"INQUIETI"
IN ESPOSIZIONE OPERE D INJOE E NICOLO' VILLA
TEATRO BINARIO 7 DI MONZA
INGRESSO LIBERO
Dal 10 febbraio al 6 marzo 2022
La bipersonale è curata da GinevraEffe, Sara Parolini e Daf, le tre fondatrici del progetto heartYoung, il contenitore di heart - pulsazioni culturali dedicato agli artisti under 25. Da ormai due anni, infatti, l’associazione heart ha affidato a queste tre intraprendenti giovani artiste e storiche dell’arte la gestione e la curatela scientifica di una serie di eventi ed esposizioni organizzati sia in sede sia in altri luoghi. In “Inquieti” dialogano tra loro due artisti tra loro apparentemente molto diversi: un’attenta analisi, però, individua nei loro percorsi interessanti affinità elettive. L’esposizione verte sul tema dell’oggetto concepito sia come semplice materiale sia come concetto astratto. INJOE crea opere dai toni accesi e impulsivi che sottolineano l’importanza di dare nuova vita a materiali in disuso. Nicolò Villa, con il suo tratto scuro e preciso in contrasto con il bianco della tela, crea oggetti ibridi facendo emergere il loro lato astratto. Le opere dei due ragazzi, come due facce della stessa medaglia, danno vita a una mostra in equilibrio tra armonie e contrasti.
Le analisi critiche
Sara Parolini
INJOE e Nicolò Villa incarnano perfettamente la filosofia stirneriana. Entrambi esprimono la loro anima tramite l’uso costante e quasi maniacale degli oggetti. Le opere di Nicolò Villa raffigurano oggetti facilmente trovabili in casa o addirittura in tasca, singolarmente banali, ma che - uniti dal suo preciso tratto nero carbone - diventano disturbanti chimere. Diventano altro: altro da sé. L’artista si domanda come potrebbero chiamarsi questi nuovi nati e crede che solo chi ne conosca la corretta nomenclatura abbia il privilegio di possederli e di renderli semanticamente meno ambigui. Anche gli oggetti di cui si serve INJOE sono quotidiani ma non più utilizzati o utilizzabili: sono materiali di scarto recuperati in discarica. L’artista li dipinge di vari colori, li lascia integri o li frantuma, poi dona loro una nuova vita, creando piccoli universi carichi di racconti. L’azione - che va dalla violenza estrema alla delicatezza sublime - caratterizza tutta l’opera di INJOE e sopperisce all’urgenza di una vibrante necessità d’espressione, a tratti primordiale. Rifacendomi ai ragionamenti di Stirner vi invito ad essere egoisti, a rubare da questa mostra un’idea, un oggetto, o qualsiasi altra cosa che vi permetta di aggiungere, anche solo un piccolo tassello, alla splendida architettura della vostra essenza.
GinevraEffe
Ad un primo sguardo i lavori di INJOE e Nicolò Villa possono sembrare in netto contrasto tra di loro. Per forme, colori, tecniche di lavoro. INJOE lavora “di pancia”, creando opere con materiali in disuso, lasciandosi guidare dalla spontaneità, dall’impeto di un secondo; i suoi colori sono accesi, forti, e le sue opere non premeditate, istintive e autentiche. Nicolò Villa, invece, è l’opposto: le sue tele sono pulite, asettiche, spesso in bianco e nero, e quando utilizza i colori sono sempre bilanciati e studiati nel minimo dettaglio, creando un risultato maniacalmente ordinato e preciso, con la più attenta accortezza anche alle minime sfumature. Non potrebbe quindi esistere accostamento più azzardato ma azzeccato tra i due artisti. Azzeccato perché, in realtà, INJOE e Nicolò sono molto più simili nel modo di concepire le loro opere di quanto un primo sguardo possa far notare: occorre andare oltre, percepire i loro lavori, sentirli e ascoltarli. L’irrequietezza che accompagna questa esposizione permette di cogliere il vero nucleo del loro modus operandi. All’interno di lavori più o meno semplici vi è uno scopo ben preciso, che parte dal dare nuova vita all’oggetto (il vero focus della mostra) – si vedano i materiali di recupero utilizzati da INJOE e la creazione di oggetti ibridi di Nicolò – e arriva all’Io più nascosto dell’artista. L’arte non è mai “per caso”. Nascosta dietro ogni opera c’è una verità propria e profonda, percepibile in ogni tratto di grafite, in ogni colpo di bomboletta spray e nella meticolosa attenzione da parte di entrambi di esprimere, attraverso i loro stili caratteristici e facilmente riconoscibili, le loro sensazioni più profonde e contrastanti. È bene quindi non limitarsi a un primo sguardo sulle loro opere, non lasciarsi ingannare dall’utilizzo di colori accesi o dalla precisione di un tratto, ma saper andare oltre, e lasciarsi cullare dalle sensazioni che le loro opere trasmettono, fino a capirne il più vero significato, fino a comprendere cosa li renda così inquieti.
Gli artisti
INJOE e Nicolò Villa incarnano perfettamente la filosofia stirneriana. Entrambi esprimono la loro anima tramite l’uso costante e quasi maniacale degli oggetti. Le opere di Nicolò Villa raffigurano oggetti facilmente trovabili in casa o addirittura in tasca, singolarmente banali, ma che - uniti dal suo preciso tratto nero carbone - diventano disturbanti chimere. Diventano altro: altro da sé. L’artista si domanda come potrebbero chiamarsi questi nuovi nati e crede che solo chi ne conosca la corretta nomenclatura abbia il privilegio di possederli e di renderli semanticamente meno ambigui. Anche gli oggetti di cui si serve INJOE sono quotidiani ma non più utilizzati o utilizzabili: sono materiali di scarto recuperati in discarica. L’artista li dipinge di vari colori, li lascia integri o li frantuma, poi dona loro una nuova vita, creando piccoli universi carichi di racconti. L’azione - che va dalla violenza estrema alla delicatezza sublime - caratterizza tutta l’opera di INJOE e sopperisce all’urgenza di una vibrante necessità d’espressione, a tratti primordiale. Rifacendomi ai ragionamenti di Stirner vi invito ad essere egoisti, a rubare da questa mostra un’idea, un oggetto, o qualsiasi altra cosa che vi permetta di aggiungere, anche solo un piccolo tassello, alla splendida architettura della vostra essenza.
GinevraEffe
Ad un primo sguardo i lavori di INJOE e Nicolò Villa possono sembrare in netto contrasto tra di loro. Per forme, colori, tecniche di lavoro. INJOE lavora “di pancia”, creando opere con materiali in disuso, lasciandosi guidare dalla spontaneità, dall’impeto di un secondo; i suoi colori sono accesi, forti, e le sue opere non premeditate, istintive e autentiche. Nicolò Villa, invece, è l’opposto: le sue tele sono pulite, asettiche, spesso in bianco e nero, e quando utilizza i colori sono sempre bilanciati e studiati nel minimo dettaglio, creando un risultato maniacalmente ordinato e preciso, con la più attenta accortezza anche alle minime sfumature. Non potrebbe quindi esistere accostamento più azzardato ma azzeccato tra i due artisti. Azzeccato perché, in realtà, INJOE e Nicolò sono molto più simili nel modo di concepire le loro opere di quanto un primo sguardo possa far notare: occorre andare oltre, percepire i loro lavori, sentirli e ascoltarli. L’irrequietezza che accompagna questa esposizione permette di cogliere il vero nucleo del loro modus operandi. All’interno di lavori più o meno semplici vi è uno scopo ben preciso, che parte dal dare nuova vita all’oggetto (il vero focus della mostra) – si vedano i materiali di recupero utilizzati da INJOE e la creazione di oggetti ibridi di Nicolò – e arriva all’Io più nascosto dell’artista. L’arte non è mai “per caso”. Nascosta dietro ogni opera c’è una verità propria e profonda, percepibile in ogni tratto di grafite, in ogni colpo di bomboletta spray e nella meticolosa attenzione da parte di entrambi di esprimere, attraverso i loro stili caratteristici e facilmente riconoscibili, le loro sensazioni più profonde e contrastanti. È bene quindi non limitarsi a un primo sguardo sulle loro opere, non lasciarsi ingannare dall’utilizzo di colori accesi o dalla precisione di un tratto, ma saper andare oltre, e lasciarsi cullare dalle sensazioni che le loro opere trasmettono, fino a capirne il più vero significato, fino a comprendere cosa li renda così inquieti.
Gli artisti
Nicolò Villa nasce a Vimercate nel 1996.
Manifesta da subito un interesse verso la disciplina del disegno e dell’arte più in generale. Nel 2010 si iscrive al liceo artistico Nanni Valentini di Monza dove, per cinque anni, approfondisce le conoscenze teoriche e tecniche delle arti figurative. Nel 2013, presso l’oasi San Gerardo di Monza, prende parte all’esposizione “Ho visto cose che voi umani…”. Il percorso liceale sfocia nell’ingresso all’accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Durante i quattro anni di frequentazione che vanno dal 2015 alla laurea del 2019 (dipartimento di Pittura), il suo interesse si focalizza sempre di più verso il mezzo espressivo del disegno. Contemporaneamente nasce la particolare attrazione verso gli oggetti, tema cardine della sua ricerca, che vengono indagati, approfonditi, talvolta manipolati tramite la semplice grafite. Dopo la laurea, nel 2020, entra nel progetto heartYoung dell’Associazione Heart di Vimercate. Da qui la partecipazione a due mostre collettive “We are young” e “Otherside” presso lo Spazio Heart. Nello stesso luogo, nel maggio 2021, partecipa alla mostra dei grandi maestri “Cubismo e cubisti”, esponendo in un progetto parallelo dedicato ai giovani artisti. Nel novembre 2021 è tra gli artisti della collettiva “Pagine 2.0” curata da Simona Bartolena e Armando Fettolini, presso la biblioteca civica di Vimercate.
Giovanni Pasquali in arte INJOE nasce a Monza il 24 gennaio 1998.
Cresce a contatto con l’arte, grazie ai genitori che lo portano a vedere numerose mostre e al nonno pittore con il quale sperimenta il mondo dell’arte in modo più pratico. Tuttavia con l’avanzare dell’età questo contatto continuo con l’arte va man mano sparendo. L’iscrizione al Liceo Artistico Nanni Valentini di Monza, che frequenterà per sei anni senza grandi successi, gli permette di fare conoscenza del mondo dei graffiti. Abbraccia questo movimento a 15 anni. Nel frattempo lascia il liceo per frequentare una scuola di fotografia la MOHOLE di Milano e si diploma nel 2016 in fotografia. Presto però sia la fotografia che i graffiti iniziano a stargli stretti, così il giorno del suo diciannovesimo compleanno decide di intraprendere la carriera d’artista partendo dalla sua stanza, per poi aprire il suo studio nel 2018 a Bovisio-Masciago. Nel 2020 ottiene la sua prima personale presso L’Hotel Boutique BeVedetta a Scarlino in Toscana. Nel settembre dello stesso anno iniziare a partecipare al progetto heartYoung presso l’associazione heart di Vimercate (MB) grazie al quale otterrà la possibilità di partecipare a tre collettive. Nell'estate del 2021 partecipa al progetto “7” organizzato da Ponte 43 presso l’ex monastero della misericordia a Missaglia (LC), in seguito allestito al Binario 7 di Monza. Ad agosto del 2021 viene invitato a partecipare ad una collettiva presso lo Spazio Arte e Libreria degli Onesti a Pontremoli (MS). INJOE adesso vive e lavora nel suo studio a Bovisio Masciago.
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