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mercoledì 17 gennaio 2024

"COME GLI UCCELLI"
DI WAJDI MOUAWAD
TEATRO FONTANA DI MILANO

30 gennaio - 4 febbraio
Potente e lacerante, il capolavoro drammaturgico del franco-libanese Wajdi Mouawad, tradotto in italiano da Monica Capuani per la prima assoluta italiana diretta da Marco Lorenzi, racconta della storia d’amore tra Eitan, giovane di origine israeliana, e Wahida, ragazza di origine araba, in una real-tà storica fatta di conflitti, dolore, odii, attentati. Un labirinto di storie, eredità dimenticate, lotte fratri-cide che dà vita a un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e sulle proprie origini. Una ri-flessione toccante e profonda sull’amore, l’incontro e l’identità.

Disperatamente giovani e innamorati, Eitan e Wahida, si conoscono a New York, in una delle scene d’incontro d’amore tra le più belle finora scritte per il teatro. A dispetto delle loro origini, il loro amore fiorisce e cerca di resistere alla realtà storica con cui i due ragazzi devono inevitabilmente fare i conti. Ma nel loro destino, qualcosa va storto sull’Allenby Bridge (Hebrew: אלנבי גשר Gesher Allenby), il fa-moso ponte che collega (ma allo stesso tempo divide (perché i controlli sono serratissimi e non a tutti è permesso il passaggio) Israele e Giordania.

Eitan rimane vittima di un attentato terroristico proprio su quel ponte (luogo e simbolo) e cade in co-ma. La storia personale dei protagonisti si intreccia alla Storia, con la “S” maiuscola, di attentati, con-flitti, odii che ormai da troppi anni continua in quelle terre e tra le due culture di cui i protagonisti so-no inevitabilmente esponenti. Durante il coma, in una dimensione sospesa, simbolica e potente, i piani temporali si intrecciano, si sospendono e si sovrappongono. Da luoghi diversi, infatti, arrivano, i genitori e i nonni a fare visita al ragazzo. Per tutti loro sarà l’occasione di guardare negli occhi la ve-rità più nascosta, di affrontare il dolore dell’identità, il demone dell’odio, le ideologie più rigide che appartengono a ognuno dei personaggi e quindi a ognuno di noi. Sarà l’occasione per capire come resistere all'uccello della sventura che si scaglia contro il cuore e la ragione di ciascuno.

Con questo testo teatrale si superano il tempo e lo spazio, percorrendo vicende familiari di diverse generazioni ambientate in diversi luoghi geografici e si percorre un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e genetica e sulle proprie origini. Cosa sappiamo dei segreti del nostro passato, della storia delle nostre famiglie? Di quanti momenti oscuri della storia e di quali violenze siamo eredi senza saperlo? Siamo davvero il DNA che ci scorre nelle vene oppure è tutto molto più complesso? Se nasciamo nel letto del nostro nemico, come possiamo evitare che il sangue che scorre nelle no-stre vene diventi una mina antiuomo? So davvero chi sono?

In scena Aleksandar Cvjetković, Elio D’Alessandro, Said Esserairi, Lucrezia Forni, Irene Ivaldi, Barba-ra Mazzi, Raffaele Musella, Federico Palumeri, Rebecca Rossetti, un cast internazionale di attori, ca-ratterizzato da un’eterogeneità linguistica e culturale che riproduce quel percorso di “incontro” verso l’Altro che - per Mouawad come per Lorenzi e Il Mulino di Amleto - è una ragione di vita e di poetica. Agli attori è stato chiesto di immergersi in un viaggio di conoscenza non scontato e di imparare a re-citare in altre lingue (italiano, ebraico, tedesco, arabo) oltre alla propria con l'aiuto di esperti linguistici e culturali.

- Il 9 gennaio è uscito per Einaudi editore il testo teatrale di Come gli uccelli con traduzione di Moni-ca Capuani.

Gli dica che lo amo e che voglio che vada in fondo al suo abisso come io cercherò di andare in fondo al mio
(Wahida, II atto, Come gli uccelli)

È vero che talvolta noi artist* ci sentiamo sopravanzati dalla semplice realtà della Storia.

Una realtà che bussa alla porta per ricordarci le assurdità da cui è attraversata e che spesso rischiano di rendere superfluo o inutile tutto ciò che facciamo. È lecito perciò, in quanto donne e uomini che abi-tano questo folle mondo, come artist* che ogni singolo giorno si interrogano sul senso della nostra Arte e del nostro lavoro, porci una domanda fondamentale: il mondo che stiamo interpretando, come lo stia-mo interpretando? Sarebbe ingenuo pensare che quando parliamo di “interpretazione” ci limitiamo a par-lare del rapporto tra un attore e il suo ruolo. Credo fermamente che il nostro ruolo di artist* della scena abbia a che vedere anche e soprattutto con l’interpretazione del mondo, con la responsabilità di ricon-segnare un punto di vista che in qualche modo non sia alieno dalla Storia.

Non a caso la scelta di lavorare a Tous des oiseaux - Come gli uccelli, risale a molto tempo fa per noi del Mulino di Amleto. Da più di due anni abbiamo abbracciato un testo attraverso il quale Wajdi Mouawad ci sembra voglia ricordare che "il Teatro può essere il luogo e l'occasione per creare spazi dove i “nemici” possano ancora dialogare e far sentire insieme una voce, anche se infinitamente picco-la, che non è quella dell’odio. [...] In questo senso il teatro può essere questo spazio."

Gli ultimi efferati accadimenti avvenuti in Israele e a Gaza, ci ricordano che tutto questo è vero, vivo e dolorosamente attuale. Ma noi insistiamo a credere che grazie a capolavori come quelli di Mouawad, il Teatro sia ancora l’unico luogo dove le assurdità della Storia possono essere rappresentate, per discu-terle insieme, perché pensiamo – forse utopisticamente – che non si debbano più ripetere. Le vogliamo sul palco per cercare di comprenderle in ogni loro sfumatura, soprattutto attraverso le antinomie presen-ti negli esseri umani, attraverso le loro paure e speranze. Pensiamo che sia giusto non tirarci indietro di fronte ad un testo quanto mai attuale nello scandagliare la guerra, l’odio tra i popoli, le pretese e le in-dissolubili identità che ci formano. Pensiamo che sia giusto non cambiare una virgola, ma riconsegnare Come gli uccelli nella sua forza dolorosa e luminosa...così come è stato concepito. Perché se è vero che il mondo intorno a noi, oggi, riverbera ancora più cupo all’interno del nostro spettacolo, sentiamo anche che la luce e l’amore che lo attraversano lasciano un segno. E abbiamo la fiducia che questo segno possa essere il lascito profondo per gli spettatori.
Marco Lorenzi, Barbara Mazzi e Il Mulino di Amleto

Consulente storico Natalie Zemon Davis
Traduzione di Monica Capuani
Del testo originale Tous des oiseaux
Adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
Regia di Marco Lorenzi

Personaggi/Interpreti

Federico Palumeri Eitan
Lucrezia Forni Wahida
Barbara Mazzi Eden / Leah giovane
Irene Ivaldi Leah
Rebecca Rossetti Norah / Infermiera
Aleksandar Ćvjetković Etgar
Elio D’Alessandro David / Cameriere
Said Esserairi Al Wazzân
Raffaele Musella Etgar giovane / Rabbino / Medico

Assistente alla regia Lorenzo De Iacovo
Dramaturg Monica Capuani
Scenografia e costumi Gregorio Zurla
Disegno luci Umberto Camponeschi
Disegno sonoro Massimiliano Bressan
Vocal coach e composizioni originali Elio D’Alessandro
Esecuzione al pianoforte de La marcia del tempo e Valzer per chi non crede nella magia Gianluca Angelillo
Video Full of Beans - Edoardo Palma & Emanuele Gaetano Forte
Consulente lingua ebraica Sarah Kaminski
Consulente lingua tedesca Elisabeth Eberl
Foto di scena Giuseppe Distefano
Un progetto de Il Mulino di Amleto
Una produzione A.M.A. Factory, ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Teatro Nazionale di Genova
In collaborazione con TPE - Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi
Con il sostegno di Bando ART-WAVES Produzioni 2022 e 2023 della Fondazione Compagnia di San Paolo

MERCOLEDì 24 GENNAIO ORE 18.30

Punto Einaudi, Via Orti, 19, Milano

Dal romanzo alla scena
Talk e presentazione del libro a cura di Roberto Tallei giornalista Sky
con Mauro Bersani, direttore della Collana Teatro di Einaudi.

Intervengono

Marco Lorenzi e Barbara Mazzi, compagnia Il Mulino di Amleto

Ingresso libero, prenotazione consigliata

NOTE DI REGIA

Di Marco Lorenzi

Incontri straordinari.

«Ci sono testi teatrali e spettacoli con cui fai un pezzo di strada, passi del tempo insieme, diventano un viaggio di conoscenza per te e per chi percorre quella strada insieme a te, e poi, quando tutto è finito ci si lascia come è normale che sia. Poi, ci sono testi teatrali e spettacoli che sconvolgono tut-to, come una bomba piazzata nel bel mezzo della tua vita d’artista. Incontri che ti segnano per sem-pre.

Come gli uccelli / Tous des oiseaux fa parte del secondo tipo di incontro.

Di recente a New York, io e Barbara, siamo entrati per caso in un negozio, ad Harlem. Parlando con il proprietario gli abbiamo chiesto perché avesse scelto come simbolo di quel negozio una tartaruga. Ci ha risposto: "Perché la tartaruga procede in avanti solo quando tira la testa fuori dal guscio".

E lo porto nel cuore mentre mi addentro nella storia complessa e magnifica scritta da Wajdi Mouawad. Il grande teatro infatti ci sa stupire nel momento in cui decidiamo di "uscire di casa", di andare verso l’Altro a costo di andare contro la nostra propria tribù – come direbbe Mouawad stes-so.

E Tous des oiseaux è grande teatro. Il grande teatro che intreccia la grande Storia con quelle più pic-cole e intime che appartengono alla nostra vita e ai nostri desideri, che dilata il tempo mentre ci per-diamo in un rito potente e emozionante che parla non solo di noi, ma dei grandi movimenti della Sto-ria stessa. Che ci tocca profondamente l’anima mentre urla con prepotenza le sue domande politiche e umane. Che non ci lascia indifferenti di fronte all’amore e alla crudeltà dell’essere umano.Tous des oiseaux è grande teatro, forse il miglior tipo di teatro, perché sa giocare con la forma, con i linguag-gi, portarli alle estreme conseguenze del virtuosismo senza però perdere mai il contatto con quel bi-sogno ancestrale che il teatro porta scritto nel suo codice genetico: farci emozionare.

A questo punto diventa una grande sfida portarlo in scena. E farsi “veicolo” di tutto questo. Ma pen-so che da sempre faccia parte del mio percorso e del Mulino di Amleto ricercare instancabilmente di spostare i confini del teatro qualche metro più in avanti rispetto a dove pensiamo che siano. Mouawad ci ha regalato una materia densa e infuocata, perfetta per farlo.

Parola. Tempo. Emozione.

Come gli uccelli è stata l’occasione per costruire un cast unico, che mescolasse attori italiani ad attori provenienti da altri paesi, origini e biografie, con un’eterogeneità linguistica e culturale che durante il processo di creazione dello spettacolo potesse riprodurre quel percorso di “incontro”, quell’andare verso l’Altro che - come per Mouawad così per il Mulino - è una ragione di vita e di poetica.

Ho chiesto a questo incredibile cast di interpreti (e a me stesso) di lasciare alle spalle quello che sappiamo sul teatro per andare alla ricerca di un significato più sottile delle parole che usiamo, delle relazioni che costruiamo, dell’ascolto che porgiamo all’altro. Ho chiesto loro di entrare in uno spetta-colo che, per tre ore, si reggerà interamente sulle loro spalle, sulla loro forza, sul loro grande talento. Ho chiesto loro di immergersi in un viaggio di conoscenza non scontato e di imparare a recitare in altre lingue oltre alla propria, con l'aiuto di esperti linguistici e culturali. Come gli uccelli risuonerà in-fatti di una molteplicità linguistica per cui, oltre all'italiano, gli attori reciteranno in ebraico, tedesco, arabo.

Anche la scelta della durata dello spettacolo è conseguenza inevitabile dell’epica costruzione del te-sto di Mouawad. La sua capacità di costruire una saga familiare che si snoda per tre continenti, tre generazioni, diversi luoghi e momenti storici, ci porta a fare i conti con il tempo. Il tempo passato che non è passato perché continua a lasciare profonde tracce che influenzano il nostro presente, che continua a ripetersi in un paradosso quantico per cui passato, presente e futuro si sommano e so-vrappongono non lasciandoci apparentemente mai liberi nelle nostre scelte... La durata dello spetta-colo diventa uno strumento per entrare in un respiro narrativo emotivamente fortissimo, melodramma-tico, coerentemente incoerente, che progressivamente innalza la tensione drammatica a mano a ma-no che ci avviciniamo alla verità. E che non abbandona mai lo spettatore.

Allo stesso tempo, il racconto, la parola detta, raccontata, sono per Mouawad uno strumento di for-za e di guarigione. Grazie alla forza della narrazione disseppelliamo la verità nascosta nel passato, accompagniamo i morti fino all’ultimo passo, guariamo le ferite dei vivi, ci riscopriamo umani e uniti

nella vulnerabilità che ci accomuna. Per questo (penso) Mouawad ama costruire storie. Storie in cui perderci per poi ritrovarci dopo un viaggio lungo e commovente.

Alla ricerca di una visione politica e umana.

Come cittadino e come artista del XXI secolo credo che continuare a ragionare secondo sistemi e visioni superati e fallimentari, sia l'unico errore da non fare. Continuare a ragionare secondo categorie identitarie auto-riferite e continuare a creare un teatro (un’Arte), borghese, che - per quanto sia d’avanguardia - rimane sempre arte identitaria e espressione di una visione parziale, non abbia più senso nel capitalismo globale dove non esiste più la possibilità di “rimanere esterni”, di far finta di nulla, dove i “muri” non hanno più senso e dove solo i “ponti” sono una possibilità di futuro. È solo quando si inizia a percepire come propri anche i conflitti e i problemi del mondo che consideriamo distanti, che, entriamo in un flusso davvero globale di consapevolezza, di comprensione e di reale cambiamento. Allora elaboriamo un punto di vista complesso e ricco per la nostra arte e permettia-mo alla realtà di ferirci, di attraversarci, per pensare un teatro che possa continuare a parlare con il mondo che ci circonda, con una realtà complessa, multilingue, conflittuale.

Scegliere di affrontare una sfida come Come gli uccelli / Tous des oiseaux è chiederci cosa c’è dall’altra parte di quel muro, immaginario o concreto, che giganteggia anche nello spazio sceni-co dello spettacolo? Con il Mulino di Amleto approfondisco da tempo un percorso di ricerca e di creazione che nasce da questa inquieta e plurale visione del mondo: la ricerca dell’Altro, l’apertura umana e filosofica, sono stati i presupposti costitutivi dei lavori più recenti del nostro gruppo. Que-sta instancabile passione verso l’Altro ora fa un ulteriore passo avanti. Con Come gli uccelli si tradu-ce in una internazionalizzazione dei collaboratori artistici, in una pluralità di linguaggio, in un pensiero plurale sin dal momento della nascita del processo di creazione e della progettazione. D’altronde - citando Milo Rau - “il teatro non è un prodotto, ma un processo di produzione”. E allora la nostra idea è di permettere a questo processo (e a tutti gli artisti e collaboratori) di farsi specchio di un'idea di tea-tro contemporaneo in relazione con le trasformazioni economiche e culturali che stiamo vivendo (o subendo?). Essere il primo step di una compagnia internazionale di professionisti, uno spettacolo multilingue, una visione naturalmente orientata oltre i confini nazionali, gli interrogativi che ci animano la scelta di un testo così potente e toccante, scomodo e lacerante, rendono questo progetto anche una dichiarazione politica. D'altronde una grande sfida drammaturgica è una sfida linguistica e, in quanto tale, è una sfida politica!

Il coraggio delle scelte

In Germania, nel 2019, prima che la pandemia portasse alla chiusura delle sale teatrali, Tous des oi-seaux era già stato messo in scena in 16 grandi teatri. In Francia è stato un vero e proprio “caso”. Il testo vanta già numerose traduzioni e messinscene in tutta Europa. E in Italia? Questo progetto – non solo idealmente, ma nelle scelte formali e concrete che lo accompagnano – dichiara e rafforza la vocazione al dialogo con il teatro europeo che anima il Mulino di Amleto e il mio percorso di regista. Dopo Festen, Kollaps, Platonov, Affabulazione, Senza Famiglia, Ruy Blas, ci poniamo ancora una vol-ta come pionieri di titoli e autori.

Come gli uccelli, è anche un modo per mettere in discussione una idea di “repertorio” che nel nostro paese sta diventando progressivamente sempre più stitico e conservativo. Abbiamo bisogno di idee nuove, di grandi testi che raccontino queste idee, e di spettacoli rischiosi che le condividano con il pubblico. Ma abbiamo soprattutto bisogno di una cosa: coraggio. Il coraggio di fare scelte scomo-de, incerte, non consolatorie, affondare le menti e i cuori in meravigliosi testi che vengono scritti da grandi autrici e grandi autori vivi e contemporanei. Saranno i classici del futuro».

NOTE DI DRAMMATURGIA

Di Monica Capuani

«Ci sono testi teatrali che anticipano la realtà e diventano sempre più attuali e profetici con il passare del tempo. Tous des oiseaux di Wajdi Mouawad è uno di questi. I personaggi parlano lingue diverse non solo in senso letterale. Perché si parla inglese, tedesco, arabo ed ebraico (anche se Mouawad lo ha scritto in francese)? Perché ognuno usa la propria lingua madre per esprimere la propria identità o ricerca di identità. Quindi Tous des oiseaux è un testo in cui la lingua diventa grande protagonista. Una lingua densa, calda, magmatica e materica come lava, come creta. Che agisce, modella, crea e muove i personaggi come nuovi golem dolorosamente pensanti e senzienti.

Mentre lo traducevo ho sentito, più forte che mai, la responsabilità di restituire nella mia/nostra lingua la struggente poesia del testo e l’importanza del messaggio che porta. E cioè che, al di là delle so-vrastrutture in cui ci siamo ingabbiati - idiomi, religioni, tradizioni ideologiche, convinzioni politiche diverse - in realtà, nella nostra umanità più profonda, siamo tutti uguali».

BIOGRAFIE

Wajdi Mouawad

Negli ultimi vent'anni Wajdi Mouawad si è affermato come un attore unico e originale sulla scena tea-trale contemporanea, acclamato per le sue narrazioni dirette e senza compromessi e per la sua este-tica teatrale semplice e avvincente. In tutto il suo lavoro, dalle sue opere teatrali (più di venti ad oggi, tra cui Tideline, Scorched, Forests, Heavens and Birds of a kind e adattamenti (tra cui Viaggio al ter-mine della notte di Céline e Don Chisciotte di Cervantes), le produzioni che ha diretto (tra cui Macbeth, Le Troiane e Le tre sorelle), due romanzi (Visage Retrouvé, Anima). Wajdi Mouawad esprime la con-vinzione che “l'arte testimonia l'esistenza umana attraverso il prisma della bellezza”. Le opere di Wajdi Mouawad sono state tradotte in più venti lingue e presentato in tutte le parti del mondo, tra cui Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Giappone, Messico, Australia e Stati Uniti. Nell'aprile 2016 viene nominato direttore del Consiglio Nazionale Teatro di Parigi, La Colline.

Monica Capuani

Monica Capuani nasce, culturalmente, sui banchi del Liceo classico Virgilio di Roma, e all’Università La Sapienza, dove si laurea con Alberto Asor Rosa in Letteratura Italiana. Come giornalista freelance, è nata sulle pagine de L’Espresso di Claudio Rinaldi, poi collabora con le più grandi testate periodi-che nazionali. Ha sempre affiancato al giornalismo un’attività di traduzione letteraria dall’inglese e dal francese; ha al suo attivo la traduzione di una settantina di romanzi. Ama Londra e il teatro contem-poraneo. Tra il 2017 e il 2019 organizza “Contemporary” all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, e nel 2018 è direttore artistico della prima edizione dell’Italian Theatre Festival al Printroom at the Coronet, a Notting Hill. Negli ultimi anni ha scelto il teatro a tempo pieno come scout, traduttrice e dramaturg, in Italia e all’estero. Alla Biennale Teatro 2019, viene invitata dal direttore artistico Antonio Latella, a tenere un workshop di Traduzione per il Teatro, dove è arrivata con 100 testi teatrali tradotti. Da allora ha intrapreso un’intensa attività laboratoriale per far conoscere le nuove drammaturgie. I direttori Ricci e Forte l’hanno invitata a tenere un workshop alla Biennale Teatro 2021 e 2023. Ad oggi ha tradotto 165 testi teatrali. Dallo scorso anno insegna Traduzione per il Teatro alla Scuola Holden di Torino.

ESTRATTI STAMPA_COME GLI UCCELLI

«Creonte: “Un nemico, anche dopo la morte, non diventa mai un amico” – Antigone: “Io sono fatta per amare, non per odiare”». Sono le battute dell’ «Antigone» di Sofocle poste in epigrafe a «Tous des oiseaux (Come gli uccelli)», il testo del franco-libanese Wajdi Mouawad che la compagnia Il Mu-lino di Amleto ha presentato in «prima» assoluta per l’Italia, al Teatro Astra di Torino, nella traduzione di Monica Capuani e nell’adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi, il quale ultimo firma pure la regia. E dico subito, con la massima convinzione, che si tratta davvero di un evento...Ora, venendo all’allestimento, sottolineo innanzitutto le invenzioni dell’adattamento di De Iacovo e Lorenzi, tutte d’impatto straordinario e straordinariamente aderenti ai messaggi lanciati da Mouawad...Infine, gl’interpreti. Bravissimi non solo sul piano strettamente tecnico, perché, impegnati in una prova diffi-cile anche sotto il profilo dello sforzo fisico che comporta, riescono a sprigionare un entusiasmo che non va a discapito del rigore».

Enrico Fiore, 23/11/2023

«Marco Lorenzi, che oltre alla regia adatta il testo con Lorenzo De Iacovo, sta al gioco a rimpiattino ideato da Mouawad con il destino, ricreando sapientemente un vero e proprio mosaico di emozio-ni..Tutta la molteplicità degli eventi e delle emozioni è resa nello spettacolo con studiatissima natura-lezza in oltre tre ore di spettacolo, a cui partecipano con immediatezza e felice adesione uno stuolo di attori, diventati con il tempo il nucleo portante della compagnia (oltre ai già citati, anche Said Es-serairi e Raffaele Musella, che si misura in molte parti). “Come gli Uccelli”, dopo un lungo cammino di approfondimento – durato due anni – in ogni suo possibile contesto, ci pare l’esito più maturo, nella sua complessa e consapevole realizzazione, della compagnia torinese, testimoniato anche dal suc-cesso che al Teatro Astra ha accompagnato l’anteprima».

Mario Bianchi, KLP, 20/10/2023

«Tale lavoro di trasfigurazione alchemica delle parole in atto fisico che implica più linguaggi agenti in sinfonico accordo, ha avuto bisogno di tempo, un elemento essenziale alla creazione a cui Lorenzi si sta dedicando da molti anni. A partire dai vari cantieri Ibsen, sottotitolati Art needs time, Marco Lo-renzi e la sua compagnia hanno cercato di guadagnare tempo per il processo artistico. Un atto politi-co in opposizione a un sistema produttivo sempre più frenetico che spinge alla creazione in soli di-ciotto giorni di prove. Come gli uccelli è stato preparato tra quest’anno e l’anno passato con più di sessanta giorni di prove. Una conquista dovuta anche alla disponibilità e lungimiranza dei vari pro-duttori e che ha dato i suoi frutti. Si spera che questo non sia un caso sporadico, ma finalmente di-venti la norma per sostenere gli artisti e la qualità del loro lavoro».

Enrico Pastore, PAC, 10/10/2023

«..è doveroso tributare un riconoscimento alla regia di Marco Lorenzi che, in stretta collaborazione con lo sceneggiatore Lorenzo De Iacovo, la traduttrice Monica Capuani, e lo scenografo Gregorio Zurla, serve con intelligenza un testo complesso e articolato, con azioni che si dispiegano lungo un ampio arco temporale, costellato da colpi di scena, di situazioni che rovesciano anche i caratteri che l’autore sembrava aver suggerito, in prima battuta, per alcuni personaggi..Splendidi gli attori, di varia provenienza etnica, che hanno, con evidenza, introiettato i loro personaggi attraverso un approfondi-to lavoro di preparazione durato un paio di anni, e che ne governano con equilibrio e maestria pro-fessionale le dinamiche, le pulsioni apparentemente contraddittorie, o addirittura sconvolgenti, quan-do non gli eventi traumatici. Su ognuno di loro ci sarebbe da scrivere un intero saggio, a cominciare dai due giovani protagonisti».

Claudio Facchinelli, Rumor(s)cena, 4/12/2023

«Perfetta sintesi di complessità ed essenzialità, gli uccelli di Wajdi Mouawad spiccano il loro volo, salutati da meritate ovazioni, disegnando nel cielo immagini dalla disarmante e tragica umanità a par-tire da Eitan e Wahida che Federico Palumeri e Lucrezia Forni tratteggiano mescolando disincanto giovanile a matura sofferenza, all’inizio goffi innamorati poi sempre più adulti consapevoli di allonta-narsi: insieme a loro dividono il meritato successo i “nonni” Aleksandar Čvjetković ed Irene Ivaldi, a distanza di decenni l’uno di fronte all’altra per scrivere la parola fine su di un passato che presenta il conto, e i “genitori” Elio D’Alessandro e Rebecca Rossetti, padre e madre incapaci di riconoscere il vero amore, da loro forse mai provato, superando i preconcetti imposti da assurde ideologie. Ed ancora Said Esserairi, Barbara Mazzi e Raffaele Musella, tutti applauditi interpreti di uno spettacolo manifesto con cui indagare i drammi di un passato che si fa presente con il suo inaudito carico di violenze tragicamente pronte ad abitare l’immediato futuro».

Roberto Canavesi, Teatro Teatro, 14/10/2023

«In un complesso intreccio drammaturgico, ricondotto sapientemente a fattor comune dall’opera del-la dramaturg Monica Capuani, e dall’adattamento funzionale di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi, gli attori danzano un valzer degli addii di ineguagliabile intensità, sospinti dai conflitti famigliari, dalla durezza della Storia e da un’indagine spietata e coraggiosa dell’identità oltre gli schemi precostituiti e l’assetto dei conflitti intoccabili. Una particolare menzione per la precisione scenica ed emotiva di Lucrezia Forni e Federico Palumeri, una coppia di attori che spinge l’empatia oltre la parete cardiaca per raggiungere l’anima degli spettatori, con freschezza ed immediata presenza, senza fronzoli o in-fingimenti, con concretezza cruda e naturale lotta leonina. Uno spettacolo denso e profondo che scava a fondo nella cultura occidentale alla ricerca del concetto di identità, cultura, inclusione, diver-sità, dolore, attraverso una messa in scena potente e necessaria».

Alan Mauro Vai, Teatrionline, 8/12/2023

«La regia di Marco Lorenzi sfrutta l’importanza e la forza emotiva delle parole nel testo di Wajdi Mouawad, incentivando gli attori a immedesimarsi al meglio nelle tradizioni e nella cultura dei perso-naggi che interpretano, recitando anche in una lingua diversa dalla propria. L’apparente indifferenza di Irene Ivaldi (nei panni della “nonna” di Eithan) è utile per comprendere la reale sofferenza interiore del suo alter ego più giovane, interpretato da Barbara Mazzi; a tenerle testa, a volte con eccessiva veemenza, ci pensa Lucrezia Forni, nei panni di Wahida. Federico Palumeri è in grado di sopportare la responsabilità di rappresentare la metà ancora fiduciosa nel futuro di una coppia destinata a soc-combere alla Storia. Complessivamente, questa struggente storia d’amore è sicuramente una delle regie più poetiche firmate da Marco Lorenzi».

Roberto Mazzone, Teatro.it, 23/11/2023

«Il testo è una perfetta macchina dalla struttura cinematografica, alle volte metateatrale, che sembra proporre come in un film delle dissolvenze tra un’inquadratura e l’altra, un continuo salto in avanti e indietro nel tempo e nello spazio. Anzi è come se accadesse tutto contemporaneamente e negli stessi luoghi, come in un lungo coma dove il passato ha un peso talmente importante da fondersi con il presente e il futuro. Il regista riesce a ricreare e gestire abilmente, con semplicità e fluidità, tutti i cambi spazio-temporali e scenici del racconto..Marco Lorenzi con uno stile suggestivo e necessario indaga l’essenza degli eventi tramite quella sottile sensibilità che caratterizza la sua impronta artistica. La messa in scena, trascinante e perfettamente architettata già al suo debutto di prima italiana, lascia allo spettatore infiniti spunti di riflessione».

Ariel Ciravegna Thedy, teatrodamstorino.it, 14/10/2023

«Una scrittura scomoda e travolgente quella del franco-libanese Wajdi Mouawad, che Marco Lorenzi, regista dello spettacolo, trasferisce in scena con stile ed eleganza, attraverso una scenografia es-senziale (in cui campeggia un muro mobile) e grande spazio assegnato all’interpretazione delle attrici e degli attori, chiamati a recitare in più lingue (italiano, arabo, israeliano e tedesco), e alla componen-te musicale dal grande impatto emotivo. Lungi applausi e pubblico in piedi, visibilmente commosso e grato».

Francesca Maria Rizzotti, Sipario, 30/11/2023

«Nel lungo e complesso testo si argomenta con la ragione e si grida con la rabbia, si soffre con il cuore e ci si consola con la mente, in un intreccio contorto, complicato e ingarbugliato di Storie di-verse, di diverse mentalità, credenze, passioni e linguaggi. Emerge la fatica di un dialogo che si tra-sforma in grido o (nell’ultima parte) in argomentare a tratti prolisso, che si avvolge su se stesso nell’impossibile impresa di trovare un finale, che sia anche rappresentazione di una via d’uscita da un dissidio più vivo della vita stessa. Eppure l’umanità esiste e resiste: in gesti di generosità, altruismo, amore e abnegazione. Forse si dovrebbe partire da lì, anche se è difficile, come difficile interpretare questo testo lacerante. Ma le soluzioni sceniche adottate sono eccellenti, talvolta persino geniali, e la bravura di tutti gli interpreti ne fanno un’opera che lascia un segno profondo nell’anima».

Paola Assom, nonsolocinema.com, 23/11/2023

«Due elementi sono le fondamenta e la cifra stilistica dello spettacolo: le parole e il muro. Anzi i muri: quello fisico in scena, opprimente ma necessario, quasi unico elemento della scenografia, che scan-disce la narrazione e che è metafora di quei confini, spesso invalicabili che i protagonisti - e le per-sone in generale -si trovano davanti e solo a volte riescono a superare. E i muri della storia, così so-lidi e così drammaticamente ingiusti...“Come gli uccelli” sfugge ad alcuni dei paradigmi a cui il teatro contemporaneo ci ha abituati: la brevità e la recitazione fatta di silenzi...»

Maurizio Gelatti, Torino sette

INFORMAZIONI

Data e orario

martedì - venerdì ore 20.00
sabato ore 19.30
Domenica ore 16.00

DURATA SPETTACOLO 1 ora e 40 (I Parte) + Pausa + 1 ora e 15 (II Parte)

PREZZI

Intero 23 €
Under30 15 €
Over 65 / Under 14 11 €
Giovedì sera 19 €
Convenzioni 18 €
Scuole di teatro 12 €
Speciale Capodanno intero 50 € ridotto 40 €
Prevendita e prenotazione 1 €
Info e prenotazioni
+39 0269015733 biglietteria@teatrofontana.it

www.vivaticket.com

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