"70!"
UN PERCORSO NELL'ARTE ITALIANA DEGLI ANNI SETTANTA
VASCA ESPOSITIVA TEATRO BINARIO 7 DI MONZA
Dall’11 maggio al 9 luglio 2023
Il progetto BinarioArte prosegue il percorso nei decenni del Novecento: dopo la mostra dedicata agli anni Sessanta, che ha riscosso ampio successo nella primavera del 2022, si inaugura ora un’esposizione che racconta il decennio successivo.
La mostra è un viaggio in un periodo complesso, caratterizzato anche nel mondo dell’arte italiana da dibattiti vivacissimi, scontri, impegno ideologico e una straordinaria volontà di rinnovamento.
L’esposizione ha come sempre una finalità innanzitutto didattica e divulgativa, per rendere fruibili i movimenti, i linguaggi e le ricerche che hanno contraddistinto l’epoca (e che sono spesso ancora oggi molto attuali) anche a un pubblico di non addetti ai lavori.
La mostra riunisce più di quaranta opere provenienti dalla raccolta del Museo della Permanente di Milano (che ha collaborato alla realizzazione della mostra), dalla Casa dell’Arte Spagna Bellora dagli archivi degli artisti e da collezioni private. Un ampio apparato didattico, composto da didascalie commentate e pannelli esplicativi, accompagna l’esposizione.
Pur nella necessaria continuità con il decennio precedente, con cui troppo spesso vengono confusi, gli anni Settanta in Italia hanno segnato un momento di rottura, nella direzione di un ripensamento concettuale anche delle pratiche tradizionali. Nonostante sia sempre più vivo l’interesse per quel periodo storico e culturale, infatti, la produzione artistica degli anni Settanta è ancora poco nota al grande pubblico e conserva ancora ampi margini oltre che di approfondimento e studio anche di divulgazione.
La mostra non ambisce a offrire un ritratto completo della scena italiana del tempo né tanto meno a proporre opere di tutti i principali protagonisti dell’epoca, ma bensì si prefigge di mettere in luce, attraverso alcuni esempi significativi, le tendenze che hanno più caratterizzato il decennio.
La mostra riunisce più di quaranta opere provenienti dalla raccolta del Museo della Permanente di Milano (che ha collaborato alla realizzazione della mostra), dalla Casa dell’Arte Spagna Bellora dagli archivi degli artisti e da collezioni private. Un ampio apparato didattico, composto da didascalie commentate e pannelli esplicativi, accompagna l’esposizione.
Pur nella necessaria continuità con il decennio precedente, con cui troppo spesso vengono confusi, gli anni Settanta in Italia hanno segnato un momento di rottura, nella direzione di un ripensamento concettuale anche delle pratiche tradizionali. Nonostante sia sempre più vivo l’interesse per quel periodo storico e culturale, infatti, la produzione artistica degli anni Settanta è ancora poco nota al grande pubblico e conserva ancora ampi margini oltre che di approfondimento e studio anche di divulgazione.
La mostra non ambisce a offrire un ritratto completo della scena italiana del tempo né tanto meno a proporre opere di tutti i principali protagonisti dell’epoca, ma bensì si prefigge di mettere in luce, attraverso alcuni esempi significativi, le tendenze che hanno più caratterizzato il decennio.
L’impegno
Caratteristica pregnante del decennio preso in esame è un progressivo interesse da parte degli artisti per il contesto ideologico, politico e sociale. L’arte torna a essere in contatto con la vita reale, diventando strumento di denuncia e sostegno di lotte politiche, rivendicazioni e questioni sociali. La consapevolezza che l’arte possa in qualche modo spostare le opinioni e aprire importanti motivi di riflessione e azione, induce gli artisti a farsi strumento per messaggi e dibattiti, facendo emergere, attraverso le loro opere, non solo le certezze, ma anche i dubbi e le molte contraddizioni. Proprio per l’importanza di questo aspetto peculiare della scena artistica degli anni Settanta, è stato scelto come manifesto dell’esposizione il sofferto e potentemente narrativo Una rabbia di Giangiacomo Spadari, opera datata 1968, testimonianza perfetta del cambio di passo alle soglie del nuovo decennio. Se gli anni Sessanta sono stati contraddistinti dalle ricerche spaziali e percettive, dalla Pop Art e dalle realtà che a essa si sono in qualche modo contrapposte (quali, ad esempio, l’Arte povera e le tendenze minimali), i Settanta si aprono all’insegna di un rinnovato impegno e sotto il segno dell’ideologia e del bisogno di relazionarsi con la condizione sociale e la conquista dei diritti civili. Un coinvolgimento che non si rivolge necessariamente alla politica tout court ma che indaga anche i bisogni del quotidiano, come nel caso della ricerca sull’abitare condotta da Ugo La Pietra.
L’evoluzione dell’arte verbo-visuale
Nata negli anni Sessanta, la Poesia visiva raggiunge il proprio vertice espressivo nel decennio successivo, con l’azione di artisti quali Pignotti, Sarenco, Carega, Miccini e Gini. Tendenza artistica molto complessa, la Poesia visiva è un’esperienza mentale, variegata e variabile, che apre le porte sia all’arte concettuale che a fenomeni quali l’attuale poetry slam. Ponendosi fin dagli esordi agli antipodi della Pop Art, sceglie la strada della contaminazione tra discipline diverse, modificando al contempo sia i meccanismi percettivi del messaggio visivo che quelli verbali della comunicazione scritta. Evitando di entrare nel sistema del mercato dell’arte, la Poesia visiva ha sempre cercato un rapporto diretto con il pubblico, per farsi portavoce dei bisogni e del sentire della società. Oggi questo particolare linguaggio verbo-visuale è al centro di un’importante rivalutazione e di una notevole azione di divulgazione e approfondimento.
Caratteristica pregnante del decennio preso in esame è un progressivo interesse da parte degli artisti per il contesto ideologico, politico e sociale. L’arte torna a essere in contatto con la vita reale, diventando strumento di denuncia e sostegno di lotte politiche, rivendicazioni e questioni sociali. La consapevolezza che l’arte possa in qualche modo spostare le opinioni e aprire importanti motivi di riflessione e azione, induce gli artisti a farsi strumento per messaggi e dibattiti, facendo emergere, attraverso le loro opere, non solo le certezze, ma anche i dubbi e le molte contraddizioni. Proprio per l’importanza di questo aspetto peculiare della scena artistica degli anni Settanta, è stato scelto come manifesto dell’esposizione il sofferto e potentemente narrativo Una rabbia di Giangiacomo Spadari, opera datata 1968, testimonianza perfetta del cambio di passo alle soglie del nuovo decennio. Se gli anni Sessanta sono stati contraddistinti dalle ricerche spaziali e percettive, dalla Pop Art e dalle realtà che a essa si sono in qualche modo contrapposte (quali, ad esempio, l’Arte povera e le tendenze minimali), i Settanta si aprono all’insegna di un rinnovato impegno e sotto il segno dell’ideologia e del bisogno di relazionarsi con la condizione sociale e la conquista dei diritti civili. Un coinvolgimento che non si rivolge necessariamente alla politica tout court ma che indaga anche i bisogni del quotidiano, come nel caso della ricerca sull’abitare condotta da Ugo La Pietra.
L’evoluzione dell’arte verbo-visuale
Nata negli anni Sessanta, la Poesia visiva raggiunge il proprio vertice espressivo nel decennio successivo, con l’azione di artisti quali Pignotti, Sarenco, Carega, Miccini e Gini. Tendenza artistica molto complessa, la Poesia visiva è un’esperienza mentale, variegata e variabile, che apre le porte sia all’arte concettuale che a fenomeni quali l’attuale poetry slam. Ponendosi fin dagli esordi agli antipodi della Pop Art, sceglie la strada della contaminazione tra discipline diverse, modificando al contempo sia i meccanismi percettivi del messaggio visivo che quelli verbali della comunicazione scritta. Evitando di entrare nel sistema del mercato dell’arte, la Poesia visiva ha sempre cercato un rapporto diretto con il pubblico, per farsi portavoce dei bisogni e del sentire della società. Oggi questo particolare linguaggio verbo-visuale è al centro di un’importante rivalutazione e di una notevole azione di divulgazione e approfondimento.
Il concetto tra parola, immagine e forma astratta
Gli anni Settanta hanno proposto un rinnovamento nel segno di un ripensamento concettuale delle forme artistiche tradizionali. Caratteristica pregnante dell’arte di questo decennio è la ricerca di nuove vie espressive, spesso nel segno del coinvolgimento intellettuale del fruitore dell’opera.
Impiegando diversi mezzi di comunicazione, dalla parola all’immagine, alcuni artisti hanno spostato le proprie ricerche sul piano concettuale, pur con una evidente e permanente inclinazione allo studio della condizione esistenziale e dei meccanismi sociali. Dalle inconfondibili ricerche di artisti quali Isgrò e Agnetti, fino alle esperienze fotografiche di Cresci, la sezione mette a fuoco questa tendenza dai molti volti e dalle molteplici implicazioni e sfumature.
I nuovi orizzonti della pittura
Anche la pittura è territorio di rinnovamento e importanti riflessioni sulla pratica stessa del dipingere da parte degli artisti del decennio. Nasce una nuova attitudine, definita con nomi diversi
– Pittura pittura, Pittura analitica, Nuova pittura, Pittura pura… – e caratterizzata dall’idea di pittura come pratica autosignificante e autoreferenziale, ricondotta alle sue forme originarie ed elementari e a un rigore apparentemente antiespressivo che si oppone fermamente al trasporto emotivo e all’istintività esuberante dell’informale. Più che sull’opera stessa e sull’esito finale del suo fare pittorico, l’attenzione dell’artista si rivolge ai meccanismi interni della propria arte e sul valore e la rinnovata importanza della professione di pittore. Le opere dai raffinati valori percettivi e dalle superfici vibranti nella loro solo apparente monocromia di artisti quali Vago e Olivieri si affiancano in questa sezione alle coeve e affini ricerche di Pinelli, Griffa, Aricò e di coloro che hanno aperti nuovi orizzonti pur restando nel territorio della pittura.
I nuovi orizzonti della scultura
Anche la scultura trova nel decennio preso in esame un momento di riflessione e rinnovamento importante. Come per la pittura, si assiste a un profondo ripensamento anche nelle discipline plastiche, con una rinnovata attenzione sul linguaggio stesso della scultura, sui materiali e sulla relazione specifica con il luogo ospitante. La ricerca della relazione con lo spazio si declina sia nell’ipotesi di opere che siano segni in grado di caratterizzare, se non addirittura di modificare, l’ambiente circostante, sia di sculture che invece conducano, al contrario, ad un’amplificazione delle sue caratteristiche. Testimoniano le novità in questo ambito le opere di artisti quali i fratelli Pomodoro, Consagra, Staccioli, Spagnulo, Valentini e altri.
La mostra si avvale della collaborazione del Museo della Permanente di Milano.
Segnaliamo, inoltre, in concomitanza, la mostra Noi siamo quelli che si mostrano nella Scrittura presso Casa dell’Arte Spagna Bellora (via Borgonuovo 18, Milano) dal 12 al 19 maggio.
Teatro Binario 7 di Monza, via Turati 6
Orari
da martedì a venerdì dalle 15 alle 18
sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18
Biglietti
intero € 7
ridotto € 5 (under 25, over 65, abbonati Teatro Binario 7, allievi Scuola di teatro Binario 7)
Orari
da martedì a venerdì dalle 15 alle 18
sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18
Biglietti
intero € 7
ridotto € 5 (under 25, over 65, abbonati Teatro Binario 7, allievi Scuola di teatro Binario 7)
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