Post Più Recenti

.

martedì 15 ottobre 2024

INTERVISTA A MAURO SIMONE E SIMONE SASSUDELLI
IL REGISTA E IL TONY MANERO DEL MUSICAL
"LA FEBBRE DEL SABATO SERA"


Divertente, dinamico, coinvolgente, colonna sonora travolgente, musica dal vivo e voci straordinarie, un cast giovane e preparato, coreografie acrobatiche, personaggi indimenticabili resi credibili dalla bravura degli attori....questo è tutto ciò che vi aspetta in quasi 3 ore di spettacolo con luci stroboscopie e scenografie raffiguranti lo skyline newyorkese.

Ringraziando il regista Mauro Simone e "Tony Manero" Simone Sassudelli per la loro disponibilità, ricordiamo che il musical sarà in scena al Teatro Nazionale Italiana Assicurazioni di Milano fino all'11 Gennaio 2025.

Ciao Mauro, come è nata la (felice) idea di portare al pubblico italiano questo musical? A differenza di Grease che effettivamente nasce come commedia musicale, mi sembra che La Febbre del Sabato Sera nasca come pellicola cinematografica quindi difficoltosa da riprodurre sul palco….

L’idea, partita dalla collaborazione con la Compagnia della Rancia e con Stage Entertainment, era di riportare sul palcoscenico dopo molti anni il titolo della “Febbre del Sabato Sera”. La proposta mi ha entusiasmato e ho immediatamente iniziato a studiare. il film mi ha ricoinvolto tantissimo, mi sono documentato rispetto a quello che erano i problemi sociali del ‘77 rispetto alla situazione politica di New York e mi ha colpito accorgermi che tutto partiva il 13 luglio del 1977. Infatti documentandomi, ho scoperto che questa è la data fatidica del black out che ha coinvolto NY mettendo tutti quanti KO rispetto a la vita sociale e rispetto a quello che succedeva con la criminalità.

Il film ha una sceneggiatura con dei passaggi temporali molto rapidi: dal punto di vista teatrale è più complicato trasporre questi passaggi di tempo per renderli in chiave drammaturgica. Per questo mi sono avvalso del supporto dello scenografo Lele Moreschi e del light designer Francesco Vignati che mi hanno aiutato a ricostruire sul palcoscenico, attraverso dei movimenti di scena e di luce, il concetto di piano sequenza e di movimento di camera che si vede tantissimo nel film. Pur essendo il ‘77 c’era un utilizzo della steadicam che permetteva di immergerti completamente nella pellicola…in questo modo ho cercato di riportarlo anche sul palcoscenico.

Secondo te, qual è il punto di forza di questo musical?

Il punto di forza di questo musical è prima di tutto la colonna sonora perché è iconica, storica. Tutti ricordano le meravigliose musiche dei Bee Gees come More Than A Woman, Night Fever, You Should Be Dancing, Disco Inferno e non appena il pubblico inizia a risentire quei brani in platea viene la voglia di ballare…questo è davvero molto bello.

L’altro punto di forza, secondo me, è il cast perché è un gruppo di performer meravigliosi che hanno un’energia pazzesca: questo arriva direttamente al pubblico grazie anche alle coreografie di Chris Baldock con il supporto dell’assistente Giorgio Camandona che sono riusciti a creare dei movimenti iconici riprendendoli dagli anni 70 ma ristudiandoli in chiave moderna.
----------------------------------------------------

Ciao Simone, ho visto il musical e devo dire che sei molto credibile nei panni di Tony Manero! Quanto hai lavorato sul personaggio e che difficoltà hai trovato nell’interpretarlo?

Quando ho lavorato su Tony Manero, ho cercato di capire a fondo il suo viaggio interiore. Tony è un ragazzo complesso, bloccato in una vita che sente troppo stretta, ma con un’enorme voglia di emergere e trovare qualcosa di più grande per sé. Il ballo è la sua passione, ma quello che lo spinge davvero è il desiderio di riscatto, di sentirsi qualcuno in un mondo che spesso lo mette in secondo piano. La sfida principale è stata trovare l’equilibrio tra i due lati del suo carattere: da una parte è sicuro di sé, quasi arrogante, soprattutto quando balla; dall’altra è un giovane vulnerabile, pieno di insicurezze legate alla sua vita e al futuro. Interpretarlo significa muoversi costantemente tra questi due aspetti.

Qual è il tuo momento preferito dello spettacolo?

Il mio momento preferito dello spettacolo? Ce ne sono tanti, ma l'inizio di “Stayin’ Alive” è sicuramente uno dei più forti: sembra davvero di essere catapultati nel film, con un'energia incredibile che riempie il palco. Poi c'è una scena che mi tocca particolarmente: quella in cui Tony è con Stephanie e, guardando il ponte di Verrazzano, per la prima volta lascia intravedere il suo lato più fragile. In quel momento, Tony si apre e mostra i suoi desideri, le sue insicurezze. È un passaggio importante, perché fa vedere cosa c'è dietro alla sua sicurezza apparente.

Nessun commento:

Posta un commento