TRE GRANDI APPUNTAMENTI
AL TEATRO ELFO PUCCINI DI MILANO
"L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO"
"IL PIACERE DELL'ONESTA'"
"ASPETTANDO GODOT"
L’importanza di chiamarsi Ernesto
di Oscar Wilde
regia, scene e costumi Ferdinando Bruni
e Francesco Frongia
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
con Riccardo Buffonini, Giuseppe
Lanino, Elena Russo Arman, Elena Ghiaurov, Luca Toracca, Cinzia
Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
produzione Teatro dell’Elfo
Sabato 14 e domenica 15 dicembre:
repliche con proiezione di sovratitoli per persone con disabilità
dell’udito.
Dalla rassegna stampa
L'alta società che Oscar Wilde fa
vivere nella sua commedia più fortunata L'importanza di chiamarsi
Ernesto, è una società formale e futile, un mondo chiuso nelle sue
sciocche regole di ‘bon ton’, paradossale nella sua ipocrisia,
ridicolo nel suo ‘colto’ dialogare, feroce nel suo
conservatorismo. … E virata decisamente all'assurdo è questa
regia molto ben sostenuta da tutti gli attori capaci di far
riverberare ogni battuta, chiusi in personaggi sopra le righe che
dicono il nulla e hanno questo nulla come sostanza. Si nutrono di
paradossi, divorano parole a ritmo sostenuto, si aggrovigliano nella
trama per poi districarsene con lievità in questa sarabanda assurda,
esilarante specchio di una società vacua e spietata che costò
l'ostracismo, la galera e la vita a Wilde.
Magda Poli, Corriere della Sera
E se ancora una volta non possiamo che
godere della superba scrittura di Wilde, delle battute folgoranti,
della sapienza ironica a servizio di una commedia degli equivoci dove
tutti fanno finta di essere quel che non sono, le fanciulle perbene
scelgono i fidanzati in base al nome e sfaccendati giovanotti si
gingillano tra Londra e la campagna grazie a doppie identità che
salvano le apparenze e permettono fughe ben poco virtuose, a
funzionare è un’intuizione precisa: Wilde come anticipatore del
pop alla Andy Warhol. Ne viene fuori uno spettacolo sfrontatamente
camp, con esplicite allusioni all’immaginario queer, lisergico e
coloratissimo. Nei costumi pacchiani, nel ritmo indiavolato, negli
inserti dove non stonano né I’ll survive né la Pantera rosa, nel
piglio spumeggiante di una recitazione che insiste su effetti quasi
cartoon. Niente psicologia, ma giochi pirotecnici. Riccardo
Buffonini, in forma strepitosa, e Giuseppe Lanino guidano il cast con
le loro improbabili giacche scozzesi. Un Hollywood party vittoriano
che consacra Wilde gran maestro di cerimonie teatrali per il massimo
dell’entertainment intelligente.
Sara Chiappori, la Repubblica
La fantasia immaginifica dei registi
colloca la piéce in una swinging London, evocata con precisione
dagli arredi, dai costumi e dalle citazioni musicali. … Il
tono è graffiante ma leggero, la recitazione è garbatamente sopra
le righe e recupera i migliori stilemi dell’Elfo. La ricchezza del
testo – archetipo dell’umorismo queer – e la sapienza della
realizzazione danno vita a uno spettacolo pregevole e divertente, cui
un pubblico partecipe e giovanile tributa finali acclamazioni.
Bruno Olivieri, Ilsole24ore.com
Due classici diretti da Alessandro
Averone in scena all’Elfo Puccini
3 - 5 dicembre | sala Fassbinder
Il piacere dell’onestà
di Luigi Pirandello
regia Alessandro Averone
con Alessandro Averone, Alessia
Giangiuliani, Laura Mazzi, Marco Quaglia, Gabriele Sabatini, Mauro
Santopietro
produzione Teatro Metastasio di
Prato in collaborazione con Knuk Company
6 - 8 dicembre | sala Fassbinder
Aspettando Godot
regia Alessandro Averone
di Samuel Beckett, traduzione Carlo
Fruttero
con Marco Quaglia, Gabriele Sabatini,
Mauro Santopietro, Antonio Tintis, Francesco Tintis
scene Alberto Favretto e Elisa
Bortolussi, costumi Marzia Paparini, luci Luca Bronzo
produzione Knuk Company / Teatro
Metastasio di Prato
Cinema, televisione e tanto teatro:
Alessandro Averone è un attore poliedrico che da qualche anno
affianca alla carriera di interprete anche quella di regista
indagando in particolare i ‘classici’: «Amo molto i classici –
sottolinea Averone – in quanto autori stratificati che hanno un
fuoco di indagine che arriva fino a noi e andrà avanti anche oltre,
con tematiche atemporali che riguardano l’essere umano in ogni
momento».
«Il piacere dell’onestà è uno dei
testi più grotteschi di Pirandello nel quale l’autore, con
straordinaria maestria, mette in risalto le tematiche che gli sono
care attraverso il meccanismo del paradosso. «Ci muoviamo
costantemente circondati da immagini infinite – racconta Averone –
immagini di come gli altri ci appaiono, di come noi appariamo a noi
stessi e al mondo che ci circonda. […] Pirandello ci accompagna
all’interno di un salotto borghese, luogo principe dell’ipocrisia
e dell’immagine, e ci mostra con un limpido paradosso la drammatica
e ridicola difficoltà di essere radicalmente e compiutamente se
stessi».
«Nella dialettica tra verità e
finzione, forma astratta e realtà di carne, maschera d’apparenza e
sostanza della vita, lucida razionalità e sentimenti che pulsano
(già: Pirandello, non c’è dubbio), Alessandro Averone riesce ad
attraversare magnificamente, come regista e come protagonista nel
ruolo di Baldovino, una vasta gamma di modalità espressive per le
sofferenze confessate limpidamente e le sfide grottesche, gli sforzi
di volontà e il coinvolgimento emotivo. … Uno spettacolo
intelligente, con più occasioni di veloci, dense risate tra il
pubblico».
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
«Quello che mi ha sempre affascinato
in Beckett – dice Averone - è la sottile e fine poesia che
scaturisce dai suoi testi. L’amore e la compassione per l’essere
umano costretto disperatamente alla ricerca di un senso. […] Si
resiste. Con affetto e violenza. Con quello che si è. Con tutti i
nostri limiti. Stretti l’un l’altro». Aspettando Godot.
«A più di mezzo secolo dalla prima
messinscena, intende sottolineare il regista, sappiamo benissimo che
l’attesa è vana, eppure ancor oggi i personaggi sono lì sul palco
fermi e immobili dentro una storia che passa al di fuori di loro
senza lasciar traccia. … Sono al tempo stesso disattenti
attori e spettatori del proprio esistere, come ben evidenzia
l’impostazione di Averone quando sottolinea la metateatralità
insita nel testo e, nel momento stesso in cui va affermando la scena,
la ribalta a specchio sulla platea degli spettatori abbattendo per
metafora un’invisibile quarta parete».
Sandro Avanzo, Hystrio
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires
33, Milano - Orari: mart/sab 19:30, dom 15:30 Prezzi: intero € 33 /
martedì posto unico € 22 / rid. giovani e anziani € 17,50 /
under18 € 13.50 - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 –
biglietteria@elfo.org.
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