TEATRO OUT OFF DI MILANO
"CONFESSIONI DI UN RODITORE"
DI E CON ROBERTO TRIFIRO'
PRIMA NAZIONALE
Per esigenze sceniche, gli spettatori entreranno dentro “la
tana” del protagonista, i posti sono limitati
e la prenotazione è obbligatoria.
LA TANA
La storia viene raccontata in prima persona da un narratore
di cui si sa molto poco, si comprende però che si tratta di una creatura che
possiede entrambe le caratteristiche, umane e animali (un misto tra un roditore
e un architetto): in principio viene annunciato il completamento della propria
tana, un elaborato sistema di cunicoli costruiti nel corso di un'intera vita.
Egli ha duramente lavorato e s'è impegnato molto per costruirla;
spera
vivamente che ciò gli permetterà finalmente di poter vivere in pace, totalmente
isolato dal mondo esterno.
Eppure, nonostante tutti gli accorgimenti architettonici
difensivi, vive nel costante terrore di essere attaccato da un misterioso ed
invisibile nemico il quale pare aver l'intenzione di voler invadere il proprio
rifugio. Nel tentativo d'evitar una tale intrusione, si mette a costruire vari
passaggi che non conducono ad altro che a vicoli ciechi; trasforma sempre più
la tana in un labirinto, perennemente alla ricerca di nuove idee per ampliar in
complessità la propria abitazione e renderla sempre più sicura.
Un giorno incomincia a sentire un suono misterioso, che egli
descrive come un sibilo all'interno della tana, cerca allora subito di trovar
la fonte di questo insolito rumore mai udito prima; secondo la prima ipotesi
che fa il rumore potrebbe essere causato da piccoli animali che vivono in tane
vicine o parallele alla sua. Inizia quindi a scavare dei cunicoli esplorativi
al fine di cercar l'origine del suono; ma il sibilo non si ferma, cosicché la
ricerca del protagonista si fa sempre più ossessiva.
Questo persistere del disturbo lo fa giungere alla
conclusione che vi dev'essere un'unica ed ostile creatura vicina alla sua tana,
e che questa non può altri che aver l'intenzione di ucciderlo. Diviso tra la
paura e la rassegnazione, attende in posizione difensiva l'arrivo del nemico.
La storia s'interrompe bruscamente all'interno d'una frase:
"Tutto invece è rimasto immutato..."
NOTE AL TESTO
Dopo la seconda guerra mondiale, nella maggior parte delle
lingue si è affermato un nuovo aggettivo ispirato alle opere di Franz Kafka:
Kafkiano.
Non è facile definire questo termine, entrato nei dizionari
e nelle enciclopedie: si riferisce a una “atmosfera oppressiva”, a un “mondo da
incubo”, a una situazione “misteriosa, inquietante e minacciosa”, a
“un’organizzazione schizofrenica razionale, in forma labirintica, dove
l’individuo è sconcertato e smarrito” Spesso nella maggior parte dei dizionari
si pone l’accento esclusivamente sull’aspetto sinistro, trascurando la
dimensione ironica, che dovrebbe invece essere parte essenziale nell’impiego
comune dell’aggettivo kafkiano.
Ebbene “La tana” (1923-24) racconto incompiuto (uno dei suoi
ultimi), e da cui ho tratto (rimanendo fedele alla struttura del suo
svolgimento ma ponendo l’accento sull’ humor nero e sulla patologia paranoica
di un anziano protagonista schizofrenicamente sdoppiato nell’identità: R1, R2)
“ Confessioni di un roditore” essendo uno dei più grandiosi tentativi di
claustrazione (intendendo per claustrazione il confinamento in sé stesso di un
individuo che si sottrae a qualsiasi contatto col mondo esterno) mai compiuti
in letteratura, può considerarsi a pieno diritto “kafkiano.
Il protagonista di “Confessioni di un roditore” è una figura
sdoppiata: R.1 è la voce monologante dell’entità pensante di un uomo paranoico
vicino alla vecchiaia, R.2 racchiude quell’entità pensante e quella voce nel
corpo di un animale non identificato; animale egoista, astuto, vorace, crudele,
misantropo, narcisista, che molti anni prima, nella sua giovinezza, si è
costruito, sotto il livello della terra, la sua tana.
Nulla ci permette di affermare che al di fuori di essa
esista un mondo reale, col quale dobbiamo stabilire dei rapporti; avvertiamo ad
ogni passo di muoverci nello spazio chiuso, astratto ed echeggiante di
un’entità pensante che ci avvolge da ogni parte come in carcere. Siamo
carcerati anche noi, vittime di una parola monologante e solitaria, che
racconta, commenta, si rivela, si maschera, avanza ipotesi, demolisce ipotesi,
tenta possibilità, fa calcoli laboriosi, in un delirio fantastico e
intellettuale che si sostituisce all’universo creato.
Roberto Trifirò
Roberto Trifirò, attore e regista. Come attore ha lavorato
con i registi italiani e stranieri più importanti tra cui Bob Wilson, Aldo
Trionfo, Luca Ronconi, Sandro Sequi, Stefan Braunschweig, Pier'Alli, Cesare
Lievi, Mina Mezzadri, Federico Tiezzi, Monica Conti, Lorenzo Loris, Andrèe Ruth
Shammah. Tra i suoi più recenti lavori come regista e interprete ricordiamo:
“Filax Anghelos” di Renato Sarti (2008); “Parole che cadono dalla bocca” da
Samuel Beckett (2009); “Memorie del sottosuolo” di Dostoevskij (2011); “Enigma
Moro”, di cui è anche autore (2014); “Adelchi” di Alessandro Manzoni (2015).
Con l’Out Off la collaborazione è iniziata
nel 1996 con la produzione di “Aprile a Parigi” di John Godber,
“L’ultimo nastro di Krapp” di Beckett (1998); Killer Disney di Philipe Ridley (1999); che lo ha visto
interprete diretto da Monica Conti ed è proseguita con spettacoli in cui Roberto Trifirò era regista e interprete "Non si sa come" di Luigi Pirandello
(2004); “La Confessione” di Arthur Adamov (2008); “Le furberie di Scapino” di
Moliere (2010) “King Richard II – studio per autoritratto” da William
Shakespeare (2010); “Notizie del mondo” di Luigi Pirandello (2012); “Vecchi tempi” di Harold Pinter (2012). Nel
2014 ha invece interpretato nel ruolo del protagonista “Affabulazione” di Pier
Paolo Pasolini con la regia di Lorenzo Loris, nel 2016 “L’Amante” di Harold
Pinter e nel 2017 ha diretto e interpretato, insieme a Giovanni Battaglia,
“L’apparenza inganna” di Thomas Bernhard. Nel 2018, inoltre, ha portato in
scena “Nella solitudine dei campi di cotone” di Bernard-Marie Koltès e nel 2019
“Edipus” di Testori.
Di Roberto Trifirò
liberamente tratto da “La tana” di Franz Kafka
regia e interpretazione di Roberto Trifirò
scenografia e costumi Stefano Sclabas
musiche originali Matteo Tomasetti
luci e fonica Luigi Chiaromonte
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
foto di scena Angelo Redaelli
Produzione Teatro Out Off
Spettacolo in abbonamento Invito a Teatro
Prenotel 0234532140
lunedì ore 10 > 18 e martedì > venerdì ore 10 > 20; sabato ore 16
>20
Ritiro biglietti Uffici via Principe Eugenio 22. Lunedì >
venerdì ore 11 > 13;
Botteghino del teatro, via Mac Mahon 16 da martedì a venerdì
1 ora prima dello spettacolo, sabato h 16 >21, domenica h 15 >17
acquista online direttamente dal nostro sito
www.teatrooutoff.it powered by
Intero 18 Euro - costo prevendita e prenotazione 1,50/1,00
Euro
Abbonamenti:
FreeCard
60 € 6 ingressi a scelta; 30 € 3 ingressi a scelta
FreeYoung & FreeSenior 40 € 6 spettacoli; 20
€ 3 spettacoli
Passepartout Promozione riservata ai residenti del Municipio
8; acquistando la tessera a 10 €, ingresso a 6 € per tutti gli spettacoli in programma.
Riduzione 12 Euro under 25 ; 9 Euro over 65 Convenzione con
il Comune di Milano
Orari spettacoli martedì, mercoledì e venerdì ore 20.45;
giovedì e sabato ore 19.30; domenica ore 16.00
Parcheggio convenzionato, Garage Govone, via Mac Mahon 9 –
2€ all’ora Tel. 0233609770
Trasporti pubblici
Metro 5 fermata Cenisio, tram 12-14 bus 78 Accesso disabili con aiuto
Teatro Out Off 20155 Milano via Mac Mahon 16, Uffici via Principe Eugenio 22 telefono
02.34532140
info@teatrooutoff.it; www.teatrooutoff.it , Bistrot del
teatro tel. 0239436960
Nessun commento:
Posta un commento