"Il VENDITORE DI SIGARI"
DI AMOS KAMIL
MTM TEATRO LITTA DI MILANO
Berlino 1947, ore sei e trenta. Nella Germania appena uscita
dalla guerra, tutte le mattine alla stessa ora, due uomini si incontrano: un
professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele e il
proprietario di una tabaccheria, dall’aspetto tipicamente tedesco. Sono
sopravvissuti alla tragedia che ha appena sconvolto e quasi annientato un
popolo intero. Si attaccano, si rinfacciano colpe reciproche e recriminano sui
torti subiti, fino a scoprire dolorosamente quanto gli obblighi della Storia
possano condizionare il modo di agire dei singoli individui, quando,
completamente soli, devono affrontare il proprio destino.
Si gioca una partita
in cui è impossibile giudicare vincitori e vinti, perché vittime e carnefici
camminano su un piano sempre in bilico.
Nascere tedesco nel 1920 significava essere condannato a
diventare un carnefice. Nascere ebreo nello stesso anno era la condanna ad
essere una vittima. In entrambi i casi, la ribellione a questo destino poteva
costare molto cara. A quali compromessi un essere umano, da solo, è disposto a
scendere quando si trova sull’orlo dell’abisso? Lo spettacolo, partendo dalla
questione ebraica in un momento cruciale della sua evoluzione, parla a tutti,
perché tutti prima o poi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e
a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale.
Note di regia
Suscita una strana emozione ritornare a lavorare su questo
spettacolo, che è stato in scena per cinque stagioni tra il 2010 e il 2014, e
riscoprirne la straordinaria attualità nell’Italia di oggi, così simile e così
diversa nel breve volgere di pochi anni.
Sentendo risuonare nuovamente le parole di Amos Kamil, mi
rendo conto di quanto sia diventato importante il tema dell’odio che scaturisce
dal pregiudizio. Il fenomeno degli “haters” si è sviluppato a dismisura in
questi ultimi anni e, senza averlo voluto quando ha fatto il suo primo debutto,
Il venditore di sigari mette a tema proprio questo, focalizzando l’attenzione
su un uomo che sceglie un bersaglio tanto preciso quanto pretestuoso per dare
sfogo a tutta la sua frustrazione e rabbia. Credo che affrontare di nuovo il
testo da questo inedito punto di vista possa dargli ancora più valore, ben
aldilà della questione ebraica negli anni successivi alla sconfitta
nazista, rimane un tema che merita di
essere sempre ricordato e analizzato.
L’odio non è una faccenda delle personi ignoranti, come oggi
si tende a pensare per stigmatizzare e circoscrivere il fenomeno che imperversa
sui social network e copre di fango quasi tutti i personaggi che emergono
dall’anonimato, facendoli bersaglio di insulti spesso gratuiti e pesantissimi.
Nel testo di Amos Kamil l’odio è prerogativa di un professore di grandissima
cultura. Questo forse ci aiuta a capire che a suscitare questo tipo di
accanimento sociale sono motivazioni antropologiche e tanta sofferenza. Perciò
l’antidoto non sta nel moralismo, ma nella capacità di ascoltare l’altro ed
entrare veramente in dialogo superando le barriere del pregiudizio.
“(…) il sentimento
che si staglia netto in questa messa in scena, curata con attenzione dal
giovane Alberto Oliva, è quello dell’impossibilità di riuscire a vivere per chi
è sopravvissuto qualunque sia stata la sua storia. Con bravura e intelligenza
Francesco Paolo Cosenza affronta il suo Gruber dandogli toni di segreta
sofferenza per un indicibile che deve essere detto. Di fronte a lui il Doktor
di Gaetano Callegaro che sceglie nella politica il futuro. (…)”
Magda Poli, Corriere della Sera, 19/05/2010
Bio Alberto Oliva
Classe 1984, si laurea in Scienze dei Beni Culturali
all’Università Statale di Milano, si diploma alla Scuola d’Arte Drammatica
Paolo Grassi nel 2009, realizza diversi spettacoli da regista, fra cui Il
venditore di sigari (Teatro Litta, Milano), Le Baccanti di Euripide (Teatro
Astra, Torino), La danza della morte e Il Padre di Strindberg (Teatro Out Off,
Milano), Il Ventaglio di Goldoni, Il Mercante di Venezia di Shakespeare ed
Enrico IV di Pirandello (Contato del Canavese di Ivrea). Nel 2012 vince il
Premio Internazionale Luigi Pirandello come regista emergente. Nel settembre
2017 inaugura la Biennale di Venezia sezione Musica con la regia dell'opera
Inori di Stockhausen con L'orchestra di Padova e dl Veneto diretta dal Maestro
Marco Angius. Cura le regie liriche della stagione del Teatro Verdi di Busseto
in collaborazione con l'Accademia Adads di Piacenza. Nella stagione 2016/2017 e
2017/2018 il Teatro Franco Parenti di Milano produce, in collaborazione la
compagnia I Demoni, da lui fondata con Mino Manni nel 2011, un progetto di tre
spettacoli su Delitto e Castigo di Dostoevskij.
Traduzione di Flavia Tolnay con la collaborazione di Alberto Oliva
con Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza
regia Alberto Oliva
scene e costumi Francesca Pedrotti - realizzazione scenografica Ahmad Shalabi
disegno luci Fulvio Melli – direzione di Produzione Elisa Mondadori
INFORMAZIONI
martedì e mercoledì ore 20:30
Biglietti: Intero 25€ – Intero giornata di debutto 15€,
Convenzioni 20€, Ridotto arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto
arcobaleno) 20€, Under30 e Over65 15€, scuole di teatro e università 15€,
Ridotto DVA 12,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro, Teatri Possibili
10€
spettacolo in abbonamento: Arcobaleno, Arcobaleno tandem,
Arcobaleno over 65, Carta regalo x2, Carta regalo x4
Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it/02-86454545
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BIGLIETTERIA MTM
Corso Magenta 24, Milano
02 86 45 45 45 - biglietteria@mtmteatro.it
Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00
alle 19:30
PREVENDITA ONLINE
Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito
www.mtmteatro.it e sul sito - punti vendita vivaticket.it
I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti
negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio
dello spettacolo.
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