimato, combatte il narcisismo che accompagna la
creazione artistica e vive tra i binari della stazione centrale di Napoli.
La scena si apre nella vecchia casa della famiglia
Acquaviva: un appartamento all’ultimo piano di un palazzo situato in via
Spaccanapoli. Gli ambienti sono abbandonati da tempo. Gli unici oggetti che si
impongono alla vista sono le migliaia di bottiglie d’acqua, ormai vuote, che
ricoprono i muri dei saloni a tutt’altezza.
Giuseppe ha convocato i suoi tre fratelli per una ragione
d’emergenza. Gabriella, Gennara e Romualdo lo raggiungono nella dimora in cui
hanno vissuto infanzia e adolescenza, ma il motivo della convocazione appare
ambiguo e misterioso. La presenza del quartetto Acquaviva nel luogo degli
antenati, innesca un esilarante corto circuito tra passato e presente, tra i
teneri rituali dell’infanzia e l’avanzata cancerogena del capitalismo.
I quattro fratelli sono disorientati dall’attualità, vivono
in dimensioni mentali e fisiche estreme, concretizzando sulla vita punti di
vista e interpretazioni follemente comici.
La singolare pazzia sentimentale che ispira gli
innamoramenti di Gabriella, la surreale visionarietà di Gennara per il mondo
dello spirito e il talento fobico che Romualdo applica nella pittura attivano
un confronto serrato sulla possibilità di amare e di esistere.
Così, mentre Giuseppe rivela ai fratelli che una guerra
invisibile e mortale incombe sul pianeta, si consuma l’attesa febbrile di una
visita che dovrà sciogliere la ragione della convocazione degli Acquaviva nella
casa della memoria.
La scrittura di Ruggero Cappuccio si materializza in un
italiano che slitta sul terreno delle lingue del Sud, irrorandosi di anglicismi
erosivi per una partitura sonora in cui fiammeggiano allegri dirompenti e adagi
malinconici. Su tutto regna il ridere e sorridere, dove la comicità volontaria,
sferzante e innocente diventa una lente d’ingrandimento per leggere la realtà
del male di vivere con impeto tagliente e irriguardoso.
Spaccanapoli Times
testo e regia Ruggero Cappuccio
con Ruggero Cappuccio, Giovanni Esposito, Gea Martire, Marina Sorrenti,
Ciro Damiano, Giulio Cancelli
scene Nicola Rubertelli
costumi Carlo Poggioli
musiche Marco Betta
progetto luci e aiuto regia Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto
«I fratelli Acquaviva, protagonisti di Spaccanapoli Times,
che Ruggero Cappuccio ha scritto e messo in scena, sono quattro scombinati
mattoidi che si ritrovano, non si capisce bene per qual motivo, a dirsi e
darsi, con incrudelito affetto, frammenti di memoria familiare e preoccupate
prospettive di un improbabile futuro. È il gioco insolitamente lieve che Ruggero
Cappuccio, in vena di divertirsi e divertire, mette in scena in compagnia di
Gea Martire, Giovanni Esposito, Marina Sorrenti, Ciro Damiano e Giulio
Cancelli, per tracciare un suo molto personale percorso d'equilibrismo
teatrale, sempre in bilico tra la commedia e la farsa.
Non immemore certo delle leggendarie parodie petitiane e
gustando il piacere del non-sense, Cappuccio sembra lasciare ai suoi attori il
privilegio dell'invenzione improvvisa, dello sberleffo, della sfrenatezza
conservando per sé un più rigido schema d'attore.
Così troveremo una macchina teatrale che scorre liscia e
rapida, a raccontare degli Acquaviva rinchiusi nella loro vecchia casa del
‘centro storico napoletano’ tutta piena, ovviamente, di bottiglie di acqua
minerale, conosciuta e gustata per ‘annata’ come fosse un vino prezioso.
Percorso d'incubi e sogni infranti, ma messi insieme sorridendo, come in un
iperbolico gioco da festa di famiglia.
Ruggero Cappuccio tira naturalmente le fila del gioco,
concertatore di silenzi, di irruzioni improvvise, di parodie irresistibili,
fermando il gioco ogni tanto, quando decide di dire, o lasciare intravedere,
con il suo gusto più amaro le ferite ed i sussulti del nostro tempo
imperfetto».
Giulio Baffi
la Repubblica
15 - 20 ottobre 2019 Sala Bausch
Dall'incontro umano e artistico tra Vinicio Marchioni,
Milena Mancini, Marco Vergani e Valentina Diana nasce il progetto Trilogia
dell'essenziale.
Tre monologhi di drammaturgia contemporanea scritti da
Valentina Diana interpretati dallo stesso attore, Marco Vergani, con le idee
sceniche, i costumi e la direzione creativa di Milena Mancini, con la regia di
Vinicio Marchioni.
Tre monologhi, stessa autrice, stesso attore, stesso spazio
pressoché vuoto: L'eredità dolcissima di Renato Cane, Una passione, La nipote
di Mubarak.
Testo, attore, qualche elemento scenico e il pubblico.
L'essenziale per fare teatro.
I tre monologhi sono indipendenti l'uno dall'altro. Ognuno
ha una drammaturgia propria, un inizio, uno svolgimento e una fine. Una propria
idea scenica e i tre protagonisti dei tre monologhi sono tre personaggi
diversi.
Quello che lega la trilogia è l'indagine sulla solitudine,
sull'alienamento dell'essere umano contemporaneo, sulla sua percezione della
vita e della morte; un'indagine di cui sono protagonisti, loro malgrado,
personaggi “ultimi”, “invisibili”. I monologhi hanno in comune anche la
scrittura funambolica, grottesca, graffiante, cinica, tragicomica di Valentina
Diana; lo spazio pressoché vuoto in cui si svolge l'azione; lo stesso attore a
interpretarli; la ricerca dell'essenzialità per metterli in scena; le regie
fondate sul paradosso del monologo teatrale, che indagano le possibilità di
dialogo, di comunicazione con il pubblico attraverso il lavoro con l'attore,
sull'attore e per l'attore.
Il progetto Trilogia dell'essenziale nasce come un
rigurgito, come atto di ribellione contro le modalità di produzione e
distribuzione teatrale degli ultimi anni. Contro la crisi economica del teatro
e per contrastare le difficoltà di sopravvivenza delle produzioni indipendenti.
Non ci sono soldi? Torniamo a fare teatro con l'essenziale.
UNA PASSIONE
Un uomo senza nome, un umile attore, si presenta sul palco
vuoto con un sacchettino in mano. Nessuna scena, nessuna luce. Il suo compito è
pressoché impossibile e lui ne è consapevole: intrattenere, da solo, un
pubblico che ha pagato il biglietto per assistere ad un variopinto colossal
sulla passione del Cristo con più di trenta interpreti tra comparse e attori.
Coi suoi miseri mezzi, la sua poca fede, darà voce ad un
vangelo traballante e pieno di dubbi.
Uno sguardo stralunato e tenero sulla crudeltà dell’uomo,
sulla banalità del male esemplificata, con parole semplici e senza retorica,
dall’esperimento di Milgram.
Un vangelo anonimo che narra di un Gesù spericolato, che
cammina in bilico, tra salvezza e spavento, come ogni essere umano.
L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANE
Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole
nessuno e tutti ne hanno paura?
Come fai a venderla? Semplice, basta renderla desiderabile.
Viviamo e ci agitiamo come tragiche formiche in un mondo
pieno di incertezze, saturo di domande ma avaro di risposte. Ci aggrappiamo a
tutto quello che ci sembra solido: un lavoro, una famiglia, una casa, un divano
nuovo, un frigorifero di ultima generazione. Compriamo cose, le desideriamo
pensando che forse ci salveranno. Ma più scegliamo, più crediamo, più pianifichiamo,
più facciamo sacrifici per guadagnare, più cerchiamo riparo, meno lo siamo.
E poi si muore.
La BBBtrombedelsignore ha avuto questa semplice, ma
rivoluzionaria intuizione: trasformare la morte stessa in un prodotto, e
venderla al suo prezzo come una risorsa, un’illusione di salvezza. L’ultima.
LA NIPOTE MUBARAK
Nell'epoca dell’informazione istantanea e delle fake news
abbiamo l'impressione di conoscere tutto, di sapere tutto con un click sui
nostri smartphone. Le nostre coscienze di brave persone sono pacificate dai
nostri piccoli grandi gesti di adesione o disapprovazione dei fatti. Abbiamo
l’impressione di avere un’idea su tutto. Abbiamo persino l’impressione di
esprimere un’idea su tutto. Ma nella realtà tutto accade al di sopra e al di fuori
di noi, in un mondo che esiste altrove. Non sul web. Nelle piazze, nelle
strade, nelle case, nelle prigioni dove la gente muore davvero.
Il mondo ci sfugge, perché lo cerchiamo nel posto sbagliato.
La nipote di Mubarak è un titolo civetta per uno spettacolo
sulle sparizioni forzate in Egitto, senza l’Egitto. Ambientato in un kebab di
Milano. La nipote di Mubarak è una truffa, uno specchietto per le allodole.
Trilogia dell’essenziale
drammaturgie originali Valentina Diana
con Marco Vergani
scene, costumi e direzione creativa Milena Mancini
regia Vinicio Marchioni
produzione Anton
management Theatron 2.0
15 ottobre (ore 19.30)
L’eternità dolcissima di Renato Cane
16 ottobre (ore 19.30)
La nipote di Mubarak
17/20 ottobre (giov, ven e sab ore 19.30, dom ore 15.30)
Una passione
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano - Prezzi:
intero € 33 / martedì posto unico € 22 / rid. giovani e anziani € 17 / under18
€ 13.50 - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org.
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