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martedì 3 settembre 2024

TEATRO LITTA DI MILANO
STAGIONE TEATRALE 2024 / 2025

Dal 08/10/2024 al 13/10/2024

La casa di Bernarda Alba

di Federico García Lorca
a cura di Susanna Baccari e Antonio Syxty
con N. Guarischi, D. Lorenzetti, A. Piazza, A. Pimpinelli, A. Valfrè, M. C. Vita, I. Zangheri
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Bernarda Alba, dopo la morte del marito, impone un lutto rigoroso alle sue cinque figlie impedendo loro di uscire di casa.

La figlia maggiore, Angustias, ha ereditato una parte importante del patrimonio paterno e le viene concesso di sposarsi con il giovane Pepe il romano, il quale è però unicamente interessato alla dote della sposa e inizia una relazione clandestina con la sorella più piccola di Angustias, Adela. Bernarda lo scopre e finge di aver ucciso il giovane, sottovalutando l’amore di Adela per Pepe e provocando il suicidio dell’addolorata figliola.

A conclusione del loro percorso formativo, i neodiplomati del corso attori Grock si confrontano con un dramma conosciutissimo e frequentatissimo dalle scene di tutto il mondo.

durata: in allestimento

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Dal 16/10/2024 al 20/10/2024

Anche i sogni impossibili

di e con Jacopo Maria Bicocchi e Mattia Fabris
scene Lucia Rho
light designer Roberta Faiolo
produzione ATIR in collaborazione con Montura

Il quindicesimo ottomila di Fausto De Stefani

Fausto De Stefani è il secondo alpinista italiano e sesto al mondo ad aver scalato tutti i quattordici Ottomila.

Quindi va da sé: Fausto De Stefani è uno dei più forti alpinisti al mondo. Ma Fausto non si definirebbe mai così. Semmai l’alpinismo lo ha aiutato e spinto a farsi con più intensità e precisione la stessa domanda: chi sono io? Non sono tanto le imprese a definirlo, non è tanto cosa ha fatto in montagna, ma piuttosto come lo ha fatto. Fausto ha sempre guardato alle montagne come a un mezzo, mai come a un fine.

Ripercorrere la strada di Fausto dunque, significa non solo conoscere la storia di uno dei più forti e determinati alpinisti del mondo ma, soprattutto, immergersi in una visione del mondo che mette in cima alla scala delle priorità sempre l’uomo, le sue fragilità, le sue ambizioni, i suoi sogni e le sue contraddizioni. Un percorso umano prima che alpinistico, coronato dalla realizzazione della Rarahil Memorial School in Nepal e della Collina di Lorenzo, la sua dimora incantata tra Brescia e Mantova. Lì arrivano bambini da tutta Italia per imparare a conoscere la natura e l’ambiente.

La storia di Fausto supera di gran lunga i confini della montagna. Parla alla fantasia e alla capacità di sognare del bambino che dimora in ognuno di noi. E parla agli adulti che siamo o che diventeremo, che si dibattono nel trovare un senso alle proprie azioni e alla propria vita.

durata: 70 minuti

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Dal 22/10/2024 al 27/10/2024

In fondo agli occhi

di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
regia César Brie
coproduzione Compagnia Berardi Casolari – Manifatture Teatrali Milanesi

Una barista, Italia, donna delusa e abbandonata, e il suo socio e amante Tiresia, non vedente, raccontano la propria storia, le proprie debolezze e speranze in un bar, metafora di un paese dove non è rimasto più nessuno. Perché ci vuole talento anche per essere mediocri.

Chi è più cieco di chi vive senza un sogno, una prospettiva davanti a sé, di chi essendone consapevole non può far altro che cedere alla disperazione? Un paese cos’è in fondo se non le persone che al suo interno vivono e si muovono? Ma come raccontare tutto questo poeticamente, ironicamente, senza essere retorici o superficiali?

L’illuminazione allora: la cecità, la malattia di Gianfranco, metafora attraverso cui raccontare la crisi in quanto fonte di dolore ma al contempo di opportunità per rivalutare l’essenziale e mettersi in gioco in prima persona. Come ogni punto di forza può essere, nella vita, punto di debolezza, allo stesso modo la fragilità, in scena, può divenire perno su cui esprimere tutto il proprio potere. È nata così la voglia di costruire, a partire da noi, da ciò che sta in fondo ai nostri occhi, un affresco del contemporaneo.

In fondo agli occhi affronta le tematiche della crisi e della malattia che ne deriva da due differenti punti di vista: uno reale in cui la cecità, malattia fisica, diventa filtro speciale attraverso cui analizzare il contemporaneo, e l’altro metaforico, in cui la cecità è la condizione di un intero Paese rabbioso e smarrito che brancola nel buio alla ricerca di una via d’uscita.

Le persone non vedenti e ipovedenti possono fruire dell’audiodescrizione dello spettacolo attraverso il proprio smartphone e le proprie cuffie.

durata: n.d.

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Dal 04/11/2024 al 06/11/2024

La stanza

ideazione, coreografia e regia Susanna Baccari
con Giorgia Paolillo, Alessandro Pozza, Alessandro Saturno, Marco Vitiello
performance analyst Antonio Syxty

La stanza è un luogo. Un ambiente fisico circoscritto. Reale ma anche immaginato. Un luogo che protegge e opprime allo stesso tempo.

Dentro la stanza si dipanano e si sperimentano le relazioni, i ruoli si confondono e i limiti spesso si superano.

Un posto dal quale non si va via o dal quale ci si può separare. Un posto dal quale ricominciare.

Quattro corpi abitano questa stanza; tre maschili e uno femminile. Tre maschi e una femmina. Tre uomini e una donna.

Una narrazione senza la parola affidata al movimento, ai gesti, all’interazione tra le persone e lo spazio, tra le persone e gli oggetti, che come i corpi abitano quello spazio stesso.

durata: 45 minuti

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Dal 12/11/2024 al 22/11/2024

Uno, nessuno e centomila

di Luigi Pirandello
adattamento Renato Gabrielli, regia Lorenzo Loris
con Gaetano Callegaro, Stella Piccioni, Mario Sala
produzione Manifatture Teatrali Milanesi - si ringrazia il Teatro Out Off per la collaborazione

Per questo allestimento abbiamo deciso di mantenere intatta la lingua usata dal grande autore siciliano e la figura del protagonista Vitangelo Moscarda è stata divisa in tre parti. Tre identità distinte della stessa persona che interagiscono costantemente fra loro.

Moscarda 1 è il titolare principale del corpo del protagonista. Mentre Moscarda 2 e Moscarda 3 rappresentano due emanazioni della sua personalità divisa. Essi hanno anche la funzione di far rivivere i personaggi della storia raccontata da Pirandello.

La vicenda è paradossale e tragicomica. Un giorno Vitangelo Moscarda, guardandosi allo specchio, si accorge di essere diverso da come gli altri lo percepiscono. Indagando a fondo il rapporto che si stabilisce da quel momento fra lui e coloro che gli vivono intorno, Moscarda arriva alla conclusione che quello che siamo è il risultato di ciò che gli altri vedono, ma quello che gli altri vedono non è esattamente la nostra percezione.

Il protagonista inizia allora un progressivo percorso di smembramento della propria personalità, con lo scopo di affermare un’identità libera dalle etichette che la società gli impone. Questo suo proponimento diventa così ossessivo e bizzarro da condurlo alla follia.

Uno, nessuno e centomila si rivolge a tutti ma in modo particolare ai giovani che sono ancora in una fase di ricerca della propria identità. L’insegnamento che ne possiamo trarre è che bisogna essere consapevoli del modo in cui gli altri ci vedono, sempre distorto rispetto al nostro vero sentire. Dobbiamo reagire a tale sommaria classificazione avendo cura di noi stessi, costruendo ciascuno la propria robusta personalità, come una casa si costruisce su profonde e solide fondamenta.

E, in questo, il teatro può aiutarci a raggiungere una maggiore consapevolezza di noi stessi. Può essere un mezzo fondamentale per fortificare la nostra identità, in modo da non permettere che il giudizio altrui ci influenzi e condizioni la nostra vita.
Lorenzo Loris

durata: 90 minuti

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Invito a teatro Manifatture Teatrali Milanesi

Dal 28/11/2024 al 08/12/2024

Baccanti

da Euripide
drammaturgia e regia Filippo Renda
con Gaia Barili, Gaia Carmagnani, Silvia Guerrieri, Filippo Renda, Sarah Short - dj Sofia Tieri
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Il regno del dio che danza

Baccanti, il regno del dio che danza è un viaggio oltre il semplice spettacolo teatrale per esplorare una fusione fra mito antico e riscoperta del rito con una visione contemporanea della liberazione e dell'espressione corporea. Un inno alla potenza del corpo femminile come strumento di rivoluzione e cambiamento.

In un mondo dominato e plasmato da norme e ideali maschili, le donne diventano un simbolo di resistenza e di forza collettiva sfidando e ridefinendo il tessuto sociale, trasformando il mito in una potente metafora della lotta per l'emancipazione e l'affermazione di sé in un contesto di predominanza maschile.

La nostra rilettura attinge sia dalla tragedia di Euripide che dalla tradizione più antica ponendo particolare enfasi sui baccanali che, come i moderni rave, sono una risposta all’oppressione della società. Il baccanale diventa il fulcro narrativo dello spettacolo, sviluppandosi per tutta la sua durata. La nostra reinterpretazione dei riti dionisiaci, influenzata dagli studi di Lapassade e Zolla sull’esoterismo, vuole creare un'esperienza teatrale in cui gli spettatori possano sperimentare una forma di trance attraverso la potenza della performance scenica.

Cuore pulsante dello spettacolo è la musica psytrance, i cui ritmi e melodie sono un potente veicolo catartico capace di trasportare il pubblico in un viaggio emotivo e spirituale in parallelo con la narrazione scenica. Le sue linee di basso pulsanti, gli arpeggi incalzanti e le melodie che si intrecciano creano un ambiente sonoro che invita alla liberazione emotiva e spirituale.

durata: 75 minuti

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Dal 10/12/2024 al 15/12/2024

Circe

drammaturgia Corrado d’Elia e Chiara Salvucci
progetto, scene, interpretazione e regia Chiara Salvucci
contributo drammaturgico Cantiere Circe
produzione Compagnia Corrado d’Elia

Un'isola, o un luogo remoto nel mondo, dove il contemporaneo si fonde con il mito.

Qui vive una dea, o una donna, indipendente e sapiente, dal carattere indomabile, capace di plasmare le forze della natura e, al tempo stesso, di mostrarsi ricca dei sentimenti più veri e umani: Circe. Molto lontana dalla figura femminile tradizionale, è stata per molto tempo mal interpretata e stereotipata, appiattita nel ruolo della terribile maga, archetipo della donna pericolosa, seduttiva e ingannatrice.

È per noi invece molto di più: simbolo e modello contemporaneo di donna potente, non sacrificale, appartiene pienamente a sé stessa ed è capace di destabilizzare e sfidare le griglie comportamentali e i ruoli prestabiliti di una società che fatica a sopportare l’autonomia femminile e il suo rapporto con il potere maschile, da sempre. La sua storia si specchia nel nostro tempo e nelle sue sfide, in un viaggio emozionante tra mito e realtà, tra passato e presente, tra la scoperta di ciò che siamo e del mondo che ci circonda.

Circe è stata a lungo silenziata, ma sarà proprio la sua "voce umana" ora a raccontarci una storia differente. La sua storia, la nostra.

durata: 60 minuti

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Dal 10/01/2025 al 19/01/2025

Le notti bianche

da Fëdor Dostoevskij
ideazione e regia Stefano Cordella, drammaturgia Elena C. Patacchini
con Alma Poli e Diego Finazzi
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Il sognatore è un fantasma che crea e disfa storie nella sua testa. Perso nei suoi viaggi mentali, spesso si dimentica del mondo reale.

La solitudine è il motore della sua immaginazione che lo porta a vagare di notte, cercando incontri che possano nutrire la sua fantasia. Vive così intensamente le sue allucinazioni da non riuscire ad aprirsi agli altri, terrorizzato dallo scontro con la realtà. Gli unici dialoghi sono con le case e gli edifici che lo circondano. Dà vita agli oggetti inanimati pur di non confrontarsi con le persone. Si sente inadeguato, inadatto alle dinamiche relazionali che lo obbligherebbero a mettere in discussione il suo mondo immaginario.

L’incontro con Nasten’ka arriva per caso, in una notte bianca che si confonde con il giorno. Nonostante le raccomandazioni della ragazza, il sognatore si innamora e di fronte a questo sentimento autentico la timida fantasia si mostra per quello che è: “Schiava di un’ombra, di un’idea”. E invano il sognatore fruga nei suoi vecchi sogni cercandone uno che possa scaldarlo come l’emozione che sta provando nell’incontro con Nasten’ka. Perché anche la più elaborata delle allucinazioni non può competere con la vita che esplode.

In questo modo, il posto dei sogni verrà rapidamente sostituito dai rimpianti. Tra la nostalgia per quello che non ha mai vissuto e la malinconia per le occasioni sprecate, il sognatore trascorre quattro notti con Nasten’ka assaporando per la prima volta nella sua vita la consistenza della realtà, l’adrenalina del presente e la possibile costruzione di un futuro.

durata: 70 minuti

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Invito a teatro Manifatture Teatrali Milanesi

Dal 21/01/2025 al 22/01/2025

Paladini di Francia

di Francesco Niccolini
regia Enzo Toma
con Letizia Cartolaro, Carlo Durante, Emanuela Pisicchio, Enrico Stefanelli
produzione Koreja

Spada avete voi, spada avete io!
Dedicato a Che cosa sono le nuvole?
di Pier Paolo Pasolini

Giochi di bambini. Giochi di guerra.

Marionette. Pupi. Roba vecchia e bellissima. Da spaccare in due a colpi di spada. Sotto: corpi, metallo, amore e guerra. Sopra: fili, voci tonanti e un destino tragico.

Carlo Magno e i suoi paladini. Da ragazzo li odiavo quei personaggi, prototipi di conquistatori.

Invece amavo con tenerezza e batticuore le loro raffigurazioni morte, quelle marionette fatte a pezzi, legate a un cielo di carta strappato. Vent’anni dopo, quando vedo uomini e/o marionette morire sui campi di battaglia, ho capito che tutti meritano compassione e i loro corpi vanno rispettati.

La storia comica e tragica dei paladini di Carlo Magno – dall’arrivo a corte della bella Angelica al massacro di Roncisvalle – racconta la bellezza e la crudeltà della vita. E se da più di cinquecento anni grandi poeti e oscuri teatranti continuano a provare un piacere immenso a raccontarla, un motivo ci deve essere. Mi pare di essere nel teatrino delle marionette dove Pasolini fa raccontare a Totò, Ninetto Davoli, Franco e Ciccio, la triste storia di Otello, Iago e Desdemona. Con quelle stesse marionette vorrei raccontare di Rinaldo, Astolfo, Angelica, Bradamante, Fiordiligi, Orlando e, da ultimo, il massacro di Roncisvalle, quella discarica assurda e insanguinata dove tutti quei corpi morirono e furono abbandonati, occhi al cielo, a domandarsi che cosa sono le nuvole.
Francesco Niccolini

durata: 50 minuti

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Dal 24/01/2025 al 27/01/2025

Io ricordo

un progetto di Manuel Ferreira ed Elena Lolli
di e con Elena Lolli
regia Claudio Orlandini
produzione Alma Rosé

Ispirato alla vita di Liliana Segre
Liliana Segre sta per chiudere la lunga stagione della sua testimonianza, in giro nelle scuole.

Manca poco alla cerimonia pubblica che si terrà presso la Cittadella della Pace, in un piccolo borgo vicino ad Arezzo: ci saranno le istituzioni, una folla di giornalisti, telecamere, i rappresentanti delle istituzioni e soprattutto tante ragazze e ragazzi. È lì che ha scelto di parlare per l’ultima volta ai giovani, archiviare i suoi ricordi e affidare a loro il suo testamento ideale.

In questa lunga notte dovrà dire addio alla bambina che era, quella bambina di otto anni espulsa dalla scuola, a causa delle leggi razziali, che si è portata dentro e ha raccontato in trent’anni di testimonianza.

In continuo dialogo con lei, ripercorre la sua vita. Passato e presente si intrecciano tra loro, storia personale e storia collettiva. Bambina espulsa dalla scuola, clandestina, deportata, e poi madre, moglie, testimone, attivista e senatrice. Tante vite in una sola. Solo la forza di guardare la bambina che è stata, di inabissarsi nel suo passato le ha permesso di aprirsi a una nuova stagione della vita, una vita da “nonna”, desiderosa di battersi, conoscere, opporsi, studiare, di lasciare una traccia nella coscienza civile.

durata: 60 minuti

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Dal 14/02/2025 al 16/02/2025

Fuori misura

di Valeria Cavalli
regia Claudio Intropido
con Andrea Robbiano
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Il Leopardi come non ve l'ha mai raccontato nessuno

Fuori misura è un dialogo con il pubblico interpretato da un eclettico Andrea Robbiano – vincitore dell’Eolo Award 2015 – che sa creare un rapporto empatico con gli spettatori divertendo e coinvolgendo il pubblico in sala.

Fuori misura non è uno spettacolo su Leopardi. È anche uno spettacolo su Giacomo, che “fuori misura” lo era davvero, in tutti i sensi. Una sconfinata intelligenza che abitava un corpo mostruoso, chilometri di pagine scritte in versi e in prosa da un uomo alto solo 1 metro e 39, una cultura enciclopedica e un cuore adolescente.

Fuori misura è dedicato a lui ma anche a noi, studenti ed ex studenti annoiati che non lo abbiamo conosciuto e capito abbastanza. Ed è dedicato a chi cerca e ha cercato di farcelo comprendere e amare: i nostri professori.

durata: 80 minuti

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Dal 20/02/2025 al 23/02/2025

Coefore

da Eschilo
drammaturgia e regia Laura Angiulli
con Alessandra D'Elia, Caterina Pontrandolfo, Caterina Spadaro, Andrea Palladino
produzione Galleria Toledo

"Devo covarmi dentro ciò che preme, s'impenna?
Mi flagella la prora del cuore
Un alito acre, odio, ribrezzo.
È già legge: sangue che goccia
Chiazza la terra, è richiamo di sangue.
Delitto strepitando attira Vendetta."

Affacciarsi al mondo eschileo è un'esperienza trascinante e la consultazione delle traduzioni dei grandi maestri attesta la duttilità della materia, offrendo soluzioni spesso tanto diversificate da aprire ogni volta versanti poetici di sorprendente impatto.

Nel caso di questa messinscena anch'io desidero sperimentare un approccio personale all'opera fin dalla traduzione, pure nel tentativo di tracciare un filo di contatto con la Cassandra, opera da me felicemente portata in scena già da qualche anno.

Conserverò la stessa formazione al femminile - oltre all'apporto di un'ulteriore necessaria presenza nella figura di Oreste - e porrò al centro dell'opera la voce collettiva del coro affidata a due figure femminili in inconsueta interpretazione, perché in Coefore il ruolo tendenzialmente pacificatore affidato al coro "nel suo perbenismo" (come l’ha definito Guido Paduano), si fa qui invece di incitamento al compimento della vendetta, con espressioni di ferocia assolutamente in tono con quella che stringe gli animi dei due fratelli.
Laura Angiulli

durata: in allestimento

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Dal 26/02/2025 al 28/02/2025

Figli di Abramo

di Svein Tindberg
traduzione e regia Gianluca Iumiento
adattamento e interpretazione Stefano Sabelli
produzione Teatro del Loto / Teatrimolisani

Un patriarca, due figli, tre fedi e un attore

Due compagni di viaggio, un attore e una guida palestinese appassionata di film western, da Gerusalemme, si mettono alla ricerca dell’Abramo perduto, profeta e patriarca condiviso da tutti i grandi monoteismi: Ebraismo, Cristianesimo, Islam.

Dalla Mesopotamia all’Egitto, dalla Cisgiordania alla Penisola arabica, la figura di Abramo ha plasmato la Storia dell’uomo occidentale come di quello mediorientale e le reciproche culture.

Un viaggio di terra e d’anima che mette in luce le origini comuni di tre grandi fedi, le comuni discendenze di popoli gemelli, purtroppo, anche i comuni conflitti ereditati.

In Figli di Abramo, tradotto e rappresentato per la prima volta fuori della Scandinavia dove è assurto a vero e proprio blockbuster del teatro di narrazione, Stefano Sabelli ci conduce in un viaggio, dentro e fuori di noi, frutto anche di sue esperienze di viaggio a Gerusalemme e Palestina, traendo dal testo di Tindberg un racconto forse ancor più colto, divertente e mediterraneo dell’originale.

Quel che è certo è che, in un mondo segnato da polarizzazioni e divisioni, Figli di Abramo si pone come una narrazione epica che promuove e mette in risalto, più che le differenze, i valori comuni e la condivisione alla gioia di comunità che da sempre vivono e si sviluppano una accanto all’altra, insieme alla necessità di una reciproca e maggiore consapevolezza di ciò.

Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Padre Michele Piccirillo e dell’arch. Roberto Sabelli, grandi archeologi e costruttori di pace in Palestina e nel mondo.

durata: 100 minuti

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Dal 11/03/2025 al 23/03/2025

Zio Vanja

di Anton Cechov
traduzione e adattamento Fausto Malcovati
regia Antonio Syxty e Claudio Orlandini
con F. Calati, G. Callegaro, M. Caviezel, P. De Pascalis, M. Salvalalio, D. Virello

Zio Vanja è il dramma dell’immobilismo di un nucleo familiare, della perdita di slancio vitale, della monotonia di una vita vuota.

Attraverso i suoi personaggi Cechov crea delle sinfonie. È un compositore dei movimenti dell’animo umano e riesce a farlo suonare (e risuonare) come nessuno scrittore moderno di teatro ha mai fatto. Le sue battute sono note musicali che procedono in minuetti, assoli, concertati che si ripetono, si avvicendano in variazioni sullo stesso tema fino a commuovere l’animo di chi ascolta, in accordo con quello di chi racconta e parla di sé.

Per impersonare quelle scene di vita presenti nel capolavoro di Anton Cechov, la scelta è caduta quindi su un gruppo di attori che si frequentano da moltissimi anni. Sono soprattutto formatori, testimoni del mestiere del teatro. Sono gli insegnanti di una scuola che esiste da quasi cinquant’anni a Milano, Grock Scuola di teatro. Questa era ed è semplicemente l’idea per lo Zio Vanja in scena al Teatro Litta, con tutta la verità, l’onestà e il destino di questa scelta che è anche una prova di vita teatrale.

durata: 120 minuti

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Invito a teatro Manifatture Teatrali Milanesi

Dal 25/03/2025 al 30/03/2025

Le due inglesi

dal romanzo di Henri-Pierre Roché e dalla sceneggiatura di François Truffaut e Jean Gruault
drammaturgia e regia Paolo Bignamini
con Stefano Annoni, Leda Kreider, Maria Laura Palmeri
produzione Centro Teatrale Bresciano

Le due inglesi è stato definito il film “maledetto” di François Truffaut.

Tratto dal romanzo epistolare Le due inglesi e il continente di Henri-Pierre Roché – lo stesso autore di Jules e Jim – racconta, tramite un diario, il triangolo amoroso tra Claude (interpretato sullo schermo dall'attore feticcio di Truffaut, Jean-Pierre Léaud) e due sorelle, Anne e Muriel.

La pellicola ebbe, da parte di pubblico e critica, un'accoglienza tiepida che fece molto soffrire il regista, il quale tagliò, dopo pochi giorni di programmazione, quasi mezz'ora del suo film fino ad allora più sentito, più autobiografico, più tormentato. Solo poco prima della sua morte, Truffaut rimonterà le scene tagliate, trasformando l'opera in una sorta di toccante testamento cinematografico.

Folgorato dalla "penna d'acciaio freddo e acuto" di Roché, il regista aveva portato sullo schermo “tre personaggi che non si incontrano quasi mai, se non per iscritto”, una storia “d'amore che fugge”, il racconto di amori che “rivivono sotto i nostri occhi restituiti da una scrittura febbrile e straziante”.

Lo spettacolo Le due inglesi, che rilegge per il teatro questa struggente danza dell'amore inafferrabile, continua il percorso di confronto drammaturgico tra generi letterari iniziato dal regista Paolo Bignamini con la versione teatrale di Solaris.

durata: in allestimento

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Dal 06/05/2025 al 11/05/2025

La banca dei sogni

ideazione Francesca Merli, Laura Serena
drammaturgia Matteo Luoni, regia Francesca Merli
con Laura Serena, Marco Trotta
un progetto di Domesticalchimia, produzione TSV - Teatro Nazionale

Dal 2018 ad oggi La banca dei sogni è uno spettacolo-indagine che agisce sul territorio. Abbiamo intervistato bambine/i, adolescenti, adulte/i e anziane/i di diverse città d’Italia, indagando con loro come si trasforma il percorso dell’attività onirica lungo l'arco della vita.

Niente psicanalisi o interpretazione. L’obiettivo dell’indagine è scattare una fotografia, o meglio una radiografia del nostro presente, condotta attraverso uno strumento che generalmente si considera intimo e individuale. Attraverso i sogni delle persone cerchiamo di captare le tematiche che riguardano ciascuna età della vita. In questo modo abbiamo il termometro di quella comunità, di quella città di “sognatori” che incontriamo di volta in volta con la nostra indagine.

Ci siamo ispirate all’omonimo libro degli antropologi J. & F. Duvignaud e F. Corbeau, che con i sogni hanno raccontato le tensioni di classe della società francese degli anni Settanta e Ottanta. Oggi noi miriamo a raccontare la nostra, nel percorso esistenziale e anagrafico dal bambino all’anziano.

durata: 80 minuti

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Dal 23/06/2025 al 05/07/2025

Il gioco dell’amore e del caso

di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux
traduzione Michele Zaffarano, adattamento e regia Antonio Syxty
con Gaetano Callegaro, Francesca Massari, Francesco Martucci, Jasmine Monti, Filippo Renda
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Il gioco dell’amore e del caso di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux è una commedia teatrale molto simile a un prezioso ingranaggio. Questo capolavoro, esaltato come uno dei vertici della drammaturgia francese, cattura l’attenzione degli spettatori con un intricato intreccio di travestimenti, inganni e amori segreti.

Silvia ama Dorante, ma per studiarne la virtù decide di vestire segretamente i panni della sua cameriera Lisetta. Ma anche Dorante ha avuto la stessa idea e si traveste dal suo servo Arlecchino. La commedia si conclude con un doppio matrimonio tra Silvia e Dorante e tra Arlecchino e Lisetta.

Rappresentato per la prima volta nel 1730 dalla Comédie italienne, il testo esplora le sfumature dell’amore attraverso lo scambio di ruoli tra i personaggi, offrendo una vivace girandola di emozioni e colpi di scena. L’opera, ambientata a Parigi, si distingue per la brillantezza delle interpretazioni e la profondità psicologica dei personaggi.

Attraverso questa commedia, Marivaux offre uno sguardo penetrante sulla metafisica del cuore, evidenziando il trionfo della passione sull’egoismo e le convenzioni sociali, incantando il pubblico con il suo intrigo avvincente e la sua raffinata analisi dell’amore e della società.

A sovrastare il tutto, un’intrusione visiva che rende la scena quasi un’installazione, come le nuvole di Berndnaut Smilde, anche se qui al posto della nuvola c’è un gorilla warholiano fucsia che indossa anche lui una maschera, a voler emulare gli umani nei loro bizzarri traccheggiamenti, assurgendo a deus ex machina.

durata: 120 minuti

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Invito a teatro Manifatture Teatrali Milanesi

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