TEATRO BINARIO 7 DI MONZA
GLI SPETTACOLI DEL WEEKEND
Durante i mesi che precedono la cerimonia sono costrette a collaborare, nonostante l'evidente insofferenza reciproca: devono mettersi in discussione, sopportarsi e anche soccorrersi: finiscono per sviluppare un rapporto tanto complicato quanto esilarante, scoprendo che a volte l’amicizia può nascondersi nei luoghi più impensati.
La madre del marito di mio figlio è un crescendo di situazioni dissacranti, conflittuali e tenere che ribaltano continuamente il punto di vista sulla realtà e sfidano apertamente la dittatura del politically correct. In fondo alle risate, sotto alla linea comica, si materializza un mondo sfaccettato e contraddittorio: quanto è moderno il nostro paese oggi rispetto alle unioni civili, e in generale nei confronti del mondo Lgbtq+? Quanto è retrogrado? Cosa significa, in questi anni, in Italia, essere il genitore di un figlio o di una figlia omosessuale? Le cronache spesso ci restituiscono episodi di violenza psichica e fisica nei confronti delle persone Lgbtq+, ma dietro a questo acronimo ci sono realtà genitoriali e parentali preoccupate per le difficoltà che i figli possono incontrare all’interno di una società per certi aspetti ancora omofoba.
TEATRO BINARIO 7
LA MADRE DEL MARITO DI MIO FIGLIO
di Giulia Lombezzi
con Marisa Miritello e Elisabetta Torlasco
regia Patrizio Luigi Belloli
produzione Compagnia Miritello-Torlasco
sala Picasso
biglietti
intero 15 euro | ridotto 12 euro | under 18 6 euro
prenota online
Sabato 12 ottobre alle 21
domenica 13 ottobre alle 16
1984
La dittatura del pensiero unico, massificato, unificato, regolamentato da leggi politiche totalitarie. Nel testo di Orwell il nemico era riconoscibile, ma oggi chi è il Grande Fratello?
Un testo, quello di Orwell, più attuale che mai, più preveggente che mai. Oggi la limitazione della vita privata è evidente. Nessuno è mai solo. Tutti siamo monitorati, schedati, ripresi da telecamere per strada, registrati dai telefonini o dai satelliti. Viviamo nella costante minaccia di una catastrofe imminente, politica, geologica o terroristica. Il potere di controllo e di seduzione che i media esercitano sulle nostre paure e sui nostri desideri è evidente a chiunque si soffermi a rifletterci.
Non siamo vittime solo del Grande Dittatore, sempre presente anche se con un volto e un nome differenti, ma anche dei dittatori del consumo, del gusto, delle mode, del linguaggio. Siamo manipolati da tutto ciò che vediamo e ascoltiamo.
Viviamo in un mondo in cui tutti urlano contro tutti, anni di rabbia e furore, dove il nemico lo si può creare urlando invettive a cui ci si accoda, come un gregge malato e virale. Il virus dei tempi moderni è l’adeguamento al pensiero collettivo.
Trovare nel nostro mondo, come in quello distopico di Orwell, lo spazio per difendere la propria voce indipendente, la propria natura, anche scomoda a volte, contraria e personale, è sempre più un’utopia.
In scena vari personaggi, raccontati nel loro annientamento esistenziale, svuotati di coscienza, ma utili al progredire del sistema, al proliferare del consumismo e del lavoro. Personaggi privi di una vita intima e privata. E poi il senso della ribellione, il coraggio di non fare la ‘cosa giusta’. L’occhio osservatore del Grande Fratello sarà presente ovunque come un monito onnisciente. Gli schermi, in ogni loro formato, già presenti in tutte le nostre ore del giorno, saranno sempre accesi e sempre in ascolto. In una grande orgia di immagini fuori controllo e ipnotiche, come quelle che, in maniera inconscia o ingenua, subiamo quotidianamente. Il passato è già futuro.
Note di regia a cura di Corrado Accordino
Trovo straordinario, poetico, e allo stesso tempo inquietante che l’unico luogo in cui Winston trovi la libertà di esprimersi sia su un diario cartaceo. Un’immagine dal forte significato metaforico. La carta ospita il pensiero libero di chi ha una visione del mondo diversa dalla massa. Non i social, non i media, non gli altoparlanti del mondo contemporaneo, ma la carta e la penna sono l’unica via d’uscita del pensiero libero. Nel romanzo gli uomini, privati di sogni e dignità personale, credono a tutto quello che viene loro detto. Fino a credere a quegli slogan aberranti che troneggiano ovunque: ‘la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza’. E mi chiedo, al giorno d’oggi, dal romanzo al teatro fino alla vita reale, quante di queste massime perverse non siano, in maniera più o meno evidente, adottate, volute, e strategicamente manipolate.
TEATRO BINARIO 7
1984
da George Orwell
drammaturgia e regia Corrado Accordino
con Luigi Aquilino, Daniele Crasti, Daniele Ornatelli, Silvia Rubino e Alessia Vicardi
movimenti coreografici Romina Contiero
aiuto regia Valentina Paiano
produzione Compagnia Teatro Binario 7
sala Chaplin
biglietti
intero 20 euro | ridotto 15 euro | under 18 6 euro
prenota online
Per info e prenotazioni:
Teatro Binario 7
via Filippo Turati 8, Monza
039 2027002 | biglietteria@binario7.org
Teatro Binario 7
via Filippo Turati 8, Monza
039 2027002 | biglietteria@binario7.org
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