"I MASNADIERI"
REGIA DI MICHELE SINISI
TEATRO FONTANA DI MILANO
6 - 23 GIUGNO 2024
In scena un nutrito cast di undici attori dà vita e corpo all’opera simbolo dello Sturm und Drang, che un giovane Friedrich Schiller scrisse nel 1781 creando un’intricata trama di inganni e azioni violente ad alto impatto drammatico. Michele Sinisi immerge la storia in un linguaggio e in un’ambientazione contemporanei inserendo i personaggi in una scena spoglia, abitata da pochi elementi scenici.
“La legge non ha mai prodotto un grand'uomo, ma la libertà cova e fa schiudere i colossi e i grandi eventi” - afferma Karl; e ancora: “Il mio spirito è assetato di azione, il mio petto di libertà”. L'eroe schilleriano, giovane di aristocratica famiglia nella Germania settecentesca, è un individuo eccezionale, insofferente ad ogni Iimite e convenzione sociale, animato da un generoso sdegno contro l'oppressione tirannica dei principi assoluti e contro la servile meschinità della borghesia che lo circonda.
La vicenda è quella di un padre e dei suoi due figli. Il figlio non amato, Franz (Gianni D’addario), farà di tutto per screditare e eliminare il fratello Karl (Donato Paternoster), primogenito preferito dal vecchio genitore. Una falsa lettera del padre (scritta in realtà da Franz) spinge l’anima ribelle di Karl a mettersi a capo di una banda di facinorosi. Ed è così che il senso di giustizia si eclissa, fino a scomparire, nei gesti violenti dei Masnadieri che portano la morte anche là dove c’è purezza. Unica figura femminile, Amalia, amata da entrambi i fratelli, verrà uccisa dal più valoroso tra i due.
Note di Michele Sinisi
I Masnadieri di Schiller l’ho scelto per la sua storia drammatica, che utilizza le infinite risorse consentite dalla scena per penetrare nelle operazioni, complesse e misteriose, dello spirito. Ho cercato di non pormi il traguardo, peraltro problematico, dell'utile derivante dalla rappresentazione attraverso i temi trattati. Ho assurdamente preteso di indagare a fondo, in poche ore, il destino di personaggi eccezionali e protagonisti di una storia romantica, incorniciata da una verbalità spesso lirica. Insomma una materia drammatica distante per forma e contenuto.
Si parla di personaggi che feriscono i teneri sentimenti della gioventù, irritano le nostre gentili e radicate consuetudini. I Masnadieri sono esseri umani desiderosi di abbattere il vizio e di vendicare in modo esemplare presso i suoi nemici l'etica, la religione e le leggi della società civile. Vogliono additare il vizio integralmente, nell'immensità del suo orrore e - costringendo l'umanità a constatarne l'immane grandezza - vogliono entrare nei labirinti della notte, percorrerli senza esitazione, per sconfiggerlo. Ecco il dramma.
11 artisti si presentano al pubblico dichiarando il proprio personaggio, come dei fili distinti di una trama il cui intreccio sarà rivelato gradualmente sulla scena, più in là. All’inizio punti di vista distinti l’uno dall’altro ma che, col passare del tempo, nello spazio scenico rivelano la trama: la storia principalmente si svolge in due luoghi, il castello del Conte Maximilian von Moor e la foresta Boema. Il dramma affronta il tema della rivalità tra i due fratelli Karl e Franz von Moor. Karl è amato dal padre, mentre Franz è sempre nell'ombra. La gelosia è la causa dell'ostilità fra i due giovani. Il primo, fratello maggiore, vive separato dalla famiglia perché studia a Lipsia. Franz, invece, fratello minore, vive nella tenuta di famiglia con suo padre. Karl è sempre stato il preferito, è il figlio bello, intelligente, desiderabile. Franz, invece, è descritto come brutto, svantaggiato e malinconico. Un giorno, Franz, per fare in modo che il fratello sia diseredato, gli fa credere che suo padre lo abbia rifiutato. Di conseguenza, Franz riesce a conquistare l'affetto di suo padre e il disperato Karl costituisce la sua banda di masnadieri con cui si sposta attraverso il paese per commette numerose iniquità.
La rivolta contro la legge sociale si allarga poi in un processo necessario, quasi in obbedienza ad una sfida metafisica. Oltre che contro l'autorità terrena, la rivolta si rivolge contro Dio: Karl, attraverso la scelta dell’illegalità e del delitto, vuol rivaleggiare con Dio come giustiziere in terra, sostituendosi alla sua provvidenza, regalando il bottino delle sue ruberie ai miseri, riparando torti e soprusi dei signori feudali, punendo ministri rapaci ed inquisitori crudeli. E proprio in questa tempesta d’animo si scopre la debolezza, la vanità umana, che lo rende affascinate su un piano artistico oggi più che mai: la sua è solo una disperata negazione, che lo costringe a sterminare persone inermi e deboli, vecchi, malati e fanciulli, come nell'episodio in cui incendia una città per liberare un suo fedele seguace condannato alla forca. Misurando la sua sconfitta, Karl Moor sente anche il peso della colpa, che lo trasforma in una creatura maledetta, respinta dall'ordine del creato e dallo stesso ordine sociale. Ma anche se il suo sogno di libertà e di grandezza si rivela impossibile, non per questo l'eroe perde la sua magnanimità, anzi proprio l'inevitabile sconfitta a cui è destinata la sua temeraria impresa accresce il fascino che emana dalla sua figura, e la grandezza eroica da lui conservata anche nella rovina è confermata dal suo andare volontariamente incontro alla morte.
Dopo la pandemia ho avvertito una corsa a dare un senso profondamente civile e sociale all’espressività, specialmente in campo artistico, in quello teatrale. Molto comprensibilmente, dopo un’esperienza drammatica globale come quella di questi ultimi 3 anni, siamo corsi immediatamente a cercare di porre rimedio alle difficoltà del Mondo. Abbiamo cominciato a sperimentare e produrre innovazioni nel campo energetico, abbiamo iniziato a riscrivere il fondamento delle relazioni umane. Abbiamo avvertito la necessità concreta di “migliorare” il mondo, con la speranza di guarirlo. Questa tensione ci tocca giornalmente nell’uso del linguaggio adottato per comunicare e quindi anche per esprimerci, come nel caso del Teatro. Lo spettacolo, il rito teatrale, è diventato un’occasione per dare il proprio contributo alla causa. Dal palco cerchiamo sempre più di indicare una via per il nostro futuro, la forma e il contenuto sono veicoli per indicare un Mondo migliore possibile, più inclusivo e più green.
In fondo in fondo, alla radice della scelta di fare questo lavoro, vorrei però rinnovare una motivazione più profonda, più antica e libera della contingenza dei fatti che ci circondano, libera dai legacci della speranza, quando il desiderio di cambiare il mondo arriva al parossismo. Mi impegno, prima di tutto con me stesso, nel ricercare la rivoluzionaria scelta fatta di stare al mondo dell’arte, una dimensione spirituale e magica che unisce l’essere umano al di là del tempo, dello spazio specifico, una dimensione di vita che sfugge alla standardizzazione, allo scopo e al compito da superare. Il conformismo è una condizione umana che si annida in ambienti e scopi della Storia e che il Teatro deve combattere. Il Teatro vorrei che fosse impegnato nello smarcarsi continuamente dal “dovere” di cambiare il mondo, non sono un profeta, sono un essere umano che ha deciso di rifiutare le dottrine e la noia della catena di montaggio del senso. Credo che il Mondo abbia bisogno di Poesia, imprevedibile e anche scomoda. Mi piacerebbe far del Teatro un’opportunità per incontrare qualcosa di lontano e impegnativo, che richieda cura. Questo progetto è l’occasione per confrontarmi con una masnada di attori, di professionisti disposti ad affrontare la forza della passione, la bellezza della parola e anche il piacere della recitazione. Niente di più lontano nel tempo e nello spazio come questo testo di Schiller per essere liberi di raccontare una storia rivoluzionaria come l’arte e la sua funzione salvifica per l’anima.
Fare cose, andare avanti senza paura, produrre bellezza e celebrarla
C. De Gregorio, La Repubblica
Avendolo visto, vi garantiamo la radicalità, la poesia, e la disumanità di uno dei più riusciti spettacoli diretti da Michele Sinisi.
R. di Giammarco, La Repubblica
È raro assistere a una messa in vita così gioiosa dell’arte dell’attore. Combattimenti, suicidi, omicidi, baci e imboscate, si dispiegano sulla scena con una bellezza plastica.
K. Ippaso, Liminateatri
Nudi cambi luce, una pioggia di lattine calpestate, pochi elementi di costume e oggetti sono sufficienti a questo rinnovato nerbo elisabettiano, sudicio e affascinante, dove in teatro, eduardianamente, «tutto è finto ma niente è falso».
S. Lo Gatto, Teatro&Critica
Uno spettacolo forte, pieno di energia e coinvolgente.
P. Petroni, Ansa
K. Ippaso, Liminateatri
Nudi cambi luce, una pioggia di lattine calpestate, pochi elementi di costume e oggetti sono sufficienti a questo rinnovato nerbo elisabettiano, sudicio e affascinante, dove in teatro, eduardianamente, «tutto è finto ma niente è falso».
S. Lo Gatto, Teatro&Critica
Uno spettacolo forte, pieno di energia e coinvolgente.
P. Petroni, Ansa
Da Friedrich Schiller
rielaborazione testuale Michele Sinisi e Tommaso Emiliani un progetto di Michele Sinisi e Gruppo della Creta
con (in o. a.) Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Vittorio Bruschi, Jacopo Cinque, Gianni
D’Addario, Lucio De Francesco, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, Donato Paternoster.
scene Federico Biancalani costumi Giulia Barcaroli
assistente alla regia Tommaso Emiliani
grafica e comunicazione Cristiano Demurtas
organizzazione Bruna Sdao
produzione Gruppo della Creta, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Fattore k
INFORMAZIONI
mar_ven. ore 20.30
sab. ore 19.30
dom ore 17.00
PREZZI
Intero 23 €
Under 30 15 €
Over 65 / Under 14 11 €
Giovedì sera 19 €
Convenzioni 18 €
Scuole di teatro 12 €
Prevendita e prenotazione 1 €
Info e prenotazioni
+39 0269015733 biglietteria@teatrofontana.it
www.vivaticket.com
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