FESTIVAL MILANO FREETIME
QUARTIERI DELL'ARTE

Sono molti i compositori, gli
interpreti musicali, gli storici dell’arte e gli artisti visivi che
hanno contribuito a queste nostre drammaturgie all’insegna del
carnevale e del Barocco. Tra questi vorrei almeno citare Gianni
Politi, Arturo Annecchino, Alfonso Antoniozzi, Federico Paris,
Francesco De Grandi, Marcello Carriero, Davide Sarchioni, Gianni
Papi, Francesco Di Mauro. Ed è significativo che questa edizione del
Festival festeggi la nascita del collettivo (trans)artistico ANNA
OSSO. E molte sono le figure importanti del nostro cinema e del
nostro teatro e della vita pubblica cittadina viterbese che, sempre
nell’ottica dell’abbraccio Barocco, hanno voluto costituire il
cast vocale e sonoro del rito VAGO FIORE: Sara Allegrucci, Michela
Andreozzi, Alfonso Antoniozzi, Raffaele Ascenzi, Alessio Boni,
Massimiliano Bruno, Cesare Ceccolongo, Gian Maria Cervo, Luigi
Cosimelli, Gregorio de Paola, Michele Dirodi, Riccardo Festa, Carlo
Fineschi, Viola Graziosi, Diana Hoebel, Gianluca Iumiento, Sandro
Mabellini, Aleksandros Memetaj, Giulio Mezza, Monica Nappo, Valeria
Pacini, Andrea Palermo, Sante Paolacci, Loredana Parrella, Yoris
Petrillo, Graziano Piazza, Antonio Piccolo, Giovanni Prosperi,
Massimo Risi, Claudio Santamaria, Francesco Scianna, Massimiliano
Vado, Marco Vallarino.
Con drammaturgie barocche su fatti e
figure dell’epoca barocca risuonano drammaturgie barocche e
polivocali contemporanee (FREETIME) mentre personaggi caravaggeschi
come lo stesso Merisi, Cecco Boneri e Artemisia Gentileschi vengono,
attraverso varie opere programmate al Festival, accostati a figure
che li hanno preceduti o che sono loro succedute, da Giulia Farnese a
Ipazia, da Santa Caterina ai fratelli Veber, da Sebastiano del Piombo
a Alejandro Moreno, protagonista della stagione barthesiana del
teatro di drammaturgia che produsse anche i capolavori di Sarah Kane.
In un anno come questo ci pareva
irrinunciabile, anche a costo di editing produttivi importanti,
mantenere un rapporto stretto e forte sia con la drammaturgia
internazionale contemporanea che con quella giovane. E per questo
siamo orgogliosi di poter ospitare figure a diversi stadi delle loro
carriere come Gianluca Iumiento, Jon Jesper Halle, Flavio Murialdi,
Erdem Rasim Avsar e molti altri.
Gian Maria Cervo
Direttore Artistico QdA
Quartieri dell’Arte
XXIV edizione
STAFF
Fondatore: Gian Maria Cervo
Direttore artistico: Gian Maria Cervo
Condirettore: Alberto Bassetti
Associates della direzione artistica e
responsabili ufficio organizzativo: Cesare Ceccolongo Luigi Cosimelli
e Massimo Risi
Responsabile degli allestimenti:
Comitato scientifico Manuel Anselmi Marcello Carriero Ione Ciccioli
Alberto Pichardo y Gallardo Federico Meschini Isaco Pracsolu Fabio
Vincenti
Collaborazioni curatoriale : Eleonora
Rava
Personale di sala mostra “Vago
fiore”: Alessia Corinti Davide Cosimelli Lucia Retta Giulia
Rutigliano Gaia Spadafora
Responsabile Luciaio: Stefano Berti
Grafica ed editing: Rocco Franceschi
Arth Creative Italia
INFO E PRENOTAZIONI:
SCHEDE SPETTACOLI
02 Settembre / 15 Ottobre | Ex-Chiesa
degli Almadiani – Viterbo
Dal Martedì al Venerdì dalle ore
10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 Sabato e
Domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore
19.00
VAGO FIORE. Ri-immaginando il Trasporto
della Macchina di Santa Rosa del 1690.
Mostra-Installazione-performance (Dance
& Theatre Version).
Impianto visivo e disegni: Francesco De
Grandi. | Drammaturgia del tappeto vocale-sonoro: Gian Maria Cervo |
A cura di Loredana Parrella e Marcello Carriero
Una coproduzione del Festival con Cie
Twain, La Dramaturgie e Sound design Fox Sound. In collaborazione con
il Centro Studi Santa Rosa
In un anno segnato dall’emergenza
COVID e dalla mancanza del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, il
Festival Quartieri dell’Arte ha voluto far evolvere uno dei suoi
progetti centrali in un omaggio ai viterbesi e alla festività a loro
più cara. Centrale nel programma 2020 sarà infatti la commissione
al pittore, esponente di spicco della scuola palermitana
contemporanea, Francesco De Grandi di 9 disegni che facciano fare al
pubblico un’esperienza connessa al passato remoto della Macchina e
della Festa di Santa Rosa.
A De Grandi sarà infatti richiesto di
immaginare momenti del Trasporto della Macchina del 1690 (la prima di
cui si abbia una rappresentazione grafica) e di riprodurli attraverso
l’intensa drammaticità della sua pittura e del suo tratto. All’
artista palermitano, dal curriculum internazionale consolidato, che
vanta tra l’altro anche esposizioni alla Biennale di Venezia, è
stato anche chiesto di immaginare una sorta di corteo grafico ideale
che riassumesse in sé gli elementi distintivi della Festa di Santa
Rosa.
La mostra andrà a costituire un
ambiente all’interno del quale ci saranno interventi performativi
di teatro e danza, costituirà dunque una esperienza sensoriale a 360
gradi. Alla mostra, con curatela di Marcello Carriero, cui aderiscono
anche il Monastero di Santa Rosa e il Centro Studi intitolato alla
Santa, con l’apporto della studiosa Eleonora Rava e a cui ha dato
il patrocinio il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, è abbinato
anche un catalogo esclusivo, realizzato in 400 esemplari con
interventi originali di Francesco De Grandi.
Una parte consistente del ricavato
degli ingressi alla mostra sarà donato al Monastero di Santa Rosa e
al Sodalizio dei Facchini per la realizzazione di iniziative
benefiche.
Francesco De Grandi è nato a Palermo
nel 1968, dopo gli studi presso l'Accademia di Belle Arti della sua
città, nel 1994 si trasferisce a Milano, dove vi resterà fino al
2008. Dal 2009 al 2012 lavora a Shanghai [1] ma poi decide di tornare
a Palermo, dove trova un luogo più adatto per continuare la sua
ricerca.
Francesco De Grandi ha un rapporto
diretto con la pittura, quasi un corpo a corpo, e la sua ricerca
pittorica si è evoluta negli anni spogliandosi sempre di più dalle
contaminazioni dell'immagine forzatamente contemporanea, per
ritrovare con se stesso una forma di purezza e onestà. Interessato
alla matrice ontologica della Pittura come percorso di conoscenza,
trova nei motivi archetipici della sua storia una via per
l'elevazione spirituale in una forma del dipingere quasi meditativa.
Nei suoi lavori sono fondamentali l'esperienza e la visione
dell'opera nella sua forma originale, verso una concezione
immediatista dell'esperienza pittorica.
Dal 2016 è docente di pittura
all’Accademia delle Belle Arti di Palermo
10 Settembre | ore 17.00 | Diretta
Streaming tramite la pagina Facebook Quartieri dell’Arte
FREETIME
di Gian Maria Cervo e dei Fratelli
Presnyakov. Regia di Pierpaolo Sepe
Con Cesare Ceccolongo, Chiara Degani,
Gregorio De Paola, Riccardo Festa, Noemi Francesca, Martina Galletta,
Giorgia Masseroni, Giuseppe Orsillo.
Con la partecipazione in voce di Vukan
Pejovic.
Scene e costumi di Christin Vahl.
Costumista collaboratrice Rossella Oppedisano.
Make-up Valeria Pacini.
Disegno luci Stefano Berti.
Coordinamento Luigi Cosimelli, Massimo
Risi, Marco Vaccari e Diego De Grandis.
Prodotta dal Festival Quartieri
dell'Arte per il Teatro Reale di Zetski Dom - Cettigne- Montenegro in
coproduzione con la Dramaturgie
“Freetime” scritta da G.M. Cervo e dai Fratelli Presnyakov (Oleg e Vladimir Presnyakov), adotta la serie teatrale originale di Gian Maria Cervo “Il tempo libero” come found materials che prendono nuova forma in un’opera teatrale in cui le situazioni liquide dei lavoratori contemporanei e i viaggi attraverso il tempo e gli universi paralleli diventano metafore le une degli altri.
Al centro del testo sono le paure, la
solitudine, la materia oscura dell’universo, il bisogno di qualcuno
nella propria esistenza di un gruppo di persone le cui relazioni ed
esperienze erratiche descrivono il mondo erratico di oggi che è
sempre solo a un passo dalla caduta.
Iniziando con il crollo della Lehman
Brothers, ambientata nelle oscure atmosfere dell’economia
contemporanea, l’opera attraversa gli ultimi dieci delicati anni di
storia europea e globale.
La storia è stata sviluppata attraverso un “treatment” (emendato e perfezionato nel corso degli incontri) che Cervo e i Fratelli Presnyakov hanno composto durante la prima settimana di lavoro collettivo. In quella stessa settimana gli autori si sono divisi i compiti di scrittura delle scene. In una fase successiva Cervo ha dato feedback ed emendato le scene dei Presnyakov e i Presnyakov hanno fatto lo stesso con le scene di Cervo. Un duo di traduttori, Amedeo Pagliaroli e Polina Tsypilova, è stato a disposizione dei drammaturghi per le traduzioni rispettivamente dal russo all’italiano e dall’italiano al russo.
La storia è stata sviluppata attraverso un “treatment” (emendato e perfezionato nel corso degli incontri) che Cervo e i Fratelli Presnyakov hanno composto durante la prima settimana di lavoro collettivo. In quella stessa settimana gli autori si sono divisi i compiti di scrittura delle scene. In una fase successiva Cervo ha dato feedback ed emendato le scene dei Presnyakov e i Presnyakov hanno fatto lo stesso con le scene di Cervo. Un duo di traduttori, Amedeo Pagliaroli e Polina Tsypilova, è stato a disposizione dei drammaturghi per le traduzioni rispettivamente dal russo all’italiano e dall’italiano al russo.
Gli incontri diretti tra gli autori si
sono invece tenuti in lingua inglese e in inglese è stato proposto
il primo reading del testo all’Oslo International Acting Festival
(nella traduzione dell’attore e drammaturgo inglese Giles Smith).
Racconta Gian Maria Cervo a proposito
del processo creativo: “Alla fine del reading a Oslo ho fatto
vedere a Oleg e Vova (Vladimir) l’immagine che mi aveva
accompagnato durante la stesura delle mie sezioni del testo,
l’affresco di Luca Signorelli La resurrezione della carne che si
trova nel Duomo di Orvieto. All’inizio pensavo che fosse
un’immagine molto personale ma poi quando ho visto la scena di Oleg
e Vova in cui sono protagonisti TORSO e MANO (che ho solo molto
minimamente e parzialmente modificato) ho capito che per qualche
strana ragione l’idea della resurrezione della carne doveva essere
stata pervasiva in tutti noi. Ma c’è anche un’altra opera
pittorica che per me evoca la struttura narrativa dell’opera: La
deposizione di Viterbo di Sebastiano del Piombo, realizzata su
cartone di Michelangelo. Lì ai piedi della Madonna si vede un
bellissimo Cristo morto la cui pelle non è pallida come quella che
normalmente avrebbe un cadavere. La carnagione è piuttosto scura.
Sebastiano vuole rappresentare una specie di pre-fase o primissima
fase della resurrezione. Quella del Cristo morto di Sebastiano è
un’immagine ambigua, non si capisce se di un cadavere o di un uomo
che sta risorgendo. Credo che con l’alternanza di scene
cinematografiche (con dei momenti cool fun) e monologhi di
storiografia critica io, Oleg e Vova abbiamo inconsciamente creato
l’immagine di un’umanità cadavere che potrebbe essere sul punto
di risvegliarsi ma che non può essere ancora vista risvegliata.”
La versione inglese di "FREETIME"
di Gian Maria Cervo e dei Fratelli Presnyakov è stata proposta in
forma di mise en espace diretta dai Fratelli Presnyakov all'Oslo
International Acting Festival nel giugno 2018 con il seguente cast in
ruoli multipli: Kate Pendry, Samantha Lawson, Rebekka R. Jynge e
Joakim Thrane. Il testo è stato poi incluso nell'antologia
"Collaborative Playwriting" pubblicata da Routledge nel
2019 e curata da Paul Castagno.
19/20 Settembre | ore 12.00 | Giardini
di Ararat - Bagnaia
L’ASINO
Di Jon Jesper Halle | Regia di Gianluca
Iumiento | con Stefano Sabelli e Anna Paola Vellaccio
Una coproduzione del Festival con KHIO
Oslo, Florian Metateatro e Teatri Molisani
L’asino è un testo che descrive il
sentimento di sentirsi intrappolati nella propria vita, nel proprio
passato, oppressi da una società della quale non ci si sente parte.
Il testo esplora anche il sentimento d’aggressione che un individuo
può sviluppare contro il conformismo della massa informe che è la
classe media scandinava. Il dramma esplora il desiderio viscerale di
immaginarsi rapito, sradicato da tutto e da tutti, lontano dagli
occhi della gente e infondo anche dai propri. Nella commedia ci sono
solo due personaggi, Kari e la Voce, e l’azione nel testo è il
viaggio di Kari che fugge da una società della quale non vuol più
far parte, verso una della quale non conosce ancora niente.
La piece inizia con Kari che urla:
“Aiutatemi. Non posso più stare qui. Non ho mai chiesto di stare
qui. Per favore, se riuscite a vedermi, aiutatemi.” Inseguito
spunta il personaggio della Voce che promette di aiutare la donna a
patto che lei racconti tutta la verità sulla propria storia. In
questo modo i due si imbarcano in un lungo e difficile viaggio
comune. La voce sfida costantemente Kari con nuovi interrogativi, lei
risponde raccontando e confidandosi. In questo modo viaggiano insieme
e migrano di posto in posto. L’asino è un testo polivocale, che si
ispira alle teorie di scrittura di Paul C. Castagno, e nel quale il
linguaggio è il vero motore del testo. L’azione è un intreccio
tra il piano narrativo realistico – la storia di Kari – quello
satirico – una critica della claustrofobica società norvegese –
e quello mistico e metaforico – dove la narrazione prende
improvvisamente forme mitologiche. 62 Kari sogna di fuggire, la voce
l’aiuterà a farlo, ma il prezzo da pagare sarà molto alto.
25 Settembre | ore 20.30 | Piazza San Lorenzo – Viterbo
LA GENTE DI MONTMARTRE TIRA IL DIAVOLO
PER LA CODA
Una performance di Yoris Petrillo
produzione Associazione Culturale
Twain. Una coproduzione ispirata a un quadro di Jean Veber,
contemporaneo di Toulouse Lautrec, vignettista, pittore e animatore
delle notti parigine. E' un quadro che parla di giustizia sociale e
di prendersi rischi, una cosa che la gente tende a fare sempre meno.
Lo spettacolo realizza una sinestesia tra immagine pittorica,
drammaturgia e danza in una performance divertente ma anche
provocatoria.
ore 21.00 | Piazza San Lorenzo –
Viterbo
CATERINA ARTEMISIA IPAZIA…E LE ALTRE
Di Laura Curino e Patrizia Monaco /
Regia Consuelo Barilari / Con Laura Curino Openwork del progetto
omonimo di drammaturgia collettiva
Teatro e Arte si intrecciano nei
diversi personaggi femminili che Laura Curino evoca ed interpreta, in
un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico: Artemisia
Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia,
Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta. I personaggi nella
narrazione e le immagini delle principali opere d’arte di Artemisia
Gentileschi e di altri artisti del ‘500 e ‘600, si intrecciano di
continuo e vanno a comporre su tulle una suggestiva scenografia a più
livelli di grandi video proiezioni. Scorrono, appaiono
sorprendendoci, vibrano, si frammentano e si alternano nella
narrazione le opere di Artemisia Gentileschi: Giuditta che decapita
Oloferne, Santa Caterina di Alessandria, Danae, La ninfa Corisca e il
satiro, Autoritratto con liuto, Cleopatra, Autoritratto come
allegoria della Pittura, Sansone e Dalida, Davide e Betsabea, Giaele
e Sisara, Clio, la musa della storia, Santa Cecilia, Conversione
della Maddalena, Ester e Assuero… E le opere dei maestri che
Artemisia evoca e invoca come Giuditta e Oloferne di Caravaggio La
scuola di Atene di Raffaello, Tre arcangeli e Tobiolo di Filippo
Lippi, Tre arcangeli e Tobiolo di Francesco Botticini, Stanza
dell’Aurora di Agostino Tassi e il Guercino, Il concerto musicale
con Apollo e le Muse Agostino Tassi e Orazio Gentileschi e molti
altri. “Sulla tela vendicherò il mio stupro. Datemi un esercito,
che voglio combattere; datemi un campo di battaglia e sentirete lo
schianto della mia forza contro la sua mitezza; il clangore della mia
violenza contro il bisbiglio della sua bontà da sacrestia. Datemi
una guerra perché, a 21 anni, possiedo armi già ben forgiate, spade
da affondare nella lussuria di principi e cardinali in forma di
Cleopatre, Lucrezie, Veneri e Susanne; picche da infilzare nelle
perversioni dei miei committenti a guisa di Giuditte, Maddalene e
Giaele. Tutti desiderabili nudi di donne cui infliggere torture o da
cui ricevere dolore: questo mi hanno fatto gli uomini, questo io
voglio restituire alla loro impudica bramosia. Ero in mezzo a due
fazioni di luride canaglie e ho pagato per tutti quei miseri uomini
che si sono affrontati sul mio corpo non avendo il fegato di sfidarsi
apertamente fra loro. ORA IO VI SFIDO. Mi farò vendetta con la
pittura, dipingerò quadri potenti come nemmeno ho visto fare a
Caravaggio. Bazzicava in bottega Caravaggio, si intendeva con mio
padre. La conosco la sua Giuditta che taglia la testa a Oloferne:
l’ho rifatto uguale il movimento delle braccia, ma la mia eroina
non ha quell’espressione schifata quando fa zampillare la vena
giugulare, né tira indietro il busto per paura di sporcarsi l’abito.
Io affonderò la mia spada con voluttà. Dove siete, pittoruncoli? Io
posso uccidere e sgozzare il più grande dei vostri campioni con le
vostre stesse armi. IO, la figlia diun farabutto, la disonorata
daundelinquente, io nonvoglio che mi sia concesso dipingere, io lo
farò e basta.
27 Settembre | ore 21.00 |
28 Settembre | ore 00.30 | Palazzo
Orsini – Bomarzo
THE WAY IT SOUNDED
Installazione e performance di Arturo
Annecchino | Con Elisabetta Mazzullo | Musica dal vivo: Arturo
Annecchino
The Way It Sounded è un progetto
teatrale che prova a riprodurre suoni, voci e opinioni relativi alle
funzioni originali di luoghi che, attraverso anni o secoli, hanno
cambiato destinazione d'uso, oppure sfida il pubblico a immaginarli.
Com'era il Palazzo Orsini di Bomarzo
quando era la misteriosa dimora di Vicino Orsini?
Che suoni c'erano in un ormai noto
caffè del centro quando era una camiceria?
Per raggiungere lo scopo il Festival
crea un ensemble fatto di compositori (va almeno citato per tutti il
grande Arturo Annecchino), artisti visivi, performer, modelli e
attori.
Arturo Annecchino Romano d'adozione, è
autore di musica per teatro e danza. Ha collaborato con registi e
artisti della scena nazionale e internazionale. Dai primi anni
Novanta partner artistico del regista Peter Stein, ha composto le
musiche non solo per gli spettacoli del maestro tedesco, ma anche per
altri artisti tra cui: Alfredo Arias, Susan Sontag, Massimo Castri,
Deborah Warner, Valerio Binasco, Luigi Squarzina, Janush Kika,
Giuseppe Patroni Griffi, Jean Claude Berutti, René de Ceccatty,
Attilio Corsini, Lindsay Kemp, Sosta Palmizi, Glauco Mauri, Giorgio
Ferrara, Paolo Magelli, Walter Pagliaro, Luca Zingaretti, Massimo
Giuseppe Chiesa.
Autore di opere radiofoniche, ideatore
di performance teatrali, ha affrontato con gli album "Midnight
piano" (2007) e "Midnight piano 2" (2009) la ricerca
della musica “pura” affidata ai timbri del pianoforte solo,
mentre nel terzo capitolo, diventato "Midpiano 3", affianca
al suo strumento elementi e musicisti derivati dalla musica popolare,
rock e contemporanea. Annecchino ha lavorato per il cinema d'autore,
collaborando agli ultimi film di Sergio Castellitto, ottenendo una
nomination come "migliore canzone" (Twice born) per il film
Venuto al mondo del regista sopracitato.
02/04 Ottobre ore 17.00 | Borgo/Bassano
in Teverina
I VEBER
Un ciclo drammaturgico dedicato ai
fratelli Jean e Pierre rispettivamente pittore e drammaturgo | a cura
di Gabriele Paupini | ALT QVM in collaborazione con il Festival.
Jean Veber (1864 –1928) nacque a
Parigi. Formatosi come pittore, divenne illustratore quando suo
fratello Pierre lo esortò a entrare a far parte dello staff del
quotidiano Gil Blas. Nel 1897, il suo disegno raffigurante Otto von
Bismarck come un macellaio della sua stessa gente ha causato una
grande controversia. Alcune delle sue caricature sono state
pubblicate anche su L'Assiette au Beurre e Le Rire. Veber si arruolò
volontario nella prima guerra mondiale all'età di cinquant'anni. Fu
intossicato da gas velenosi e smobilitato nel corso del 1918.
Pierre Veber (Parigi 1869 - ivi 1942),
divenne assai noto agli inizî del Novecento come autore di brillanti
opere drammatiche, per lo più scritte in collaborazione con altri.
Pubblicò anche romanzi e saggi, soprattutto di argomento teatrale.
3 Ottobre | ore 19.00-19.30-20.00 |
Palazzo Orsini – Bomarzo
LO STUFATO
Scritto e diretto da Flavio Murialdi |
Con Flavio Murialdi e Massimo Risi
Lo stufato è un testo che ha
a che fare con la gravità di una situazione. Due personaggi si
incontrano in un luogo non precisato e tramite i vari significati
delle parole passano da un argomento all’altro e scavano nel
proprio animo delineando sempre più il loro carattere e il loro
passato. I due rappresentano una grande fetta di umanità
contemporanea, infatti non si chiamano mai per nome. Sono le parole,
le ambivalenze, le ambiguità delle frasi le vere protagoniste dello
spettacolo: sono loro che fanno accedere ai ricordi, che infiammano
gli animi dei nostri personaggi. + e – si incontrano in uno spazio
vuoto, e cominciano a parlare degli argomenti più disparati, si
capisce che si conoscono. I loro discorsi li porteranno a toccare un
tabù: verrà nominata, tramite un gioco linguistico, una donna, e da
quel momento si arriverà ad un punto di svolta che porterà lo
spettatore ad accedere al passato dei personaggi. Entrerà in gioco
sia il rapporto che i due hanno con il ricordo sia quello con la
violenza: una più fisica e l’altra più psicologica. Lo stufato è
un corto teatrale, la sua durata di venti minuti, fa sì che sia
facilmente replicabile anche in una stessa serata. La sua struttura è
fatta in modo che possa essere ripetuta all’infinito, come se i due
fossero condannati a rivivere il ciclo dello spettacolo e a ricordare
frammenti dolorosi del proprio passato.
La scena de Lo stufato è volutamente
povera, infatti oltre agli attori sono presenti solo due sedie. In
questo modo il luogo di rappresentazione sarà caratterizzante per
creare una cornice dentro cui si svolgerà la scena.
Dal 05 Ottobre al 10 Ottobre, 12 e 13
Ottobre 2020 | Tutti i giorni alle 13.00 | Sabato 10 Ottobre alle ore
20.00 Vari Locali di Viterbo
THE WAY IT SOUNDED
Una co-realizzazione del Festival con
Haiku e La Dramaturgie | Guest Artist: Federico Paris
The Way It Sounded è un progetto
teatrale che prova a riprodurre suoni, voci e opinioni relativi alle
funzioni originali di luoghi che, attraverso anni o secoli, hanno
cambiato destinazione d'uso, oppure sfida il pubblico a immaginarli.
Com'era il Palazzo Orsini di Bomarzo
quando era la misteriosa dimora di Vicino Orsini?
Che suoni c'erano in un ormai noto
caffè del centro quando era una camiceria?
Per raggiungere lo scopo il Festival
crea un ensemble fatto di compositori (va almeno citato per tutti il
grande Arturo Annecchino), artisti visivi, performer, modelli e
attori.
Arturo Annecchino Romano d'adozione, è
autore di musica per teatro e danza. Ha collaborato con registi e
artisti della scena nazionale e internazionale. Dai primi anni
Novanta partner artistico del regista Peter Stein, ha composto le
musiche non solo per gli spettacoli del maestro tedesco, ma anche per
altri artisti tra cui: Alfredo Arias, Susan Sontag, Massimo Castri,
Deborah Warner, Valerio Binasco, Luigi Squarzina, Janush Kika,
Giuseppe Patroni Griffi, Jean Claude Berutti, René de Ceccatty,
Attilio Corsini, Lindsay Kemp, Sosta Palmizi, Glauco Mauri, Giorgio
Ferrara, Paolo Magelli, Walter Pagliaro, Luca Zingaretti, Massimo
Giuseppe Chiesa.
Autore di opere radiofoniche, ideatore
di performance teatrali, ha affrontato con gli album "Midnight
piano" (2007) e "Midnight piano 2" (2009) la ricerca
della musica “pura” affidata ai timbri del pianoforte solo,
mentre nel terzo capitolo, diventato "Midpiano 3", affianca
al suo strumento elementi e musicisti derivati dalla musica popolare,
rock e contemporanea. Annecchino ha lavorato per il cinema d'autore,
collaborando agli ultimi film di Sergio Castellitto, ottenendo una
nomination come "migliore canzone" (Twice born) per il film
Venuto al mondo del regista sopracitato.
Federico Paris Artista poliedrico,
sfrutta la molteplicità di esperienze in vari campi in un linguaggio
trasversale, imperniato su una continua ricerca di tecniche e
materiali e concetti. Ha al suo attivo numerose personali e
collettive in Italia e all’estero, in spazi istituzionale
importanti
E’ autore di molte performance
urbane, famosa quella per i mondiali di nuoto del 2009 a Roma quando
ha riempito molte piazze della capitale con delle teste scultura di
nuotatori fino a piazzarne più di cento in un blitz non autorizzato
a piazza Navona.
Ha numerose collaborazioni nel campo
della moda soprattutto con la Maison “Gattinoni” con l’agenzia
“AltaRoma” con la Camera Nazionale della Moda. Ha collaborato con
il “Gruppo Lineapiù” Ha lavorato inoltre per “Gucci”,
“Emilio Pucci”, lo stilista “Dennis Basso” (New York), e
Dior, ha ideato scenografie per allestitori quali Redstudio, Mazzini
eventi e FROM STUDIO.
E’ ideatore e fondatore del “Gruppo
Cicala” associazione culturale che si occupa della promozione di
linguaggi artistici, teatro, musica e arti visive. Nel cinema ha
collaborato con registi come Barry Morrow premio Oscar per Rain Man
per il film Smitten! (2016) o Ridley Scott nei film All the Money in
the World (2017) e Exodus: Gods and Kings (2014).
11 Ottobre | ore 12.00 | Castello
Farnese – Carbognano
MOLLY BLOOM
Da Joyce | Diretto e interpretato da
Diana Höbel | Produzione Trento Spettacoli
Di notte, a letto, incapace di dormire,
Molly, moglie di Leopold Bloom, ripensa a tutti gli uomini che ha
incontrato. Liberamente, senza inibizioni, attraversa ogni genere di
fantasie e perversioni, sue o di quelli. È una marea conturbante di
immagini che le impediscono di prendere sonno, sulle quali si innesta
un altro pensiero ricorrente: la gelosia verso il marito, certamente
traditore. Alla fine, però, arriva il ricordo del giorno "...che
eravamo stesi tra i rododendri sul promontorio di Howth con quel
vestito di tweed grigio e il cappello di paglia il giorno che mi sono
fatta fare la proposta sì...". È il vagheggiamento della vita
come è percepita nella prima giovinezza, in tutta la sua accecante
forza, quando i colori, i sapori, le sensazioni sono totalizzanti ed
estreme. "La mia versione – ridotta – del celebre monologo
corre verso la rievocazione di quell'istante. La passione è
assoluta. Pura, perché non ancora inficiata dalla consapevolezza
della caducità di ogni trasporto, percepita da sensi non ancora
saturi. Pura nel pronunciamento del primo, fatidico, Sì, lo
voglio...Sì.” (Diana Höbel)
Diana Hoebel nasce a Napoli, per metà
tedesca, vive tra Roma e Trieste. Attrice, autrice e regista,
diplomata alla "Paolo Grassi" nel '95. Ha studiato con
K.Ida, M.Consagra, T. Salmon, S.Soldini, perfezionandosi con M.
Martone e K. Lupa. Appena diplomata, incomincia a lavorare con la
Compagnia di Attori e Marionette di G. e C. Colla. È stata diretta
da K.Bogomolov, G. Costa, Massimo Castri, J.Wisniewski ,M.Conti S.
Sinigallia, S.Mabellini. Ha lavorato nel cinema nelle pellicole "Il
ragazzo invisibile", di G.Salvatores (Prof.Siani), "Se
chiudo gli occhi non sono più qui", di V.Moroni
(Prof.Giustozzi),"Santa Veronica Giuliani" (Santa
Veronica), di G.Ziberna, "Cento anni" di D.Ferrario.
Autrice e interprete di: "Vulcano", finalista Premio
Scenario 2001; "Carmen", storia di una partigiana, prod.
Fondazione Benetton (2006); "Frau Bach", prod. Comune di
Rimini per Sagra Musicale Malatestiana(2008); "Max Fabiani,e
l'anima del mondo" , "8558 Hack", "Paolo Budinich
e i paradossi dell'avventura",prod.Sissa (2016); "De
Tuoni", (2016) e "Ugly Duckling", prod.Museo Joyce,
Trieste(2017). Regie: "Anche le pulci hanno la tosse",di
F.Tomizza,prod.La Contrada, Dramma Italiano di Fiume (2017),"Le
amanti" di E.Jelinek, prod.Miela Bonaventura(2017), "Mary
Rose", di J.Barrie,prod.Cut Trieste(2018)
14/16 Ottobre | ore 21.00 | Teatro
Pocci – Tuscania
BERLINO NON È TUA
Di Alejandro Moreno | Traduzione di
Gian Maria Cervo e Alberto Pichardo y Gallardo |
Regia di Alessio Pizzech | con Turi
Moricca | Produzione Sicilia Teatro
BERLINO NON E' TUA In una nuova
produzione di Siciliateatro diretta da Alessio Pizzech.
Turi Moricca incontra la scrittura
passionale -dai toni che ricordano la drammaturgia di Sarah Kane e la
cinematografia di Pedro Almodovar- di Alejandro Moreno, autore e
cineasta cileno, restituita in una nuova versione di Gian Maria Cervo
e Alberto Pichardo y Gallardo.
Alessio Pizzech, nasce a Livorno nel
1972, ancora bambino si dedica al canto, lavora in un circo fino a 18
anni e in un attimo, da promessa del teatro, la critica lo definisce
come uno dei più significativi registi italiani. Con straordinaria
energia mette in scena circa 120 spettacoli fra prosa e lirica
collaborando con tutti i principali teatri e festival italiani
17 Ottobre 2020 ore 17.00 - Piazza
Umberto I – Bassano Romano
CARAVAGGIO E IL TEATRO
Di e con Gianni Papi
Gianni papi uno dei più grandi esperti
di Caravaggio del mondo, ci offre ipotesi di rapporti tra Caravaggio
ed il teatro aprendoci nuove porte sul mondo Caravaggiesco
Gianni Papi è uno dei massimi studiosi
di Caravaggio e dell'ambiente caravaggesco a Roma e a Napoli. Ha
curato le mostre: Artemisia (Firenze, 1991); Giovanni Serodine
1594/1600 - 1630 e i precedenti romani (Rancate, 1993); Il genio
degli anonimi (Milano, 2005), La "schola" del Caravaggio.
Dipinti dalla Collezione Koelliker (Ariccia, 2006); Caravaggio e
caravaggeschi a Firenze (Firenze, 2010); Andrea Commodi (Firenze,
2012); Gherardo delle Notti (Firenze, 2015). Ha pubblicato i seguenti
volumi monografici: Cecco del Caravaggio (1992 e 2001), Orazio
Borgianni (1993), Andrea Commodi (1994), Antiveduto Gramatica (1995),
Gerrit Honthorst in Italia (1999), Spadarino (2003), Ribera a Roma
(2007), Bartolomeo Manfredi (2013). Numerosi contributi sono comparsi
nelle maggiori riviste, fra cui oltre quaranta in 'Paragone', ma
anche in 'The Burlington Magazine', 'Bollettino d'arte', 'Arte
cristiana', 'Storia dell'arte', 'Studi di storia dell'arte', 'Ars
Magazine', 'Artibus et historiae', 'Artitalies'.
18 Ottobre 2020 a partire dalle ore
12.00 | Piazza Umberto I – Bassano Romano
CECCO DEL CARAVAGGIO
di Gian Maria Cervo e Francesco Di
Mauro
"Cecco del Caravaggio" si è
sviluppato grazie a una scoperta fortuita e misteriosa, accompagnata
da circostanze "junghiane" come dice uno degli autori, Gian
Maria Cervo, verificatesi tra il Teatro Stalla Matteo Latino di
Mattinata e il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte
Sant'Angelo. Mentre Cervo si trovava in visita alla grotta del
Santuario, infatti, in una pausa di riposo da una residenza
drammaturgica e dopo aver parlato per 3 giorni di Caravaggio e del
suo modello, assistente e compagno Cecco, scorse un graffito dalla
datazione non chiaramente leggibile, inciso con grande maestria da un
Francesco Boneri, bresciano. Francesco Boneri è il vero nome di
Cecco del Caravaggio e sono ancora in corso delle ricerche per capire
se il Francesco Boneri autore del bellissimo e artistico graffito
possa essere un membro della famiglia a cui apparteneva Cecco, una
famiglia storica di pittori e artisti visivi, attiva in Lombardia
come minimo dal Cinquecento.
Dalle incredibili circostanze è nata una narrazione affascinante a cui hanno partecipato artisti noti e emergenti a livello nazionale e internazionale: tra questi Fausto Cabra, apprezzato giovane attore shakespeariano che ha aperto, nel ruolo di protagonista (Vindice) quest’anno, la scorsa stagione teatrale del Piccolo Teatro di Milano, ponendosi al centro dell’attesissima messa in scena del grande regista britannico Declan Donnellan; Federico Russo, giovanissimo attore protagonista delle serie della Disney Italia, assediato dalle teenager durante le fasi di sviluppo del progetto, Christin Vahl una delle più apprezzate scenografe e costumiste del teatro tedesco e internazionale.
Il progetto trova una sua prosecuzione con uno spettacolo ibrido tra museo, teatro e cinema a Bagnaia dove Cecco ha realizzato l'unico affresco della sua vita: THE CECCO CYCLE - Poesie di AlbertOstermaier
23 Ottobre ore 21.00 | 24 Ottobre ore
23.30, 25 Ottobre ore 20.30 | Palazzo Gallo – Bagnaia
I MORTI NON MUOIONO. UN AMICO DI UN
AMICO È UN MIO AMICO
Di Gianni Politi | Regia di Riccardo
Festa | con Cesare Ceccolongo Luigi Cosimelli Riccardo Festa e
Massimo Risi | Una coproduzione del Festival con Urteatro e La
Dramaturgie
Un ricordo di Cecco del Caravaggio
all’insegna del cool fun.La drammaturgia concepita da Gianni Politi
“I MORTI NON MUOIONO. UN AMICO DI UN MIO AMICO E’ MIO AMICO” si
pone l’obiettivo di far riemergere la memoria di Cecco del
Caravaggio in una modalità completamente innovativa e divertente.
In collaborazione con la prestigiosa
GNAM (Galleria Nazionale di Arte Moderna) di Roma. Una performance in
cui i fantasmi della pittura del passato si riappropriano del
territorio, ironicamente intelligente, particolarmente adatta a un
pubblico giovane ma ricca di densità culturale e riflessioni
sull’arte in Italia.
Gianni Politi, autore e artista visivo
è nato a Roma nel 1986. Ha esposto i suoi lavori in numerosi musei e
istituzioni, tra cui Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma,
Nomas Foundation di Roma, American Academy in Rome e Italian Cultural
Council di Praga.
Riccardo Festa dopo essersi diplomato
alla scuola Quelli di Grock prosegue la sua formazione in seminari
tra i quali quelli di: Lella Heins, Serena Sinigaglia, Mamadou
Djoume, Robero Lun e Danio Manfredini. Comincia quindi la sua
carriera artistica in teatro, recitando nel 1999 in Edoardo II e
Maybe, spettacoli diretti da Brunella Andreoli. Successivamente
lavora nell'Amleto di Gaddo Bagnoli e con Wyn Johnes, della Guildhall
School of Music and Drama di Londra, nella messinscena di Closer di
Patrick Marber. Sempre in ambito teatrale a Orzinuovi, è regista e
drammaturgo della Compagnia URTeatro. Appare in alcuni spot
pubblicitari e fiction, tra le quali La squadra, Carabinieri 5, Un
ciclone in famiglia 2, R.I.S. 2 - Delitti imperfetti, Terapia
D’urgenza e Un posto al sole, in cui
copre il ruolo del dottor Alberto Marotta. Esordisce al cinema nel
2006 con A casa nostra di Francesca Comencini.
5 Novembre | ore 21.00 | Teatro Pocci –
Tuscania
DARK PINK
Di Erdem Avsar | con Cesare Ceccolongo
Luigi Cosimelli e Massimo Risi | Una coproduzione del Festival con
Galleria Toledo di Napoli, Associazione Culturale Twain
Mehmet. Ha una stanza a Istanbul e un materasso. E i suoi clienti. “Signore, Mehmet è qui. Dicono che è scappato. Da casa. Da Bursa. Dicono che fa la marchetta o una cosa del genere. ‘Mai nelle vita,” lui dice, ‘farò il militare’ lui dice.” Havva. La madre di Mehmet. Lasciata tutta sola dopo Mehmet. Se suo figlio non avesse detto che aveva bisogno di lei, ché i soldati l'hanno chiamata che doveva venire a Istanbul, non avrebbe nemmeno saputo che lui era vivo. Non è la riunione che lei immaginava. Ma è meglio che niente. Mehmet e Havva si incontrano per la prima volta dopo quattro anni. E devono imparare a vivere insieme.
Rasim Erdem Avsar, giovane drammaturgo
turco, vincitore del prestigioso Kevin Elyot Award, ha completato
questa sua opera alla prestigiosa International Residency del Royal
Court Theatre di Londra, con la supervisione di tre drammaturghi
conosciuti in tutto il mondo come Zinnie Harris, Mark Ravenhill e
Richard Twyman. Ora la residenza periferie artistiche e il Festival
Quartieri dell'Arte gli danno l'opportunità di confrontarsi con un
cast e un team creativo internazionali (che include l'emergente
regista norvegese Martin Thomas) per la messa in scena della prima
mondiale del suo lavoro.
INFO E PRENOTAZIONI:
Nessun commento:
Posta un commento