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martedì 17 gennaio 2023

 MTM TEATRO LITTA DI MILANO
"Il VENDITORE DI SIGARI"
REGIA DI ALBERTO OLIVA

Dal 26 gennaio al 5 febbraio 2023
La questione ebraica dopo la Shoah è protagonista di uno testo scomodo ma indispensabile come quello uscito nel 2010 e portato con coraggio in scena dal regista Alberto Oliva e interpretato in maniera carnale e commovente da Gaetano Callegaro (Herr Gruber, il negoziante) e Paolo Cosenza (Doktor Reiter, il cliente).

Berlino 1947, ore sei e trenta. Nella Germania appena uscita dalla guerra, tutte le mattine alla stessa ora, due uomini si incontrano: un professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele e il proprietario di una tabaccheria, dall’aspetto tipicamente tedesco. Sono sopravvissuti alla tragedia che ha appena sconvolto e quasi annientato un popolo intero.

Si attaccano, si rinfacciano colpe reciproche e recriminano sui torti subiti, fino a scoprire dolorosamente quanto gli obblighi della Storia possano condizionare il modo di agire dei singoli individui, quando, completamente soli, devono affrontare il proprio destino. Si gioca una partita in cui è impossibile giudicare vincitori e vinti, perché vittime e carnefici camminano su un piano sempre in bilico.

Nascere tedesco nel 1920 significava essere condannato a diventare un carnefice. Nascere ebreo nello stesso anno era la condanna ad essere una vittima. In entrambi i casi, la ribellione a questo destino poteva costare molto cara. A quali compromessi un essere umano, da solo, è disposto a scendere quando si trova sull’orlo dell’abisso? Lo spettacolo, partendo dalla questione ebraica in un momento cruciale della sua evoluzione, parla a tutti, perché tutti prima o poi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale.

Note di regia

Suscita una strana emozione ritornare a lavorare su questo spettacolo, in scena dal 2010, e riscoprirne la straordinaria attualità nell’Italia di oggi, così simile e così diversa nel breve volgere di pochi anni.

La pandemia ci ha molto cambiati e oggi ci sentiamo in qualche modo più vicini ai sopravvissuti dopo una guerra, quando finalmente si torna a una nuova normalità e si cerca soprattutto di ricominciare a pensare al futuro.

Ma, sentendo risuonare nuovamente le parole di Amos Kamil, mi rendo conto di quanto questi anni abbiano anche, purtroppo, alimentato un clima di rabbia e di odio che scaturisce dal pregiudizio. Il fenomeno degli “haters” si è sviluppato a dismisura in questi ultimi anni e, senza averlo voluto quando ha fatto il suo primo debutto, Il venditore di sigari mette a tema proprio questo, focalizzando l’attenzione su un uomo che sceglie un bersaglio tanto preciso quanto pretestuoso per dare sfogo a tutta la sua frustrazione e rabbia. Credo che affrontare di nuovo il testo da questo inedito punto di vista possa dargli ancora più valore, ben aldilà della questione ebraica negli anni successivi alla sconfitta nazista, rimane un tema che merita di essere sempre ricordato e analizzato.

L’odio non è una faccenda delle persone ignoranti, come oggi si tende a pensare per stigmatizzare e circoscrivere il fenomeno che imperversa sui social network e copre di fango quasi tutti i personaggi che emergono dall’anonimato, facendoli bersaglio di insulti spesso gratuiti e pesantissimi. Nel testo di Amos Kamil l’odio è prerogativa di un professore di grandissima cultura. Questo forse ci aiuta a capire che a suscitare questo tipo di accanimento sociale sono motivazioni antropologiche e tanta sofferenza. Perciò l’antidoto non sta nel moralismo, ma nella capacità di ascoltare l’altro ed entrare veramente in dialogo superando le barriere del pregiudizio.

“(…) il sentimento che si staglia netto in questa messa in scena, curata con attenzione dal giovane Alberto Oliva, è quello dell’impossibilità di riuscire a vivere per chi è sopravvissuto qualunque sia stata la sua storia. Con bravura e intelligenza Francesco Paolo Cosenza affronta il suo Gruber dandogli toni di segreta sofferenza per un indicibile che deve essere detto. Di fronte a lui il Doktor di Gaetano Callegaro che sceglie nella politica il futuro. (…)”
Magda Poli, Corriere della Sera, 19/05/2010

“Il fumo del sigaro produce spesse e compatte volute nebbiose dove perdersi, dove nascondersi. Nel fumo si possono celare le reali intenzioni, il passato non così esplicito e lampante, le convinzioni vacillanti. È una partita a scacchi quella che si gioca, furiosamente e dialetticamente, all’interno di questo negozio (ricorda quelli descritti da Philip Roth per rimanere in tema ebraico) tra ‘Il venditore di sigari’ e un compratore, il cliente abituale e abitudinario. Potrebbero essere le due figure losche tratteggiate da Koltès in “Nella solitudine dei campi di cotone” anche se qui manca la pericolosità e l’erotismo ma vive e pulsa la macchinazione e l’artificio come la menzogna. (…) I due, divisi dalla fiammella che ricorda le vittime, e separati dalla coltre di fumo che ingloba le loro coscienze, sono due facce della stessa medaglia, racchiusi in questo sogno-incubo, in questa gabbia mentale che non li lascia sereni e non li abbandona nemmeno adesso che la Guerra è finita. Ma la guerra, dentro di loro, infuria più forte di prima, perché i sensi di colpa galoppano, perché, a differenza dei loro conoscenti e familiari, si sono salvati.”
Tommaso Chimenti, recensito.net, 28/01/2019

Bio Alberto Oliva

Classe 1984, si laurea in Scienze dei Beni Culturali all’Università Statale di Milano, si diploma alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi nel 2009, realizza diversi spettacoli da regista, fra cui Il venditore di sigari (Teatro Litta, Milano), Le Baccanti di Euripide (Teatro Astra, Torino), La danza della morte e Il Padre di Strindberg (Teatro Out Off, Milano), Il Ventaglio di Goldoni, Il Mercante di Venezia di Shakespeare ed Enrico IV di Pirandello (Contato del Canavese di Ivrea). Nel 2012 vince il Premio Internazionale Luigi Pirandello come regista emergente. Nel settembre 2017 inaugura la Biennale di Venezia sezione Musica con la regia dell'opera Inori di Stockhausen con L'orchestra di Padova e dl Veneto diretta dal Maestro Marco Angius. Cura le regie liriche della stagione del Teatro Verdi di Busseto in collaborazione con l'Accademia Adads di Piacenza. Ha fondato la compagnia I Demoni con Mino Manni nel 2011, con cui ha realizzato i sei spettacoli del progetto Prospettiva Dostoevskij e altri spettacoli andati in scena anche a MTM con successo come Il Fu Mattia Pascal, presentato nel 2019 e nel 2020. A settembre 2020 ha pubblicato il libro “Il teatro ai tempi della peste” con Jaca Book.

Di Amos Kamil
traduzione di Flavia Tolnay con la collaborazione di Alberto Oliva
con Gaetano Callegaro e Paolo Cosenza
regia Alberto Oliva
scene e costumi Francesca Pedrotti - realizzazione scenografica Ahmad Shalabi
disegno luci Fulvio Melli – direzione di Produzione Elisa Mondadori
produzione MTM Manifatture Teatrali Milanesi

Teatro Litta
da martedìì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30

intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 - 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00; scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto DVA 12,00€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€

durata dello spettacolo: 80 minuti

spettacolo inserito in Invito a Teatro – tagliando MTM

Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

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Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita
 vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

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