IN PRIMA NAZIONALE
"VECCHI TEMPI"
LO SPETTACOLO SARA' IN SCENA
AL TEATRO DEI CONCIATORI DI ROMA

Una coppia sposata da vent’anni
riceve la visita di una vecchia amica della moglie. Nella
conversazione si insinuano i ricordi, e gli interrogativi si fanno
sempre più pressanti. Chi dice la verità? Chi mente e a chi? Forse
è tutto un sogno? Oppure è un inganno della memoria?
Come spesso accade in Pinter, il
protagonista della piéce è il passato: inconsistente,
contraddittorio e di conseguenza inconoscibile. “Vecchi tempi”
drammatizza il problema dell’impossibilità di conoscere il passato
mettendo in scena un triangolo di personaggi/avversari che si danno
battaglia su ciò che è realmente accaduto.
Nella loro fattoria adibita a residenza
di campagna Deeley e Kate, quarantenni benestanti, parlano di Anna e
attraverso la loro conversazione in un certo senso la evocano. Anna è
la donna con cui Kate ha conosciuto l’effervescente Londra degli
anni cinquanta. Anna è stata probabilmente l’unica amica di Kate e
un tempo forse ne ha posseduto il cuore.
Per il marito Deeley, spinto prima
dalla curiosità e poi da un dichiarato timore, questa donna
rappresenta una minaccia al proprio lineare rapporto matrimoniale.
Fra Deeley e Anna dunque la lotta è inevitabile. Inizialmente
Deeley, canticchiando vecchi motivi, cerca la sua complicità, ma poi
sempre più livido di fronte alle due donne sprofondate nella
rievocazione del passato, Deeley sputa in faccia ad Anna un disgusto
che non trova altra origine se non nella paura. Chi alla fine
soccomba, Pinter non lo dice.
In realtà, come spesso accade in
Pinter, non sapremo nemmeno se Anna sia davvero ospite in casa di
Deeley e Kate, o non sia piuttosto una proiezione delle fantasie
della coppia, o se addirittura Anna e Kate non rappresentino in
realtà due facce diverse di una stessa donna. Perché come dice
Pinter “il passato è ciò che tu ricordi, che immagini di
ricordare, che ti convinci di ricordare, oppure fingi di ricordare”.
É una storia semplice, dove in realtà
non succede nulla. Ma si tratta di Harold Pinter, il
maestro del non-detto, del silenzio,
della pausa. Lʼambivalenza di ogni possibile interpretazione della
definizione, la violenza in potenza, la minaccia degli intrusi,
lʼarte della guerra portata avanti tramite le parole, il bisogno mai sopito di esercitare il
proprio potere su qualcuno, lʼinteresse per gli eventi passati:
tutto questo è maestosamente incastonato allʼinterno di una strana
e distorta civiltà che induce a porsi delle domande senza aver mai
la possibilità di trovare delle risposte.
Le domande sono lʼaspetto che più mi
interessa della pièce. Fin dal principio ci troviamo davanti a una
situazione che esige la partecipazione dello spettatore. Pinter non
ci lascia mai “al di fuori” dallʼopera: ci assilla e ci
costringe a farci delle domande tramite i suoi personaggi, che
riflettono le questioni non risolte nella nostra vita.
Ovviamente, da regista, a un certo
punto bisogna fare delle scelte e ciò diventa particolarmente
difficile sapendo che la moltitudine delle ambiguità di significato
è quello che Pinter voleva ottenere. Tale è stato e rimarrà il mio
obiettivo nel percorso registico.
Dalle note di regia di Michael Rodgers
Traduzione di Alessandra Serra
regia Michael Rodgers
regia Michael Rodgers
musica originale 'Lui e Lei' di Piero
Umiliani
con Christine Reinhold, Lisa Vampa,
Salvatore Palombi
scenografia Mauro Radaelli
scenografia Mauro Radaelli
costumi Verdelilla – Torino e
Maurizio Baldassari - Brera
light design Claudio De Pace
light design Claudio De Pace
Illustratore Roberto Ronchi
produzione Teatro Out Off in
collaborazione con Teatro Primo Studio
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